Dieci miliardi persi ogni mese, colpite quasi 7 aziende su dieci. E' un conto salatissimo quello che le aziende piemontesi stanno pagando alla pandemia, al contagio e soprattutto al lockdown. A fare i conti è Confindustria Piemonte, che pur vedendo avvicinarsi la data del 4 maggio e una "ripartenza" che - anche se con modi e tempi ancora da chiarire - sembra imminente, ha chiesto al territorio di quantificare gli effetti del Covid 19 non sulle persone, ma sulle attività produttive.
Nel solo mese di marzo, sono state oltre il 67% le imprese che hanno subito un impatto definito almeno "rilevante" e i loro obiettivi per il 2020 si possono già definire sfumati. A seguito dei provvedimenti del governo, solo il 27% delle circa 500 aziende coinvolte è rimasta totalmente aperta, l’84% sta facendo ricorso alla cassa integrazione, mentre l’80% allo smart working.
Per quelli che ancora adesso sono in attività, i problemi maggiori si riscontrano nell’approvvigionamento del materiale sanitario (60% circa delle aziende totalmente o parzialmente aperte), mentre il 34% ha avuto difficoltà per la mancata ricezione delle forniture da altre imprese.
“L'indagine non fa che confermare i timori per il nostro sistema industriale, che sta perdendo 10 miliardi al mese – ha dichiarato il presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli – e rende sempre più urgente una ripresa, regolamentata e graduale, delle attività in Piemonte, così come sul territorio nazionale. Tutti noi abbiamo ormai sviluppato una piena consapevolezza dei rischi e dei comportamenti più corretti, ma rimane utile ribadire ancora una volta che la condizione essenziale per la riapertura è il rispetto rigoroso e totale degli standard di sicurezza. Potranno riprendere solo quelle aziende che in questo periodo hanno avuto modo di predisporre tutte le misure necessarie a garantire la salute dei lavoratori. Con la piena applicazione dei protocolli, lavorare in azienda sarà più sicuro che andare al supermercato”.
Tentando di guardare al futuro, il 90% degli imprenditori non vede altre soluzioni che attendere il ritorno alla normalità e circa la metà ritiene utile ricalibrare il paniere dei prodotti venduti. Meno efficaci o percorribili altre scelte, quali cambiare i paesi di destinazione dell’export o aumentare le vendite tramite l’e-commerce.