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Sanità | 10 luglio 2025, 12:45

Piemonte, infermieri in calo nonostante l’aumento complessivo del personale sanitario: l’allarme di NurSind

Il sindacato NurSind denuncia: meno infermieri rispetto al 2019, età media in aumento e assunzioni straordinarie concentrate in poche aziende

Immagine di una manifestazione Nursind Piemonte

Immagine di una manifestazione Nursind Piemonte

Nonostante l’aumento complessivo del personale dipendente del Servizio Sanitario Regionale piemontese, gli infermieri continuano a diminuire. È quanto denuncia NurSind Piemonte, il sindacato delle professioni infermieristiche, che confronta i numeri attuali con quelli del passato e accende i riflettori su una crisi strutturale sempre più evidente.

Secondo i dati forniti da NurSind, nel 2024 il personale del SSR ha superato le 58.000 unità, in crescita rispetto ai circa 55.500 del 2019. Ma la crescita non riguarda gli infermieri. Al contrario, si è passati dai 22.119 del 2019 agli attuali 21.600, un numero che comprende anche i circa 400 inseriti nel piano straordinario di assunzioni partito nel luglio 2023. Il saldo è quindi negativo: 500 infermieri in meno in cinque anni.

La percentuale di infermieri sul totale del personale sanitario è scesa dal 40% al 36%. Un calo che non può essere spiegato solo con la difficoltà nel reperire nuove figure professionali, ma che secondo NurSind è figlio di una programmazione errata delle assunzioni negli anni precedenti.

Il picco si era registrato nell’aprile 2020, durante l’emergenza pandemica, con oltre 23.000 infermieri in servizio. Da allora si è perso terreno: 1.400 in meno rispetto a quel momento, 900 in meno rispetto al 2019.

A preoccupare ulteriormente è l’età media degli operatori: nel 2019 gli infermieri ultra sessantenni rappresentavano il 12% del totale, oggi sfiorano il 20%, con molti prossimi alla pensione. Un dato che rischia di pesare ulteriormente sulla tenuta del sistema, soprattutto considerando l’attivazione di nuovi servizi – come le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità e il potenziamento dell’assistenza domiciliare – che richiederanno migliaia di nuovi infermieri. Le assunzioni previste per questi servizi, denunciano dal sindacato, sono state finanziate ma non ancora realizzate.

Nel frattempo, la concorrenza tra Regioni si fa più agguerrita. Molti infermieri formati in Piemonte stanno scegliendo di trasferirsi al Sud – attratti da un costo della vita più basso – o in regioni del Nord-Est come Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove sono attivi piani di investimento significativi: 9 milioni nel Veneto per sostenere economicamente gli studi universitari infermieristici, 18 milioni in FVG per triplicare le indennità e trattenere gli operatori già in servizio.

Oltre agli stipendi, in quelle Regioni si investe anche in politiche di welfare, age management e mobilità intra-aziendale, rendendo più attrattivo il lavoro infermieristico. Una strategia che in Piemonte sembra ancora lontana.

NurSind punta infine il dito sulla gestione interna delle aziende sanitarie, che – con la carenza di personale – spesso assegnano agli infermieri compiti tecnico-amministrativi non legati all’assistenza, aggravando le condizioni di lavoro.

"È da un anno che chiediamo alla Regione un focus strutturato e interventi mirati, anche attraverso risorse dedicate. Ma nulla si muove", scrive il sindacato nella sua nota. "Se non si garantisce l’assistenza, la presa in carico e la continuità assistenziale, nessun piano potrà funzionare davvero".


 

Redazione

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