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Un Occhio sul Mondo | 24 maggio 2025, 09:00

'Tra India e Pakistan vince la Cina'

Il punto di vista di Marcello Bellacicco

'Tra India e Pakistan vince la Cina'

La Presidenza americana considera un proprio successo il conseguimento di una condizione di cessate il fuoco, per quanto precaria, tra India e Pakistan che, nei giorni scorsi, non si sono risparmiati in reciprochi attacchi e contrattacchi sia a fuoco che verbali. Questo eclatante auto accreditamento, che ha innervosito fortemente la leadership indiana, che non ha gradito tale trionfalismo, deriva indubbiamente dall'estremo bisogno di Trump di poter riuscire a mettere qualcosa nella sua bisaccia di irresistibile pacificatore del mondo dopo che, sul fronte russo-ucraino, le sue superficiali velleità di far finire tutto in tempi ristretti stanno impattando con il muro di gomma di Putin.

In realtà, il silenzio a ridosso dei confini indo-pakistani è estremamente labile e potrebbe bastare un nonnulla per far riprendere i combattimenti che, probabilmente, sarebbero ancora più cruenti di prima, con buona pace sia per le presunte intenzioni di de-escalation dei contendenti sia per le esaltazioni americane.

In questo quadro di estrema incertezza e di in cui non ci sono vinti o vincitori, neanche nella mediazione, c'è un attore “non protagonista” che si sta fregando le mani perché, per quanto non siano durati molto, i combattimenti tra Indiani e pakistani sono stati sufficienti a fornirgli precise indicazioni sulla validità delle proprie capacità operative.

Infatti, questo conflitto ha indirettamente proposto il confronto tra la tecnologia militare cinese, che ormai da qualche tempo arma le Forze Armate pakistane e quella americano-occidentale che è invece in dotazione ai soldati di Nuova Delhi.

Se l'industria difesa dell'Ovest detiene il primato, a dire il vero poco edificante, di avere solo l'imbarazzo della scelta tra i teatri di guerra nel mondo, a partire dall'Ucraina, da cui trarre le “lessons learned” per testare le armi di sua produzione, per la Cina possibilità di questo tipo sono, per il momento, ancora veramente rare, per cui questa può essere considerata un'occasione di grande utilità, soprattutto in considerazione dello spessore delle forze contrapposte, del particolare contesto operativo e dell'elevato livello tecnologico degli assetti impiegati da entrambe le parti.

Da circa 5 anni, il Pakistan ha avviato un rapido processo di affrancamento dalle antiche collaborazioni militari con Washington, rivolgendosi pressoché completamente a Pechino per armare le proprie unità che, attualmente, per l'80% circa dispongono di dotazioni di fabbricazione cinese. E non si parla di semplici fucili mitragliatori, ma anche di sistemi di difesa aerea, radar e missilistici e di aerei da combattimento moderni, che sono quelli che hanno strappato i migliori sorrisi al leader cinese Xi Jinping e, contestualmente, le più preoccupate valutazioni degli osservatori occidentali.

In tale contesto, il nuovo incubo delle Aeronautiche occidentali potrebbe assumere le sembianze del Chengdu J-10C, un caccia multiruolo di 4^ generazione, per cui neanche un ultimissimo grido (l'F 35 USA, che ha anche l'Italia, è di 5^ generazione) che però, grazie al suo missile PL 15, è in grado di colpire fino a 150 km. ma, soprattutto, è dotato del radar KLJ-7A che ha un raggio di ingaggio di ben 300 km.. Secondo Islamabad, i suoi J-10C avrebbero abbattuto 5 aerei indiani, tra cui anche dei Dassault Rafale (sembra 3), senza subire perdite.

L'India non ha ovviamente confermato (smacchi del genere non si digeriscono facilmente) ma, aspetto interessante ed inquietante, non ha neanche smentito, perché é probabile che non sia oggettivamente nelle condizioni di poterlo fare, per cui la narrativa pakistana ha un altissima probabilità di veridicità.

Perché fanno scalpore gli abbattimenti dei Rafale? Perchè questo jet, che costa ben 240 milioni di dollari, viene considerato il migliore e più avanzato velivolo europeo, ma nei combattimenti aerei dei giorni scorsi contro il Chengdu J-10C (costo di 40 milioni di dollari) sarebbe andato giù senza colpo ferire, visto che i rottami dei Rafale abbattuti sarebbero stati rinvenuti con l'armamento missilistico di bordo intatto e non utilizzato. Questo significa che i piloti indiani sarebbero stati individuati con il radar di bordo ed ingaggiati con il lancio dei missili dagli avversari pakistani prima che il loro sistema consentisse loro di fare altrettanto. Una volta lanciato, il missile di Islamabad potrebbe essere stato guidato sul bersaglio dal sistema ZDK-03 AWAC, aereo di allerta che normalmente incrocia in volo sopra lo spazio di battaglia. Anche in questo caso, un velivolo non più giovanissimo, venduto al Pakistan dalla Cina. Il tutto grazie al sistema di collegamento dati LINK 17, sviluppato con una collaborazione sino-pakistana.

Di fronte ad una situazione del genere, in cui un sistema integrato di produzione cinese sembra essersi fatto beffa di un avanzato prodotto tecnologico occidentale, gli analisti stanno cercando di buttare acqua sul fuoco, rifugiandosi nel limbo della necessità di dover verificare quanto dichiarato dai Pakistani.

Tuttavia, qualora venisse confermato il tutto, come probabile, c'è un'altra importante considerazione che non può e non deve essere trascurata, che riguarda il criterio con cui Pechino gestisce le proprie esportazioni militari. Infatti, i Cinesi normalmente vendono a Paesi alleati e amici armamenti e sistemi di propria produzione di una/due generazioni più vecchie rispetto a quelli in dotazione alle proprie Forze Armate. Questo significa che lo scontro di tecnologia, che ha visto soccombere l'India nei cieli del Kashmir, è stato condotto da assetti occidentali di ultima generazione e assetti cinesi di generazione quantomeno precedente. C'è quindi da chiedersi, con qualche apprensione, quale sia il vero potenziale militare a disposizione di Xi Jinping.

Marcello Bellacicco

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