Testo 1
"Ma chi te lo fa fare?". È la domanda che in tanti gli fanno, quando sentono che alle tre del mattino, mentre il mondo dorme, lui e Diana sono già nel fango dei boschi dell'Astigiano. A pensarci bene, è una domanda legittima. Il freddo morde le ossa, la nebbia si appiccica ai vestiti e nel buio ogni ombra sembra più grande di quello che è. Non è un'avventura da cartolina, è pura, semplice fatica.
Eppure, chi osserva quest'uomo e il suo cane capisce che c'è una magia che le parole faticano a spiegare. Non è quella delle favole, ma quella del silenzio. Un silenzio assoluto, rotto solo da due respiri e dallo zampettare frenetico di Diana, il suo tabui. Lei, la cagnetta, non sente il freddo né la stanchezza; per lei questo è il gioco più bello del mondo. Vederla lavorare è uno spettacolo che, si intuisce, riempirebbe il cuore a chiunque: la coda che è un metronomo impazzito, il naso che solca il tappeto di foglie, una gioia istintiva che nessuna stanchezza può scalfire.
Molti pensano che la cerca notturna sia un trucco per anticipare la concorrenza. Forse un tempo, quando i vecchi andavano a "cercare" nelle terre dei signori. Per quest'uomo, oggi, è una questione di pace. Di giorno il bosco è distrazione, rumore, passaggio. Di notte, esistono solo lui, il suo cane e la terra. È una connessione totale, quasi un rito. Non esistono mappe per lui, solo una geografia di sensazioni imparata in trent'anni di passi, riconoscendo a occhi chiusi l'odore dell'aria e la pendenza sotto gli scarponi.
Poi, arriva il momento. Diana si blocca di colpo, tesa come una corda di violino. Inizia a scavare, ma senza foga, con una competenza che tradisce l'attesa di un cenno. Il trifulau si avvicina, calmo. Spegne per un istante la torcia frontale e si affida al tatto. È lì, nel contatto con la terra, che avviene il vero dialogo. Con lo zappino smuove le zolle con una delicatezza quasi paterna, una gestualità che in altre faccende della vita forse non possiede.
Ed eccolo. Prima ancora che gli occhi lo vedano, il tartufo si trova col naso. Quel profumo potente, inconfondibile, che esplode nell'aria fredda e cancella di colpo la fatica e le ore di sonno perse. Non è una pepita d'oro, come amano dire i turisti. È una promessa che la terra ha mantenuto. È il frutto di un'attesa, di un segreto sussurrato tra un uomo e il suo cane.
Mentre lo pulisce con le dita, un premietto per Diana è il sigillo del loro patto. La sua gioia è la ricompensa più grande. Tornando verso la macchina, alle prime luci dell'alba, quest'uomo non ha l'aria di un cacciatore di tesori. Ha l'espressione di chi è semplicemente parte di qualcosa di antico e di vero. Ecco chi glielo fa fare. Una passione che sfiora l'ossessione, certo. Ma è una magia che, per quanto la si racconti, si può capire davvero solo guardandola accadere.
Testo 2
In un bosco di notte? Ma anche no. La notte è fatta per essere trascorsa a casa, in famiglia e a riposare. Con questo non voglio dire che non si possa andare a cercare tartufi in notturna e molto probabilmente anche di notte è possibile trovare persone in cerca, ma, dato per scontato che non esista un orario più propizio degli altri per la nascita del mitico fungo, perché mai farlo proprio di notte quando non si può di certo gustare il piacere della cerca da parte del cane. In più di notte non sai mai cosa trovare in un bosco, tra ostacoli e altri animali.
Pensate che in diverse delle aree tartufigene italiane di notte è proprio vietato andar per tartufi. In Piemonte no, è permesso notte e giorno, per il tartufo bianco dal primo ottobre, per chiudere a fine gennaio del prossimo anno, mentre per il nero pregiato, si inizierà a metà dicembre. Nell’Astigiano e dintorni questo orario di cerca ricorda un lontano passato, quando i contadini, protetti dalle tenebre, cacciavano tartufi in terreni altrui, che potevano poi rivendere ai ricchi signori, proprietari terrieri, ignari che quei tartufi provenissero proprio dalle loro proprietà. Oggi credo si possa cercare in orari notturni giusto per anticipare la concorrenza, scoprendo poi che c’è sempre qualcuno che decide di andare prima ancora. Molti, se non proprio tutti i trifulau che conosco, preferiscono avventurarsi tra gli alberi a cercare tartufi alle prime ore del mattino, all’alba, così da avere il resto del giorno per altri lavori, agricoli e non.
Considerato che questa rubrica ha come primario scopo quello di stuzzicare visitatori e turisti a passare qualche giorno speciale nell’Astigiano, non mi permetterei mai di proporre esperienze non realizzabili: già è difficile che un trifulau vi porti in giro per boschi durante il giorno, figuriamoci se lo voglia fare di notte o giù di lì.
Con questo non voglio dire che le esperienze di cerca “turistica” siano assolutamente farlocche. L’emozione di vedere i gesti di intesa consolidata tra uomo e cane, immersi in una natura molto spesso allo stato più che brado è già di per sé grandiosa esperienza. Ne suggerisco una, tra le tante, perché contingente e abbinata al degustare ottimi vini in un affascinante borgo del Nord Astigiano, Cocconato. Esperienza tra i suoi boschi e le storiche cantine della famiglia Bava, che inizia con la cerca del tartufo insieme ad un trifulau locale, per proseguire con la visita alla loro cantina e concludere con una degustazione guidata, accompagnata dall’assaggio dei tartufi appena raccolti. Un viaggio, quasi, autentico tra natura, sapori e territorio.