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Economia e lavoro | 25 novembre 2025, 14:27

Marco Goria su Banca di Asti: "Serve il coraggio che avemmo a Torino con Unicredit"

L'ex consigliere ricorda la storica fusione: "All'epoca c'erano gli stessi dubbi, ma quella scelta ha reso la Fondazione CRT la terza in Italia"

Marco Goria

Marco Goria

Mi piacerebbe contribuire al dibattito sulla eventuale cessione di azioni della Banca di Asti da parte dell’azionista di maggioranza relativa Fondazione CR Asti ricordando la mia esperienza di parecchi anni nel ruolo di consigliere della Fondazione CRT.

Ai tempi della adesione di Fondazione CRT al progetto Unicredit ero consigliere di Fondazione CRT.  Ricordo bene che a Torino ci fu un dibattito molto simile: Fondazione CRT doveva scegliere se cedere le azioni di Banca CRT a Unicredit. Come sempre c’erano diversi schieramenti tra chi sosteneva che cedere la Banca CRT avrebbe comportato una perdita di potere e di controllo sull’economia locale torinese e chi sosteneva che la “fusione” con Unicredit avrebbe portato enormi vantaggi economici proprio a Torino e al Piemonte. Anche a Torino si discuteva sul concetto di “banca del territorio” e di posti di lavoro ma fortunatamente gli illuminati amministratori di allora hanno scelto Unicredit.

Risultato: oggi, dopo circa 30 anni Fondazione CRT ha un patrimonio di 4,2 miliardi di euro (valore di mercato), eroga circa 80 milioni all’anno (oltre 2 miliardi totali dal 1991) ed è, per patrimonio e erogazioni, la terza Fondazione di origine bancaria in Italia.

Prima della cessione delle azioni di Banca CRT a Unicredit, aveva un patrimonio di circa 2.000 miliardi di Lire (1 miliardo di Euro) ed erogava annualmente circa 18 miliardi di lire (circa 9 milioni di euro).

Restando in Piemonte leggo che l’esponenzialità della crescita della Fondazione Compagnia di San Paolo (2° fondazione italiana) e di Fondazione CR Cuneo sia stata simile con le fusioni note a cui hanno aderito.

Come è possibile che nella nostra piccola città ci sia ancora qualcuno che dubita sul fatto che sia necessaria un aggregazione con altre banche?

La Banca vale la metà di quanto gli azionisti hanno investito (compresa la Fondazione e i cosiddetti 21.500 “piccoli azionisti” che insieme valgono la maggioranza relativa) e distribuisce da anni un dividendo risibile. Basti pensare che Fondazione CR Alessandria, con un patrimonio inferiore di 20 milioni rispetto ad Asti eroga 4 volte (8 milioni). I treni passano una volta e non è detto che ripassino. Da quel che ho capito potrebbe esserci eventualmente la possibilità di aumentare sensibilmente il valore dell’azione e di quintuplicare le erogazioni della Fondazione. E pare che non ci debba neppure essere un “sacrificio” di dipendenti perché un buon numero di essi sono prossimi alla pensione. Si pensi solo a quanti posti di lavoro in più ci potrebbero essere con un ingente aumento di erogazioni della Fondazione…

Ci si appella al concetto di “banca del territorio” ma cosa significa? Incollo la prima cosa che ho trovato banalmente su Google: “Una banca del territorio è un istituto bancario locale e radicato nella comunità che si impegna a supportare le esigenze specifiche di famiglie e piccole e medie imprese”

Oggi è ancora attuale? Negli ultimi 20 anni, Banca di Asti è stata tutto questo?

Marco Goria

Al direttore

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