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Attualità | 16 novembre 2022, 10:40

"Asti è bellissima, ma lo sanno in pochi: manca 'l'effetto WOW' per incrementare commercio e turismo" [INTERVISTA]

Dialogo a 360 gradi con il presidente del Consorzio che gestisce il Mercato Coperto, uno dei luoghi simbolo del commercio e della storia astigiana dell'ultimo secolo

Stefano Allovio ritratto, da Mefephoto-Efrem Zanchettin, nella sua enoteca al Mercato Coperto di Asti

Stefano Allovio ritratto, da Mefephoto-Efrem Zanchettin, nella sua enoteca al Mercato Coperto di Asti

In attività dal 1925, il Mercato Coperto di Asti è indubbiamente uno dei simboli stessi del commercio cittadino, nonché un edificio di grande rilevanza storica. Ma, a detta di chi ci opera quotidianamente, nonostante ciò è un po’ ‘dimenticato’.

Avevamo toccato il tema già la scorsa settimana (CLICCA QUI per rileggere l'articolo), riportando le dichiarazioni di Stefano Allovio, titolare dell’enoteca “Alzacalici” e presidente del Consorzio Mercato Coperto, che siamo tornati a trovare per approfondire maggiormente le priorità dei commercianti che, come lui, vi operano e le prospettive future.

Presidente, per ‘raccontare’ il Mercato Coperto è inevitabile partire dalla sua storia…

Questo edificio, se non ricordo male, nasce intorno al 1925 e quindi tra poco compirà cent’anni e noi davvero vorremmo festeggiarli nel migliore dei modi. Ad esempio, come ho proposto incontrando l’Amministrazione comunale, sarebbe bello riuscire ad ottenere dalla Banca di Asti, che ha sede proprio qui vicino, un finanziamento per il rifacimento della facciata. Noi l’abbiamo ripulita, a spese nostre, ma vorremmo riportarla ai suoi fasti.

Quando è iniziata la fase calante per il Mercato Coperto?

Negli anni ‘70, con l’arrivo della grande distribuzione, perché chi c’era all’epoca ricorda che fino ad allora gli affari andavano a gonfie vele. Comunque, fino ad una trentina di anni fa, riuscire a prendere un banco qui dentro era considerato praticamente utopico: c’erano liste d’attesa interminabili e ogni mese arrivavano 4-5 a chiedere se gli avresti ceduto la licenza. Poi è iniziato un declino e certo, soprattutto in anni recenti, non hanno aiutato il fatto che metà caseggiato è fatiscente e che, soprattutto, non è stato fatto nulla per rilanciarlo. Teniamo conto che la maggior parte dei commercianti presenti qui dentro sono un pezzo di storia commerciale della città, ma anche che in molti casi la media della clientela supera ormai i sessant’anni… Abbiamo bisogno di trasformarci, nel rispetto della storia di questa struttura, ma modificarci per adeguarci all’oggi.

In che modo?

Se adeguatamente supportati, potremmo diventare un importante punto di attrazione turistica, con servizi legati al territorio e alle sue eccellenze (penso a presentazioni di prodotti particolari e tipici), diventando una ‘esperienza’ da inserire in specifici tour turistici così come avviene in altre città. Tempo fa feci presente all’Amministrazione che hanno posizionato dei maxischermi che non si vedono e che, comunque, sono in punti poco strategici. Perché metterne uno al Borgo, dove chi passa sta comunque uscendo dalla città o va lì a comprare? Perché, ad esempio, non trasformare la sommità della scalinata di piazza Campo del Palio in una ‘entrata ad Asti”? Serve l’effetto WOW, qualcosa che dia l’impressione al turista di entrare in uno specifico ‘universo’. Penso, ad esempio, ad un maxi schermo che presenti la città, con dei QR code scansionabili che mi forniscano la scelta tra alcuni percorso, compreso uno che consenta di toccare le eccellenze gastronomiche mettendoci dentro noi, Barbero, Giordanino. E poi tour per chi ama lo shopping, tour delle chiese… Far conoscere la nostra bellissima città mediante percorsi mirati.

In sostanza, iniziative che possano supportare il lavoro di voi commercianti e far conoscere la città. Siamo così carenti, dal suo punto di vista?

