È una delle anime belle di quella Canelli rampante anni ’70, che si conquistò un posto come distretto strategico nel territorio astigiano: Giancarlo Benedetti, presidente dell’Associazione Turistica Pro Loco Città di Canelli e rettore del Comitato Palio Città di Canelli, rappresenta una delle voci storiche a livello locale, uno di quegli sguardi che racchiude la consapevolezza di cosa è stata la Canelli del passato e la coscienza di cosa potrà essere la Canelli del futuro.
Lo abbiamo incontrato una mattina fredda ma carica di sole, in una sala riunioni del Comune di Canelli, messa a disposizione dall’assessore per il Turismo e la Cultura Giovanni Bocchino. Nonostante la non più verde età, Giancarlo ci mostra fin da subito una verve pungente ma appassionata, e risponde con grande disponibilità e ironia alle nostre domande sullo stato dell’arte delle Associazioni locali che da tempo dirige.
Il Palio, la passione che muove una vita
“Il Palio di Asti è sempre stata la mia passione. Da bambino il nonno mi metteva già sul cavallo da tiro. Per me è un orgoglio. Ho allevato cavalli, sono stato a Siena a fare dimostrazioni con dei cavalli addestratissimi: gli mancava solo la parola! E quindi ancora oggi supporto le spese del Comune [per il Palio, ndr.]”
Benedetti ci spiega infatti che l’organizzazione della partecipazione al Palio è estremamente costosa e vede spesso avvantaggiati i Borghi della Città di Asti rispetto ai Comuni della provincia. Il Comitato di Canelli, come altri comitati locali di Comuni medio-piccoli, limita le spese, ottimizzandole, e autofinanzia parzialmente i costi dei collaboratori – che arrivano anche da Siena – con l’effetto però di avere poca parte in commedia rispetto ai Borghi astigiani, che cominciano con largo anticipo e migliore capacità economica a pianificare e preparare la corsa.
Infatti, al contrario del Comune di Asti, che stanzia ogni anno somme importanti per i Comitati organizzatori dei Borghi, i Comuni della cintura provinciale supportano poco l’adesione all’evento, con le Associazioni che dispongono quindi di poco o nessun sostegno economico da parte dell’Ente locale di riferimento.
Per l’edizione del 2022 la Città di Asti ha inoltre chiesto ai Comuni di implementare il supporto economico alla realizzazione dell’evento Palio, e di rendersi maggiormente parte attiva nelle attività organizzative. “Con Rasero siamo amici, ma ogni tanto si comporta un po’ da “dittatore” [sorride, ndr.]. Far tirare fuori tutti quei soldi ad un Comune? Menomale che il nostro sindaco [Paolo Lanzavecchia, ndr.] è stato giustamente comprensivo e ha espresso delle perplessità. Oltretutto si era inizialmente aggiunta la spesa relativa alla partecipazione del mondo del Palio alla visita del Papa. Insomma, tra tamburini, vessilifero, rettore e damigella, sembra che non ci si renda conto di quanto sia costosa questo gioco per un Comune.”
34 anni da Rettore del Comitato Palio di Canelli
Ma facendo un passo a lato delle difficoltà odierne evidenti, nel tenere in piedi una tradizione tanto radicata quando poco riconosciuta a Canelli, non possiamo non perderci, almeno un po’, nel racconto di una vita dedicata a una passione, totalizzante e pura, che ascoltiamo dalle parole di Benedetti.
“Sono Rettore del Comitato da una vita. Con quest’anno ho compiuto 34 anni, più 5 anni con il Rettore Pulacini. Con lui ho iniziato, dietro le quinte, ed era severissimo nell’organizzazione. Ma erano altri tempi perché il Palio era molto sentito. Nel 1970, ’71, ’72, ’73 e nel ’74, quando l’abbiamo vinto, c’erano le mogli di professori, dottori, avvocati che tenevano molto a sfilare. Oggi a Canelli riusciamo a raccogliere sì e no una quindicina di persone: arrivare a 45 come ai tempi è impensabile! Menomale che la sartoria di Asti [che cura le sfilate per il Palio, ndr.] si occupa di tutto, perché diversamente non troveremmo i figuranti”.
“Io con Pulacini ero sempre addetto ai cavalli – ricorda -. Allora ad Asti si comprava cavallo e fantino con 250.000 mila lire, adesso fa quasi ridere! Oggi fare il Palio costa, lo dico sinceramente. Io poi vado ad Asti al Consiglio per l’organizzazione la prima volta e poi non vado più e perché? Perché non c’è più quell’attrito tra Comuni e Borghi… Una volta capitava che il Consiglio si protraesse fin dopo la mezzanotte, con delle battaglie e dei confronti che non finivano più! Oggi ci sono giovani in Consiglio che sembrano quasi sfilare perché sono Rettori, ma il sentimento del Palio, il senso vero dell’organizzazione, non lo conoscono più. E lo abbiamo visto ora con la polemica sul nuovo Capitano”.
