Anche nell'Astigiano stanno arrivando diverse famiglie dall'Ucraina.
Persone che cercano di lasciarsi alle spalle la guerra. Spesso donne con bambini perchè in Ucraina, gli uomini che hanno più di 18 anni, non possono attraversare il confine.
L'altra sera il vescovo e il direttore della Caritas diocesana sono andati a Chiusano d’Asti per dare il benvenuto alla tre donne ucraine e i loro cinque figli, appena arrivati dall'Ucraina.
"È stato un bel momento - puntualizza Beppe Amico, direttore della Caritas - perché la comunità di Chiusano ha saputo con generosità aprire le braccia e mostrare il cuore".
Una signora ucraina, padre russo e madre ucraina, sposata con un italiano ha raccolto il grido di aiuto di sue concittadine e le ha invitate a venire. Una famiglia ha messo a disposizione una bella villetta. Il Comune i buoni spesa.
Tutto per mettere a proprio agio chi è scappato dai bombardamenti di Kiev, soprattutto i piccoli, destabilizzati e alla ricerca di normalità.
Uno dei bambini ha detto che sente il profumo della natura e gli piacciono i colori della campagna.
La storia delle tre donne
Un’infermiera, una cantante jazz, una manager di azienda privata e una direttrice di una filiale di banca. Hanno lasciato tutto. Due di loro hanno preso un taxi fino a Leopoli (con spese folli). Poi il treno per la Polonia ed è lì che hanno conosciuto la terza donna. Insieme hanno viaggiato ammassate sul treno fino a Cracovia dove hanno trovato ospitalità da un’amica. Poi il volo fino a Milano.
Non riescono a chiudere occhio, ora, pensando a quello che hanno lasciato. Pensando al popolo ucraino, a quello che sta patendo, a cosa sta succedendo lì.
"La comunicazione è manipolata"
"Il popolo ucraino – hanno detto – è un popolo accogliente e fatto di gente buona. Abbiamo amici russi che non sanno quello che sta capitando in Ucraina perché la comunicazione è manipolata. Dopo l’Ucraina abbiamo paura che Putin occuperà la Moldavia. Forte è anche la preoccupazione in Estonia, Lettonia e Lituania”.
Pizza e pasta: niente da festeggiare, ma serve creare legami fraterni
"Un bel momento - aggiunge Beppe Amico - ma carico di dolore e di preoccupazione. Dopo il Covid ora la guerra. Un dolore pesante che si fa fatica a reggere e per non mettersi a piangere abbiamo chiesto ai bambini: “Che cosa pensate quando pensate all’Italia?” “Pizza e pasta” ha risposto prontamente uno di loro. Perfetto: organizzeremo presto una serata in pizzeria. Purtroppo non c’è niente da festeggiare ma serve a creare legami fraterni".
La Caritas, intanto, continua il suo lavoro di accoglienza e aiuto. Come aveva comunicato anche nei giorni scorsi il vescovo Prastaro, gli astigiani sono invitati a fare offerte in favore del popolo ucraino domenica 13 marzo. La Caritas non raccoglie alimenti e vestiti.