Sabato 12 novembre alle 18.30 nel Museo Diocesano San Giovanni (Via Natta 36) il pubblico astigiano potrà apprezzare la raffinata arte di Jean-Paul Gasparian, pianista parigino di sconfinato talento.
Gasparian ha iniziato a conquistare le più prestigiose platee europee prima ancora di compiere 20 anni, grazie a una tecnica impeccabile e a una eccezionale vena introspettiva, che gli permettono di eseguire in una chiave estremamente personale anche i capolavori più noti del grande repertorio pianistico di cui si credeva di sapere tutto.
Il programma del suo recital è imperniato sulle opere di due degli autori più emblematici dei primi anni del XX secolo, il francese Claude Debussy e il virtuoso russo Aleksandr Scriabin, i cui lavori saranno affiancati da un brano molto affascinante di Arno Babadjanian, compositore armeno morto nel 1983, la cui produzione pianistica è tuttora in attesa di una riscoperta sistematica.
Per finire, va sottolineato il fatto che Jean-Paul Gasparian è stato inserito dall’autorevole rivista specializzata francese Classica nel novero dei dieci pianisti più promettenti della giovane generazione.
Questo programma pianistico guarda oltre gli orizzonti collaudati e rassicuranti del repertorio compreso fra la metà del Settecento e gli anni Sessanta del secolo successivo, che la fa da padrone nelle sale da concerto, in particolare in Italia. Allo stesso tempo, l’indagine non ha come oggetto le reazioni più audaci e sperimentali alla conclamata crisi della tonalità, quanto piuttosto la crisi stessa, nella sua lunga e multiforme agonia, nella negazione dell’evidenza e negli ingegnosi compromessi per “salvare il salvabile”. Così come l’arte figurativa tardo ottocentesca si discostava progressivamente dalla forma e dal compito di rappresentare la realtà visibile, allo stesso modo i musicisti contemporaneamente iniziavano a porsi inedite domande circa i possibili sviluppi della materia sonora al di là dei canoni formali consolidati, in un processo di progressiva «emancipazione della dissonanza». Patria dei pittori impressionisti e simbolisti, la Francia diede altresì I natali a Claude Debussy, che trascrisse sul pentagramma le inquietudini estetiche della sua epoca, ammantando gli oggetti di suggestioni e sogni, in un caleidoscopio di frammenti meteorologici, paesaggistici, esotici, mitologici, poco importa se reali, verosimili o immaginari… È un universo soggettivo che necessita di criteri espressivi non convenzionali, eppure le linee che lo tratteggiano e i pigmenti che lo tingono, per quanto insoliti e insolitamente accostati, danno vita a un’immagine non solo chiaramente intellegibile, ma anche ricca di particolari descrittivi e di sottili ma robusti riferimenti alla storia, a un’eredità del passato che non viene mai negata o disconosciuta. È un modo di sentire, di pensare e di creare che trova una delle sue più compiute espressioni nel Primo libro dei Préludes, il quale fu composto fra il dicembre 1909 e il febbraio 1910 e, a differenza del secondo, beneficia di una maggiore freschezza e immediatezza di scrittura.
Altro caso musicale emblematico sono le dieci Sonate per pianoforte di Scrjabin, ciascuna delle quali rappresenta un passo compiuto dall’autore russo fra l’ispirazione giovanile, ancora schiettamente tardoromantica, e una nuova dimensione musicale, che tende a una sintesi – forse mai davvero raggiunta – fra suoni, simboli e istanze spirituali. La Terza Sonata, scritta tra il 1897 e il 1898, conclude idealmente la fase giovanile dell’artista e dell’uomo e descrive un «abisso di sofferenza e di lotta» che, dopo una parentesi di tregua, sprofonda nel nulla.
A queste due diverse rappresentazioni della crisi musicale se ne aggiunge una terza, datata 1946 e dunque posteriore alla rivoluzione dodecafonica: è la Sonata polifonica del compositore e didatta Babadžanjan, di origine armena, profondo conoscitore del contrappunto ed esperto etnomusicologo. Questa brillante pagina, che proietta elementi arcaici nella modernità, traccia una possibile strada da esplorare e allo stesso tempo genera nuovi interrogativi.