Purtroppo sì. Guardi ad esempio al Palio di Asti, che è una manifestazione che attira ma che, al di fuori di quel periodo specifico, non è sentita. Ci spendiamo un sacco di soldi, perché non cerchiamo di concretizzare qualcosa a livello pubblicitario su questo Palio? Chi arriva qua ad agosto non sa mica che c’è! Eppure basterebbe mettere un’aiuola o uno spazio specifico in piazza Alfieri, piazza in cui si corre il Palio, mettendoci bandiere, stendardi, riferimenti al museo del Palio. Creare qualcosa affinché, quando un turista arriva qui, sia consapevole che ci si corre il Palio. Penso anche, ad esempio, banalmente a mettere le bandiere di borghi, rioni e Comuni che vi partecipano di fronte al Palazzo della Provincia, che non è proprio bellissimo… Con quelle, magari un selfie ci scappa pure e maggior turismo comporta anche un potenziale incremento di clientela per i commercianti della zona, compresi noi che operiamo qui al Mercato Coperto.

Vi siete attivati in qualche modo, magari per sviluppare sinergie che vi coinvolgano?

Io sono qui da pochi mesi, ma so che il presidente che mi ha preceduto aveva intavolato un confronto con gli albergatori per sviluppare qui dentro parte della somministrazione, ma dopo quei contatti non se ne è fatto più nulla. Noi, comunque, siamo disponibili a parlare con chiunque vorrà lavorare a realizzare cose belle che incrementino i flussi turistici. Dobbiamo imparare molto da Alba, ad iniziare dal fare squadra che è un punto su cui siamo sempre stati carenti. Dobbiamo saper copiare le cose giuste, tenendo conto delle nostre eccellenze: una bellissima città, dei prodotti tipici unici. Quando vengono qui i turisti, io mica gli faccio assaggiare Barolo o Dolcetto, ma Barbera, Grignolino e Ruché... Sicuramente mi farebbe piacere collaborare con altri, al fine di istituire una ‘cabina di regia’ in cui ritrovarsi per trovare qualcosa che aiuti Asti a crescere, soprattutto nel commercio ma non soltanto. Il centro deve rivitalizzarsi, se no rischia di morire.

Probabilmente, le risponderebbero che si stanno sviluppando molteplici iniziative in tal senso…

Sì, ma qui si deve partire dalle basi. Io l’altro giorno sono andato a vedere i manifesti che sono all’info point turistico qui vicino: ce n’è uno che presenta Langhe, Roero e Monferrato… Su 30 percorsi, Asti compare solo negli ultimi due e le poche foto che ci sono sono anche abbastanza bruttine… Siamo capaci di fare squadra senza essere succubi di Alba? Asti dovrebbe essere uno dei perni più importanti dell’ATL, basta essere il fratello povero. Bisogna riuscire a tracciare una road map venendo quali sono le cose da fare subito e poi svilupparle. Asti ha una enorme potenzialità, ma bisogna saperla sfruttare al meglio per farla crescere, perché non abbiamo nulla di meno di altre città vicine. Certo, Alba è un consolidato polo di attrazione, ma cerchiamo di far si che il turista che viene qui una mezza giornata dopo aver visitato Alba in lungo e in largo si accorga di quanto è bella Asti! Così che, magari, la prossima volta che tornerà in Piemonte si fermerà qui da noi 3-4 giorni, destinando ad Alba solo una mezza giornata rimanente. Qui abbiamo delle zone bellissime, alcune un po’ nascoste e comunque non sufficientemente valorizzate. Facciamo una mappa, tracciamo dei percorsi alla scoperta di Asti. Quando ero ragazzo, sono venute a trovarmi delle amiche romagnole cui ho fatto fare il giro delle torri, le antiche mura, del centro ecc. E anche un mio amico, astigiano doc, si era stupito che in città ci fosse così tanta roba da vedere di cui non si era mai accorto, pur abitandoci. Spesso sono cose che diamo per scontate, ma dovremmo puntarci parallelamente all’enogastronomia, ai nostri prodotti.

