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Attualità | 22 febbraio 2022, 19:30

Alla memoria dell'astigiano Guido Artom la PHF dal Distretto 2032 del Rotary

Il Rotary italiano riconosce le eccellenze del nostro Paese all’estero con la consegna dell’onorificenza dell’Associazione PHF – Paul Harris Fellow a 14 connazionali che hanno dato lustro in passato o stanno valorizzando l’Italia attraverso il loro operato

Alla memoria dell'astigiano Guido Artom la PHF dal Distretto 2032 del Rotary

Sabato scorso a Roma, nella Sala Vanvitelli nel Palazzo dell’ex Convento di Sant’Agostino, presso la sede dell'Avvocatura di Stato i Governatori dei 14 Distretti italiani hanno consegnato i riconoscimenti in una cerimonia nazionale a cui ha partecipato l’Avvocato Generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli, oltre ai premiati, alle Autorità e agli ospiti.

Un’iniziativa nata con l’obiettivo di riconoscere a persone che hanno coniugato nello svolgimento della propria vita lavorativa e privata professionalità, servizio e integrità. La professionalità rappresenta l’essenza dell’Associazione, così come i valori del servizio e dell’integrità il modo di essere e di agire. Ogni Governatore ha deciso di premiare, selezionando nel proprio Distretto, una personalità che abbia diffuso l’eccellenza della cultura e dell’esperienza italiane nel mondo.

La commissione di assegnazione del premio del Distretto 2032 (basso Piemonte e Liguria presieduta dal Governatore Silvia Scarrone, ha attribuito all'unanimità la PHF – Paul Harris Fellow alla memoria all'astigiano Guido Artom, giornalista, scrittore, storico.

La commissione - ha dichiarato Silvia Scarrone - ha scelto Guido Artom come esempio da seguire anche oggi in questi momenti difficili. Guido Artom - ha continuato il Governatore del Distretto 2032 - è stato un grande uomo. Dai racconti di chi lo ha conosciuto, emerge la figura di un personaggio brillante, elegante e colto, dal tratto aristocratico ma dai modi semplici. Un viaggiatore instancabile, specie tra Europa e Stati uniti, che ha frequentato i grandi intellettuali del suo tempo, con il cuore rivolto verso la sua Patria. Ha aiutato gli altri senza mai voler apparire e come ci ha insegnato il nostro fondatore Paul Harris: al di sopra del proprio interesse personale - ha concluso la Scarrone - soprattutto in un periodo di grande incertezza come quello bellico e immediatamente post-bellico.”

Alla cerimonia, erano presenti in sala i figli di Guido Artom, Elena, Sandra e Alessandro.

CHI ERA GUIDO ARTOM

 

Guido, figlio di un’illustre famiglia ebraica piemontese era nato a Torino nel 1906 e suo padre Alessandro, nipote di Isacco, segretario e collaboratore d Cavour, professore al Politecnico, aveva donato alla Patria il brevetto del radiogoniometro da lui inventato. Guido Artom, dopo la Laurea in Giurisprudenza nel primo dopoguerra, iniziò l’attività giornalistica e successivamente diresse, fino alle leggi razziali, l’Istituto di Cultura Italiano a Bruxelles. Nel secondo dopoguerra fondò una rivista per ragazzi, “Junior”, iniziando così una collaborazione con il mondo editoriale anglosassone che culminò con l’arrivo in Europa di “Selezione del Reader’s Digest” di cui fu Direttore Editoriale fino alla pensione. Coltivò la passione per gli studi storici anche durante i lunghi anni della sua attività di editore, curando l’edizione del “Journal d’un diplomate” di Henry d’Ideville, nei tre volumi: Il Re, il Conte e la Rosina; I piemontesi a Roma; Diario di un diplomatico romano. Contemporaneamente pubblicò, sempre presso Longanesi, un romanzo storico dal titolo “Napoleone è morto in Russia” (un fallito colpo di stato contro Napoleone I mentre era all’assedio di Mosca). Per Mondadori, successivamente, uscì il romanzo: “Cinque bombe per l’Imperatore” (l’attentato di Felice Orsini a Napoleone III cui scampò fortunosamente) e lo stesso editore poi pubblicò “I giudici scomparsi” (il misterioso furto della pala raffigurante i Giudici dal polittico di Jan Van Eyck che celebra l’Agnello Mistico nella cattedrale di Gand, mai più ritrovati insieme al ladro). Nel 1981 Longanesi presentò: “I giorni del Mondo”, il romanzo più completo della sua vita di scrittore, ancora oggi letto nelle scuole.

Un romanzo storico che narra le vicende della comunità ebraica di Asti nel periodo che va dall’età napoleonica alla formazione dell’Unità d’Italia. Paolo De Benedetti, nella prefazione, presenta l’autore come una “voce autentica dell’ebraismo italiano, così peculiare e ricco nei suoi intrecci con il mondo non ebraico al quale tanto ha dato”. Giovanni Arpino, in occasione dell’uscita del libro, scrisse a nostro Guido Artom: “… questo libro così nitido, impavido, fermo, che il filtro degli anni ti ha dittato dentro”. E infine Indro Montanelli così lo presentò nella biografia, pubblicata postuma, sulla “Duchessa di Berry”: “Gran signore nella vita e sulla pagina, uomo di studi e attentissimo fruculiatore di archivi, nessuno meglio di lui poteva riuscire a sbalzare con la penna un personaggio così affascinante come la Duchessa di Berry”. Guido Artom è morto a Milano nel 1982 e riposa nel cimitero urbano di Asti e non in quello ebraico, dove ci sono le tombe storiche degli Artom.

Redazione

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