Nonostante il ritratto poco roseo che ci propone rispetto all’affezione delle nuove generazioni verso il Palio, si mostra orgoglioso del dirci che da 10 anni è affiancato da Michele Mazzeo, competente vicerettore, nelle molteplici attività che il Comitato mette in atto ogni anno.
“Se non avessi lui di spalla avrei già smesso da un pezzo, per problemi di salute. Ho una certa età, anche se mi dicono che non li dimostro! Ma vado avanti comunque perché ho sempre la passione del Palio: quando siamo alla vigilia della corsa, con la benedizione del cavallo e del fantino, e le prove che facciamo, mi sembra di ringiovanire! Insomma, mi entusiasma e mi sento di nuovo giovane. Ma vedo che la mia battaglia per partecipare al Palio e sempre più dura, anche se il Sindaco è paliofilo ma deve pur sempre fare i conti. E quindi ci autofinanziamo per quanto possiamo. Quest’anno ha corso Bruschelli, ma Bruschelli non è l’ultimo fantino, va pagato. Nel Comitato siamo una trentina ma è difficile far partecipare tutti economicamente.”
E i giovani? Purtroppo non pervenuti. Coinvolgere la comunità a tutto tondo non è cosa semplice e farlo con uno stile comunicativo adatto, che sappia trasmettere anche tutto l’entusiasmo del fare e la capacità di appassionare della tradizione, richiede uno sforzo ulteriore e allo stesso tempo una buona ricettività del territorio.
“Quest’anno ci credevo. Abbiamo comprato 7mila euro di biglietti perché pensavo in un buon piazzamento. E invece, dieci partenze false… Quei biglietti servivano per far scendere i canellesi in pista a festeggiare in caso di buon piazzamento nella corsa, per far vedere che ci teniamo e quanto siamo agguerriti.”
Anche se la partecipazione dei cittadini sembra tutto fuorché calda: “Sono freddini. Alla benedizione del cavallo ci sono sempre solo i miei sostenitori dai tempi in cui non ero ancora Rettore. Riesco ogni anno a trovare trai 15 e i 20 figuranti, anche giovani, ma poco più. Per il resto ci pensa la Principessa Valentina [laboratorio di Asti n.d.r.] da trent’anni a trovare per Canelli partecipanti alla sfilata e a confezionare i costumi. Oltretutto noi coinvolgiamo i figuranti gratuitamente per invogliarli a esserci, e invece so che altri Comitati fanno pagare i figuranti per sfilare. I nostri non pagano.”
L’ultimo anno per vincere
“Con grande sostengo del nostro sindaco, sarò ancora Rettore per il 2023, vorrei però annunciare che intendo chiudere con quest’anno questo percorso, perché attualmente per me il Palio è diventato un peso. Sia finanziario che fisico, come mole di lavoro. Ma vorrei, chiudendo, riportare a Canelli il ricordo di una vittoria. Penso di sì, che questo sarà il mio ultimo anno.”
Giancarlo ce lo comunica non senza commozione, dettaglio dal quale traspare tutto l’amore che lo muove ancora per la passione ancestrale trasmessagli dal nonno e coltivata con tanta devozione.
“Vorrei provare a parlare a tutti gli industriali di Canelli per trovare contributi a sostegno del Comitato. Ci vorrebbe però l’intercessione del sindaco.” Questo l’appello al tessuto industriale della città, per continuare a tenere viva l’attività dell’Associazione. L’auspicio è quello di ritrovare un sentimento condiviso di festa e lo spirito sportivo della competizione.
Storie da una Pro Loco da rinnovare
Voltando pagina nella nostra chiacchierata, Benedetti ci parla poi della Pro Loco di Canelli, che presiede da sempre.
“Anni fa durante le manifestazioni a Canelli facevamo da mangiare a pranzo, nel nostro tendone, mai più allestito, per 250 persone su due turni, 500 persone. Oggi non più… Ma quanto andiamo a Nizza Monferrato, e siamo ancora attrezzati, serviamo comunque 2 quintali e mezzo di agnolotti!
Una volta organizzavamo anche il Carnevale ma ci hanno tolto la possibilità di farlo. E si potrebbe fare anche oggi, moderno naturalmente ma ugualmente bello. Ai tempi, quando c’era il Carnevale a Canelli, spostavano di data il Polentone di Cassinasco!”
