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Agricoltura | 28 giugno 2025, 14:42

Carenza di manodopera, l'agricoltura chiede risposte: "Servono tempi certi e rapidi"

Fino a nove mesi per un lavoratore, l'appello di Confagricoltura Asti: "Le aziende non possono aspettare"

Carenza di manodopera, l'agricoltura chiede risposte: "Servono tempi certi e rapidi"

L'inverno demografico e la crescente difficoltà nel reperire manodopera rappresentano due facce della stessa medaglia, una sfida cruciale per l'economia italiana. In questo scenario, le iniziative per favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro si moltiplicano, ma strumenti come il decreto flussi si rivelano sempre più inadeguati a rispondere alle dinamiche attuali. Il problema centrale è la mancanza di un sistema capace di attrarre persone in età lavorativa e renderle disponibili per le aziende in tempi rapidi e funzionali.

A risentire pesantemente di questa situazione è il settore primario, che da tempo denuncia l'insostenibile lentezza delle procedure per l'impiego di lavoratori extra-Ue. "La produzione agricola deve fare i conti con i tempi della natura", afferma il presidente di Asti Agricoltura, Gabriele Baldi. "C’è una stagione per la semina ed una per la raccolta, sia in pieno campo che in vigneto, così come c’è una stagione intermedia per le lavorazioni e le aziende devono essere messe nelle condizioni di svolgere le attività necessarie quando è necessario che vengano svolte", sottolinea.

Le attuali tempistiche per il reclutamento, però, ignorano completamente questa specificità. "Sono necessari circa nove mesi per avere materialmente le persone richieste tramite il decreto flussi, i tempi di una gravidanza!", prosegue con amarezza Baldi. Questa attesa estenuante crea una situazione paradossale, con le imprese che si ritrovano con personale bloccato in un limbo burocratico, senza la possibilità di impiegarlo pienamente o di prospettargli una regolarizzazione contrattuale.

A complicare ulteriormente il quadro, l'inserimento del Marocco nella lista dei cosiddetti "Paesi a rischio", insieme ad altri come il Bangladesh, ha introdotto controlli rafforzati che hanno allungato ancora di più gli iter. "Per le aziende aderenti alla nostra organizzazione astigiana sono ferme le posizioni di decine di lavoratori", denuncia Baldi.

L'impatto di questi ritardi non si limita alle singole aziende, ma si estende all'intero tessuto economico e sociale dei territori. "Non dare seguito a rapporti lavorativi che, invece, meriterebbero di essere mantenuti, ha un effetto negativo anche per i territori su cui insistono le colture che soffrono la carenza di personale", aggiunge la direttrice della compagine astigiana di Confagricoltura, Mariagrazia Baravalle. Territori, come la collina viticola astigiana, dove spesso "l'agricoltura rappresenta l'unica economia strutturata".

Ma la sfida non riguarda più soltanto la manodopera non specializzata. L'evoluzione del settore richiede competenze sempre più specifiche. "Le nuove tecnologie, le pratiche di agricoltura 4.0 e rigenerativa richiedono un livello di formazione non indifferente", sottolinea Baravalle. Da qui emerge la necessità di investire nella professionalizzazione dei lavoratori, considerando che, secondo le stime, almeno un terzo della forza lavoro del settore non è né italiana né europea. Attrarre talenti e formarli adeguatamente diventa quindi un passo imprescindibile per garantire un futuro a un comparto strategico per il Paese.

Redazione

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