Quando in un posto storia, arte e cultura hanno lasciato così tante testimonianze, come ad Asti, può anche capitare di darne qualcuna per scontata, invisibile se non valorizzata. Incredibilmente è accaduto e accade da un po’ perfino per il grande Vittorio Alfieri. Il rito del celebrarne il compleanno, da anni, ci riempe di tante belle parole, a sottolinearne il valore, utilissimo alla notorietà della sua città natale. Spente però le candeline si torna a scordarsene, a non destinare energie e risorse per ricordare che Asti sia la città di Alfieri, e lui uno dei suoi valori distintivi.
Tra le tracce più evidenti, tolte le denominazioni di piazze, corsi, licei, ma anche di immobiliari, scuole guida, bar, pizzerie e chi più ne ha più ne metta, abbiamo il suo palazzo; una vera chicca, messa nelle giuste mani, punto di partenza per raccontare Asti, per attrarre interesse e turismo. La mossa del Comune di cederne in comodato gratuito la gestione, assieme a quella di tanto altro, alla Fondazione Asti Musei, a fronte dell’impegno di valorizzazione e promozione, dovrebbe essere la via, aspettando però che venga fatto qualcosa di più, anche solo nel rispetto dei termini della convenzione tra i due enti.
Il percorso per supportare ed arricchire l’offerta alfieriana lo ha tracciato chiaramente proprio lui: Asti, antiqua città, che a me già desti / la culla, e non darai (pare) la tomba; / poich'è destin, che da te lunge io resti, / abbiti almen la dottrinal mia fromba. / Quanti ebb'io libri all'insegnarmi presti, / fatto poi Spirto a guisa di colomba / tanti ten reco, onde per lor si innesti / ne' tuoi figli il saper che l'uom dispiomba. / Né in dono già, ma in filial tributo, / Spero, accetto terrai quest'util pegno / d'uom, che tuo cittadin s'è ognor tenuto. / Quindi, se in modo vuoi d'ambo noi degno / contraccambiarne un dì 'l mio cener muto, libri aggiungi ai miei libri; ésca, all'ingegno.
Asti è erede dei libri di Vittorio Alfieri, i tanto amati libri delle sue biblioteche. Una, lasciata a Parigi nel 1792, abbandonando di corsa la capitale francese, e l'altra donata dal pittore François-Xavier Fabre, erede della contessa d’Albany, a Montpellier, sua città natale. Christian Del Vento, professore universitario in Francia, ha ritrovato, presso Les Archives Nationales di Parigi, l'inventario della prima e gli inventari di varie biblioteche che avevano attinto a quella straordinaria collezione di oltre 3800 volumi: classici italiani, latini e greci, molti in edizioni rare ed antiche, e diverse opere in francese ed inglese, a conferma dell’immagine di autore italiano che guardava essenzialmente alla tradizione classica, ma anche uomo del Settecento, secolo di globalizzazione. Nell'elenco anche letteratura di divulgazione scientifica, geografia, storia e politica. Oggetti di studio e fonti d'ispirazione. Compagni di viaggio e fotografia del suo essere. Difficilmente rivedremo quei volumi riuniti, ma per capire meglio il nostro grande poeta non sarebbe male farceli raccontare da Christian e partecipare alla sua caccia al tesoro. Diverso il discorso per la raccolta di Montpellier, circa 2.000 i testi e tanti documenti autografi, studi ed appunti, liste spese o biglietti d’amore. Farsi prestare qualcosa per farne mostra e da lì iniziare a promuoverci come la città di Alfieri, sarebbe sacrosanto, incredibile non sia stato ancora fatto.
Spero allora che da oggi non ci si fermi più alle parole, dando risalto e valore all’eccezionale ricchezza storica e monumentale di Asti, dando risalto e valore al suo Alfieri. Privilegio e dovere, nella certezza di vivere in un posto bellissimo.