"Oltre" è un avverbio su cui riflettere; Oltre "cosa, chi"?.
Ha un suono cupo, il cui inizio sembra un ultimo respiro, per poi proseguire con un intermezzo pacato; il finale è brevissimo, stroncato dalla vocale "e", chiusa.
A partire dai margini dei quaderni di noi bambini, oltre i quali non si poteva scrivere è stato tutto un susseguirsi di barriere, come a significare che " oltre" fosse uno spazio/tempo pericoloso, peggio ancora, non concesso.
Eppure se si tornasse a pensare con la propria testa, ecco che " oltre" sarebbe una possibilità.
Io ci provo, da anni, da quando capii che il pensare è la nostra libertà di poter affermare che, in tutto il nostro agire dobbiamo dimenticare la materia, le sovrastrutture mentali, le categorizzazione, le chiusure culturali, le limitazioni.
Perché il pensare non ha limiti.
Hai mai provato l' insoddisfazione della routine? E hai mai provato a interromperla con un gesto, una conoscenza, un dialogo NUOVO, un incontro di culture diverse, di religioni che sembrano tanto distanti, ma curano le stesse anime; hai mai provato?
Io l'ho provato e quando torno alla mia quotidianità mi rammento che posso andare oltre essendo felice.
Così anche la routine non sarà poi così male quando si è consapevoli che possiamo andare "oltre".
Monica Tedeschi