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Economia e lavoro | 11 novembre 2025, 11:18

La transizione energetica fa meno paura: quasi un'azienda su tre pronta a investire sui temi del green

Secondo l'ultima indagine di Unioncamere Piemonte, gli ostacoli restano i costi troppo alti, la burocrazia e la mancanza di competenze

La transizione energetica fa meno paura: quasi un'azienda su tre pronta a investire sui temi del green

Costi troppo alti, burocrazia e mancanza di competenze: ecco i tre ostacoli che continuano a rappresentare una barriera tra le aziende manifatturiere del Piemonte e la transizione energetica. Ma qualcosa si muove nella direzione giusta. Lo dice l'ultima indagine effettuata da Unioncamere Piemonte

Secondo i dati, infatti, le difficoltà non bastano a frenare un certo dinamismo: quasi un'impresa su tre (per la precisione il 28,6%) ha già investimenti in corso o li sta pianificando per i prossimi due anni, mostrando così un'accelerazione rispetto al passato. Allo stesso tempo, diminuisce la percentuale di aziende che considerano il tema non prioritario: dal 74,1% del 2024 scendono al 71,5% di oggi.

Grandi e piccole

Non stupisce, poi, che la propensione a puntare su questi temi aumenti con il crescere della dimensione dell'impresa: la spinta verso la transizione energetica è, infatti, trainata dalle imprese più grandi. Se solo il 10,4% delle realtà con meno di 10 addetti ha investimenti in corso, la percentuale sale vertiginosamente fino al 59,7% per le aziende con oltre 250 dipendenti. Sommando anche le imprese che stanno pianificando interventi, il divario rimane netto: il 77,8% delle aziende con oltre 50 addetti è coinvolto nella transizione, contro appena il 24,5% delle imprese con meno di 10 addetti.

"I dati di quest'anno sono un segnale di grande incoraggiamento - commenta il presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia -. Mostrano che un nucleo sempre più solido di imprese manifatturiere ha compreso la portata strategica degli investimenti in efficienza e fonti rinnovabili. Vedere crescere la percentuale di aziende attive e, parallelamente, ridursi la platea di quelle che non ritengono il tema una priorità, ci dice che la direzione intrapresa è quella giusta. Il nostro ruolo ora è supportare questa spinta e creare le condizioni perché questo diventi un vantaggio competitivo per l'intero sistema produttivo regionale".

Rinnovabili, efficienza e controllo

Ma dove investe, chi investe? Il 65,7% punta sull'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, con il fotovoltaico a fare la parte del leone (già utilizzato dal 23% del totale delle imprese). Al secondo posto c'è il miglioramento dell'efficienza energetica degli impianti produttivi (46,6%), mentre il 10,5% si focalizza anche sulla digitalizzazione e il monitoraggio dei consumi energetici mentre il 9,5% ha implementato sistemi di accumulo di energia.

Questi investimenti si traducono in effetti concreti: per le aziende che autoproducono (seppur ancora minoritarie), l'energia generata in proprio copre in media quasi un terzo (32,3%) del fabbisogno energetico totale.

Obiettivo risparmio


Le motivazioni che spingono le aziende a investire sono soprattutto economiche. Il beneficio più rilevante, indicato dal 45,1% delle imprese, è la ricerca di minori costi operativi, come la riduzione delle bollette energetiche. Ma esiste anche una quota ancora molto elevata di imprese (42,2%) dichiara di non riscontrare o prevedere "nessun beneficio particolare” da questi investimenti, segnalando una possibile mancanza di percezione dei vantaggi o la necessità di tempi più lunghi per vederne i ritorni.

Tra gli altri benefici troviamo il contributo alla sostenibilità ambientale (19,0%), l’accesso a incentivi fiscali o finanziamenti (13,9%), il miglioramento dell'immagine aziendale (13,3%) e una maggiore prevedibilità dei costi energetici (12,5%).

Cosa frena ancora

Quello che ancora blocca chi non intende investire in questo settore è un insieme di motivazioni piuttosto intrecciate tra di loro: oltre il 70% delle imprese dichiara di non avere figure professionali dedicate alla gestione della transizione energetica (il 20,2% si affida a consulenti esterni), ma ci sono anche costi di investimento (58,5%), la complessità burocratica (31,5%) e l'incertezza normativa (22,4%).

Massimiliano Sciullo

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