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Attualità | 01 agosto 2025, 07:20

Incendi, il Piemonte regge ma l’Italia brucia: Legambiente lancia l’allarme e chiede un cambio di passo

Nel 2025 già 30.988 ettari in fumo. In Piemonte estensione contenuta, ma servono strategie strutturate e governance integrata

Un incendio nei boschi di Vinadio lo scorso 10 luglio

Un incendio nei boschi di Vinadio lo scorso 10 luglio

In Piemonte, la superficie bruciata nei primi sette mesi del 2025 si è fermata a 23 ettari, in soli tre eventi. Una cifra contenuta, che conferma la tendenza già osservata nel 2024, quando furono 79 gli ettari colpiti dal fuoco. La regione si conferma così una delle meno coinvolte dai roghi boschivi, anche grazie alla presenza di un Piano Regionale Antincendi Boschivi (AIB) 2021–2025 strutturato e aggiornato.

Un piano che individua zone a rischio, stabilisce interventi di prevenzione diretta e indiretta, integra la conservazione ambientale con il presidio del territorio e promuove un approccio multilivello, coinvolgendo Comuni, Comunità Montane, Aree Protette, Carabinieri Forestali e Vigili del Fuoco. Il tutto con un’attenzione crescente al ruolo delle comunità locali e alle pratiche agro-silvo-pastorali sostenibili, per mantenere vivi i territori e contenere il rischio.

I numeri nazionali confermano l’emergenza

Ma se il Piemonte rappresenta una nota in controtendenza, il quadro nazionale è ben più grave. Secondo il nuovo report “L’Italia in fumo” diffuso da Legambiente, dal 1° gennaio al 18 luglio 2025 si sono registrati in Italia 653 incendi per un totale di 30.988 ettari andati in fumo, pari a 43.400 campi da calcio. La media è di 3,3 incendi al giorno, con una superficie media colpita di 47,5 ettari per rogo.

Il 2025 si conferma quindi un anno drammatico per il territorio italiano, con il Sud e le Isole sotto scacco. Maglia nera alla Sicilia, con 16.938 ettari bruciati in 248 eventi, seguita da Calabria, Puglia, Basilicata, Campania e Sardegna. Tra le regioni del Centro-Nord, solo il Lazio, la Provincia di Bolzano e la Lombardia compaiono nella classifica.

Nel mirino delle fiamme anche le aree naturali protette: sono 6.260 ettari i terreni bruciati all’interno della rete Natura 2000, con casi gravi in Puglia, Sicilia e Sardegna. A destare ulteriore preoccupazione sono i ritardi nell’adozione dei Piani AIB da parte di Parchi Nazionali e Riserve Naturali: solo 8 su 24 risultano pienamente operativi, mentre molti sono ancora in fase di revisione o scaduti.

Gli incendi boschivi non si contrastano solo con l’emergenza estiva – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ma serve una strategia che unisca prevenzione, monitoraggio, gestione sostenibile e presidio del territorio. E occorre anche rafforzare le pene e contrastare la speculazione edilizia post-rogo”.

L’ombra delle ecomafie dietro i roghi

Il problema ha anche una dimensione criminale. Secondo il Rapporto Ecomafia 2024, sono stati 3.239 i reati ambientali legati agli incendi (in calo del 12,2% rispetto al 2023), con 459 persone denunciate e 14 arrestate. Il dato più allarmante riguarda la natura dolosa dei roghi: nel 95% dei casi contro ignoti.

Accanto alla denuncia, Legambiente ha proposto 12 misure operative per rafforzare governance, pianificazione, gestione rurale e repressione penale, oltre a 5 buone pratiche da replicare a livello nazionale. Tra queste, proprio la pianificazione integrata del Piemonte è citata come esempio virtuoso, insieme a iniziative attive in Toscana e al progetto innovativo con INWIT sull’uso dell’IoT per la prevenzione incendi.

Gli incendi sono una minaccia sistemica. Serve una governance chiara, meno frammentata tra Stato, Regioni ed enti locali”, conclude Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente. “È tempo di uscire dalla logica dell’emergenza e costruire una politica di lungo respiro”.

d.v.

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