Parlando di eccellenze alimentari, sono al centro di varie vostre iniziative, se non sbaglio

Certo. Qui, come dicevo, abbiamo voglia di fare delle cose belle. Siamo partiti con le Sagre, mettendo qui dentro dei tavoli cui sedersi per mangiare e sono stati tutti molto contenti. Nonostante la manifestazione non sia stata organizzata al meglio, siamo stati tutti molto soddisfatti del risultato. Quindi abbiamo deciso di ripetere l’esperienza con aperture straordinarie tutte le domenica fino alla metà di dicembre. Inizieremo tenendo aperto domenica 20 per la visita del Papa, mentre dal 27 novembre e nelle prime tre domeniche di dicembre proporremo, dalle 10 alle 17, menu differenti di volta in volta, ma legati alla tradizione, quindi con l’immancabile bagna cauda declinata anche in abbinamenti particolari, come il tortino con merluzzo e patate. Questa iniziativa è anche una risposta alla politica che, a volte, replica alle nostre richieste dicendo “Eh, ma non fate mai nulla…”, mentre noi l’impegno ce lo mettiamo. Ad esempio, abbiamo reso presentabili la facciata e le due aree food con una settantina di posti a sedere, ma disporremo anche altri tavoli per arrivare a 100-120 coperti e dar modo alla gente di comporre un proprio menu. Noi non aspettiamo la pappa pronta, ma certo ci piacerebbe anche dall’altra parte ci fosse il medesimo impegno. Se poi l’iniziativa prendesse piede sarebbe bello estendere l’orario almeno fino alle 20.30-21, ma è chiaro che per arrivare a questo di vuole del tempo e dimostrare a chi opera qui dentro che ne vale la pena.

La voglio riportare su un punto che ha citato prima, l’impegno da parte dell’Amministrazione. Già nel corso della nostra precedente chiacchierata ne ha sottolineato le presunte manchevolezze, ma vogliamo approfondire?

Come ho già detto la volta scorsa, qui dentro ci sono cinque ‘posteggi’ (gli spazi commerciali, ndr.) scoperti e, nonostante ci arrivino molteplici richieste di persone interessate, dal Comune di dicono che non può essere fatto il bando per assegnarli poiché la convenzione è scaduta. Il che è vero, ma valeva anche l’anno scorso, quando io sono entrato qui dentro firmando proprio quella concessione, che era già scaduta. Per cui, chiedo: hanno sbagliato allora a farmi entrare o stanno sbagliando ora non sviluppando il bando?

Al netto del bando, quali sono le altre problematiche?

Ad esempio abbiamo chiesto di valutare una riduzione del canone di affitto. Non di toccare la TOSAP, che è quanto viene pagato come stallo ambulante, ma l’affitto mensile che non segue l’andamento dei prezzi e che è fuori dalla concorrenza, se consideriamo che in altri posti con metratura simile è più basso o che, a parità di costo, permette orari più flessibili. Ricordo che il Consorzio Mercato Coperto si accolla tutte le problematiche della struttura, che è sì di proprietà del Comune, ma che vede tutti gli interventi, dalla fornitura di energia elettrica alla pulizia, completamente a nostro carico. Qui dentro i commercianti si sono sempre dati da fare, compresa la ristrutturazione di pavimento e controsoffitto risalente a una quindicina di anni fa. Qui fuori c’è scritto “Proprietà del Comune di Asti”, ma pare se ne ricordino solo a fine mese, quando c’è da pagare l’affitto. Anni fa era stato fatto uno studio per rimettere a posto l’intera struttura, sviluppando al piano di sopra una più vasta area food, ma poi è rimasto lettera morta. Adesso ci sono i fondi del PNRR in arrivo e davvero ci piacerebbe ci venisse fatta una proposta concreta, non soltanto le solite promesse non mantenute. Ad esempio, perché non mettere dei pannelli solari per contenere la spesa energetica? Tenga conto che quest’estate abbiamo speso circa 30.000 euro per mantenere i locali freschi… Troviamoci con l’Amministrazione, valutiamo insieme il da farsi. Noi siamo prontissimi a fare la nostra parte, ma ricordiamoci che lo stabile non è nostro e, se mai dovessimo decidere di sciogliere il Consorzio e dire al Comune “ora gestitevelo voi” li porremmo in grossa difficoltà.

E se invece, all’opposto, vi proponessero di comprare l’intera struttura?

So che anni fa era stata avanzata anche quell’ipotesi di cessione dello stabile. Sono cose che, ovviamente, debbono essere valutate con attenzione ma, se si facessero una proposta seria, con un prezzo non ‘sparato’, potremmo anche prenderla in considerazione. Sarebbe l’opportunità per diventare imprenditori, sistemando la struttura per rilanciarla come merita. Richiederebbe sicuramente molti soldi, ma saremmo disposti a parlarne.

 

Gabriele Massaro


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