Enrico Gonin è stato un buon pittore e un ottimo litografo, nato a Torino nella notte di fine anno 1798, con la conseguenza di biografie che lo fanno nascere in quell'anno ed altre l'anno dopo.
Discepolo di Pietro Giovanni Palmieri, fine paesaggista ed incisore, maestro di disegno sotto Vittorio Amedeo III e consigliere per l’acquisto di disegni e stampe destinati alle collezioni di corte. Ereditò dal figlio, Pietro anche lui, l’arte litografica, e lavorò profusamente per gli editori Marietti, Doyen e Fontana. Tutto portato avanti tranquillamente fino al 1840. Da lì la netta svolta, grazie al fratello minore Francesco. Anche lui artista di pregio, appassionato e specializzato in ritratti. E poi ti arriva Alessandro Manzoni che, per illustrare la storia di Renzo e Lucia nell’edizione del 1840 lo sceglie e lo vuole a tutti costi, tanto da metterci di mezzo il genero Massimo D’Azeglio. La più evidente conseguenza di questa botta di notorietà parentale sono le duecento litografie per l'Album delle principali castella feudali della monarchia di Savoja, opera più che monumentale, pubblicata a dispense tra il 1840 e il 1860. Un mare di castelli e vedute, espressione del suo tardo romanticismo pittorico, cariche ad onor del vero di notevoli pregi artistici, di importanza per la storia dell’arte litografica in Piemonte e di eccezionale valore per lo studio del patrimonio monumentale regionale e locale.
Sì, anche locale, visto che all'interno del grande tomo si trovano illustrati diversi manieri dell'Astigiano, parti di una ricca celebrazione dei Savoia, pronte ad abbellire sale e saloni della borghesia del tempo. Oggi quei castelli sono un patrimonio di tutti, con l'importante valenza di goderne bellezza, possibilmente dal vivo, e di attrarre visitatori e turisti. Basterebbe farli conoscere, basterebbe farli vedere, a partire da quelli di Enrico Gonin. Ai suoi tempi la fotografia era agli albori, oggi in piena maturità e allora l'invito è girare tra i castelli dell'Astigiano, fotografarne la bellezza, ché la luce autunnale aiuta, condividerla sui social. Magari così, almeno noi, riusciamo a far venire voglia a qualche nuovo visitatore di conoscere i nostri posti bellissimi.
Le tavole astigiane di Gonin da cui partirei, per scegliere così i primi obiettivi di gita e ripresa, sono quattordici. Sette nel Nord Astigiano: Scurzolengo, Settime, Frinco, Moncucco, Pino d’Asti, San Paolo Solbrito e Cortanze. Sette nei dintorni e a sud di Asti: Costigliole d’Asti, Burio, sempre lì, San Marzano Oliveto, Moasca, Cellarengo, Ferrere e Cisterna d’Asti. Buon giro e buone foto. A supporto e stimolo ne accennerò qualche particolare nelle prossime settimane, in questa rubrica del giovedì, con il piacere di mostrare anche le antiche incisioni, per coglierne gusto e differenze dell’edificato rispetto ai nostri tempi.