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Al Direttore | 16 settembre 2022, 16:54

Nella complessa situazione del Maina due aspetti restano sullo sfondo o sono assenti

Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni di un nostro lettore sulla difficile situazione in cui versa la Casa di Riposo Città di Asti

La facciata principale della Casa di Riposo Città di Asti

La facciata principale della Casa di Riposo Città di Asti

Nei termini in cui si stanno affrontando le questioni della casa di riposo Maina di Asti (una struttura con oltre 300 posti letto), almeno due aspetti sembrano restare sullo sfondo (se non assenti). 

Il primo è quello relativo alla prospettiva di un superamento di un certo tipo di istituzioni (Case di riposo, RSA, RSD, …), sia alla luce delle normative che lo prevedono (in particolare la Convenzione ONU, l. 18/09), sia dopo la tragedia della pandemia Covid-19. 

Infatti, anche se ad Asti la situazione pare esser stata meno drammatica che in altri contesti, come ribadito più volte dal Garante dei diritti delle persone private della libertà, dalle principali associazioni di tutela dei diritti e dal Governo stesso (Iniziative per il rilancio. Italia 2020-2022), la pandemia avrebbe dovuto insegnare che: “è ora di mettere in discussione un intero sistema di strutture segreganti […] non sono solo le lacune o gli errori di profilassi ad avere causato il disastro, ma la stessa logica di coabitazione, di aggregazione forzata”, “occorre adottare un approccio basato sulla domiciliarità, per mantenere i legami territoriali e proteggere maggiormente le persone e le comunità”.

Il secondo aspetto è in qualche modo collegato al primo ed è relativo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che, pur con tutti i limiti di tale documento, pone tra le priorità trasversali il sostegno agli anziani non autosufficienti e nella Missione 5, in particolare, stanzia “€500 milioni per il sostegno alle persone fragili e anziane per rafforzare i servizi sociali territoriali e di prossimità. Di questi, €300 milioni riguardano la riconversione delle RSA e delle case di riposo per gli anziani in gruppi di appartamenti autonomi. L’obiettivo è assicurare, per quanto possibile, la massima autonomia e indipendenza delle persone anziane, in un contesto nel quale viene garantita una esplicita presa in carico da parte dei servizi sociali e vengono assicurati i relativi sostegni”.

Relativamente a tale missione, con Decreto n. 5 del 15 febbraio 2022 veniva adottato l'Avviso pubblico n. 1/2022 per la presentazione di Proposte di intervento da parte degli Ambiti Territoriali Sociali e dei Comuni da finanziare nell’ambito del PNRR. In tale avviso il sub-investimento 1.1.2 di 307,5 milioni di euro prevedeva interventi rivolti agli anziani non autosufficienti per la riconversione delle RSA e delle case di riposo per anziani. La tipologia di interventi finanziabili (come anche da relative FAQ pubblicate, in particolare la n° 79) pareva calarsi molto bene sulla situazione del Maina, rappresentando una possibile opportunità di ottenimento fondi per la riqualificazione e riconversione del complesso con un miglioramento della vita delle persone anziane ospitate, un’offerta residenziale maggiormente inclusiva e nella salvaguardia dei posti di lavoro. 

In tale ambito il Comune ha presentato un progetto per un ammontare di 2.400.000 euro che è stato dichiarato idoneo ma non ammissibile al finanziamento, ottenendo un punteggio non molto alto (pochi 9 punti a fronte non solo dei 39 del Comune di Torino, primo dei progetti piemontesi, ma anche dei 25 del CSS dell’Ovadese, l’ultimo progetto ammesso al finanziamento). Dopo la pubblicazione degli esiti dell’avviso, il Comune, in un breve comunicato stampa, segnalava che probabilmente il progetto sarebbe comunque stato ammesso al finanziamento, ma successivamente non se ne hanno più notizie e nella pagina dedicata del Ministero non si trovano atti in tal senso.

Nel dibattito attuale credo sarebbe corretto poter capire se e come il Comune si sia mosso su un’opportunità di finanziamento relativa a importanti risorse economiche e ad una prospettiva di rinnovamento culturale, amministrativo ed organizzativo che avrebbero potuto aiutare nell’affrontare l’attuale grave situazione in cui si trova la Casa di Riposo Maina, il personale che vi lavora e, soprattutto, le persone anziane ospitate che da mesi vivono una situazione di precarietà ed incertezza.

In ogni caso dalla vicenda sembra emergere una certa difficoltà (soprattutto politico/culturale) a pensare un sistema socio-sanitario da riorganizzare a partire dalle piccole comunità, dai contesti di vita delle persone e dai loro diritti.

Domenico Massano

Al direttore

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