Chi, per caso strano, non avesse ancora letto Cent'anni di solitudine, il capolavoro di Gabriel García Márquez, non può sapere chi sia Melquíades. Zingaro che porta con sé un bagaglio di conoscenze e misteri, in particolare attraverso le sue pergamene che alla fine svelano il destino della famiglia Buendía, narrata nelle vicende di sette generazioni, sin dal capostipite, José Arcadio, fondatore, alla fine del XIX secolo, della città di Macondo, nella Colombia caraibica.
Melquíades non è solo un personaggio, ma un catalizzatore che introduce nella storia elementi di magia, profezia e il concetto di ciclicità del tempo. Rappresenta la conoscenza e il progresso, ma anche il loro potenziale di distruzione e di isolamento. Nonostante la sua conoscenza, vive in una certa solitudine, simile a quella che affligge i membri della famiglia Buendía, tema centrale del romanzo.
Solitudine che certamente non affliggerà promotori e partecipanti di Melchiadè - festival in cammino, carovana di gesti, sguardi e parole nuove, sui sentieri di due bellissimi borghi del Nord Astigiano: Montafia, il 28 e il 29 giugno, e Castellero il fine settimana successivo, 5 e 6 luglio. Festival caratterizzato in locandina dall’omaggio a Moebius, uno dei maestri del fumetto e dell'illustrazione di genere fantastico e fantascientifico a livello mondiale, mancato nel 2012. Di seguito, nell’accennare qualcosa su Melchiadè, ho inserito nel testo un refuso. Ultimo refuso volontario e ultima manche di Caccia al refuso, con, come per le precedenti, un mio articolo premio per chi lo scopre prima e lo scrive nei commenti in una delle condivisioni dell’articolo su Facebook.
Festival in cammino che, non certo solo nel nome, si ispira al gitano di Márquez, arricchendo e supportando il tutto, con incontri teatrali, musica dal vivo e, il sabato, con quattro laboratori culturali, seguiti da artisti del collettivo Eo Arte di Asti. Laboratorio per l’infanzia ”Anatomia di un paese”, Laboratorio di fotografia, partecipativa e documentaristica, Laboratorio di figurazione a cura di quel Matteo Michele Bisaccia che presenta, fino al 29 giugno, una sontuosa personale a CasaPrunotto di Costigliole d’Asti, e Laboratorio di scrittura creativa, a supporto delle immagini prodotte nei laboratori di fotografia e di rappresentazione.
La domenica invece si cammina. Per poco più di cinque chilometri il pomeriggio del 29, partendo dal centro del bellissimo borgo di Montafia per arrivare a Bagnasco, frazione dove ammirare la chiesa romanica di San Giorgio e i resti dell’antico ricetto. Chiesa del XII secolo a pianta basilicale, con tre navate e tre absidi semicircolari e ingresso sulla facciata. All’interno, assai interessanti gli affreschi, tra i quali Cristo Risorto, Sant’Agata martire, Santa Chiara con il libro in mano, tutti databili intorno al XV secolo, e la raffigurazione di San Michele Arcangelo con le ali spiegate, affresco datato 1410-1420. Negli affreschi del catino absidale, in alto, ecco poi San Giorgio a cavallo che sconfigge il drago, probabilmente seicentesco, che si sovrappone ad un frammento dipinto anteriormente, di dimensioni maggiori, in cui sono stati riconosciuti San Sebastiano e San Rocco.
La domenica dopo, 6 luglio, tocca a Castellero, con una passeggiata, un pelo più corta, 4,5 chilometri, che parte dall'area camper del paese e fa una immersione su sentieri tra boschi, prati e noccioleti, in una natura che regala anfratti di connessione e scorci suggestivi sulle campagne circostanti. Occasione, prima o dopo la sgambata, di scoprire il borgo, cominciando dal suo antico castello, distrutto e ricostruito nel ‘300. Imponente la torre, a struttura romboidale, alta 30 metri. Poi la chiesa romanica di San Pietro del Basco, dell’XI secolo, e la parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Bernardo, per ammirare il suo prezioso rosone in vetro, proveniente da Grenoble e rappresentante la Madonna del Rosario, e un organo Lingiardi, famosa famiglia di organari di Pavia. Organo a mantice, uno dei pochissimi ancora funzionanti in Italia.