“Siamo partiti nel 1986 curando noi tutte le manifestazioni – ricorda ancora Benedetti –, perché c’era Sindaco il Cavaliere Renato Branda, e nei suoi dieci anni di mandato c’è stato il boom della nostra Pro Loco. Erano tutti così pieni di inventiva… Oggi ci siamo ridotti a una “specializzazione”, la farinata: abbiamo infatti attualmente sei forni a legna per cucinarla. E negli ultimi anni in cui abbiamo partecipato alle Sagre battevamo per affluenza anche Nizza!”
L’arte segreta della farinata
“Abbiamo imparato a fare la farinata per Bosio, Sindaco di Acqui. Ero allora un personaggio conosciuto, ho sempre aiutato tutti per come potevo, e così un giorno mi portò a conoscere un “decano” della farinata proprio ad Acqui. Questo qui ci fece vedere i procedimenti e, su insistenza di Bosio, mi diede le dosi “segrete” per fare la farinata. Così abbiamo iniziato a farla sul serio. Siamo stati a Torino in Piazza San Carlo, davanti alla statua del Cavallo, e in quell’occasione ho detto ai miei “Fotografatemi perché a Torino non verremo mai più!”. Poi siamo andati in mezzo Piemonte e addirittura in Liguria, ad Albenga in borgata Castelbianco. Qui ci siamo sentiti direi “Saranno piemontesi, ma ci insegnano a noi a fare la farinata!” E non scherzo. Insomma, siamo stati dappertutto e continuiamo attualmente a fare la farinata dove ci richiedono. Ma qui a Canelli per le manifestazioni troviamo purtroppo sempre un muro. E allora andiamo a Nizza alla Corsa delle Botte e cuciniamo lì.”
E qui fa una brevissima digressione su quella che un’altra sua grande passione: i rally: “Questo è un altro mio fiore all’occhiello: facevo i rally e dall’86 lottiamo sempre per essere primi al rally di marzo!”
“Tornando a noi, la Pro Loco è vecchia, quelli che mi seguono hanno quasi tutti la mia età. I giovani ci sono ma si vedono poco perché il lavoro è tanto e non sempre c’è la voglia e la possibilità di impegnarsi a farlo. Quindi il grosso del lavoro lo fanno sempre “i vecchi”, e questo è un grande problema. Inoltre il Covid ha portato tante pro loco a non avere più soldi: per tenere in piedi un’associazione ci vogliono fondi, bisogna pagare le tasse e non possiamo autofinanziarci per sempre per esistere.”
Quale futuro per le Sagre?
“Non abbiamo più partecipato al Festival delle Sagre, perché esonerati per una presunta scorrettezza [avrebbero somministrato cibo prima dell’inizio ufficiale dell’evento n.d.r.]. Abbiamo venduto la casetta e il trattore perché non parteciperemo più. Alla prima edizione abbiamo pagato una quota di iscrizione, l’anno dopo è raddoppiata e quest’ultimo anno era davvero insostenibile. Che ci siamo degli incassi è fuor di dubbio, noi eravamo addirittura in procinto di comprare altri due forni. C’è da trottare due giorni ma il guadagno c’è. Io auguro alla Camera di Commercio di avere fortuna nel trovare le pro loco che cercano per il 2023. So che hanno lavorato molto quest’anno ma c’è il problema della piazza Alfieri che, come posto, non è adatto, troppa gente in uno spazio piccolo.”
Nuove parole per una nuova Pro Loco
Con tutta la perplessità da parte di Giancarlo Benedetti sulle sorti del Festival, si chiude il nostro incontro lui. Gli facciamo gli auguri per quest’ultimo anno di rettorato, che sarà certamente intenso a prescindere dai risultati che darà.
Rimane nell’aria lo stupore per la forza che anima ogni sua azione e allo stesso tempo l’amarezza per il poco riscontro di affetto e interesse, soprattutto verso il Palio ma anche verso la realizzazione degli eventi locali, da parte dei cittadini e in special modo dai ragazzi.
Servirebbe forse una diversa apertura, una disponibilità maggiore a raccontare cosa succede dietro le quinte di un evento, quanto e quale il lavoro da fare – non scontato – ma anche la bellezza del riunirsi nel tempo libero, a fare qualcosa di autentico per il proprio paese.
Servirebbe una voce nuova per spiegare quanto sia entusiasmante far parte di un’associazione come la Pro Loco, un linguaggio giovane per i giovani, magari fatto dalle nuove generazioni stesse, lasciate libere di innovare e di proporre nuove interpretazioni, sulla scia della tradizione ma senza tradirla. E perché non mantenendo la cifra ironica del presidente?
Lui, intanto, ci saluta calorosamente e sparisce nell’Ufficio di qualche assessore. Usciamo sorridendo, grazie Giancarlo.