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Attualità | 13 marzo 2023, 07:30

Decennale di pontificato per il Papa 'venuto dalla fine del mondo', ma con l'Astigiano nel cuore

Dall'elezione al Soglio di Pietro, avvenuta la sera del 13 marzo 2013, al 'ritorno alle origini' della visita astigiana del novembre scorso

L'arrivo del Papa a Portacomaro, immortalato da Merfephoto - Efrem Zanchettin

L'arrivo del Papa a Portacomaro, immortalato da Merfephoto - Efrem Zanchettin. A fine articolo, altri significative immagini (Merfephoto e Vatican News) relative la visita astigiana del Santo Padre

“Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo... ma siamo qui”

Erano le 20 del 13 marzo 2013 quando, a chiusura del secondo giorno di conclave indetto dopo le dimissioni di Papa Benedetto XVI, l’allora 77enne Jorge Maria Bergoglio pronunciò queste parole dalla loggia di San Pietro, mostrando al mondo intero il volto del 266esimo Papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma.

Nelle parole del neo eletto Pontefice, fino a poche ore prima Arcivescovo di Buenos Aires, vi era un evidente riferimento all’Argentina, Paese in cui il papa è nato il 17 dicembre 1936 e che ha fatto da sfondo ai principali eventi della sua vita ecclesiastica, ma il suo cognome palesò fin da subito delle chiare origini italiane.

O, più nello specifico, astigiane. Poiché, come abbiamo tutti avuto modo di apprendere nel corso di questi anni di pontificato, è proprio dalle nostre zone che nel 1928 suo padre Mario partì, insieme alla moglie Regina Maria Sivori, per andare a cercare fortuna in Argentina, dove Jorge Maria nacque 8 anni dopo, primo dei cinque figli della coppia.

Seppur nato e cresciuto “quasi alla fine del mondo”, il Sommo Pontefice non ha mai dimenticato le origini piemontesi della famiglia, un legame rafforzato dal rapporto con i cugini Franco Travo, Nella Bergoglio e Carla Rabezzana, che ha più volte incontrato durante le sue permanenze in Italia in veste di alto prelato e con cui ha mantenuto sempre un contatto telefonico.

Ed è stata proprio una felice ricorrenza che ha riguardato Carla Rabezzana, che l’8 novembre scorso ha compiuto 90 anni (CLICCA QUI per rileggere l'intervista), a fornire l’occasione per organizzare la visita papale che si è svolta in città, oltre che a Tigliole e Portacomaro (ovvero i due paesi in cui vivono i tre cugini) il 19 e 20 novembre scorsi.

Un evento unico, davvero irripetibile, nel corso del quale il Santo Padre ha ricevuto la cittadinanza onoraria della città (CLICCA QUI per rileggere l'articolo) e ha fornito, non solo ai fedeli, ulteriori testimonianze di grande umanità e ironia. Dall’incontro con gli amati parenti (CLICCA QUI per rileggere l'articolo) a quello con i disabili di fronte al Vescovado (CLICCA QUI per rileggere l'articolo), prima di recarsi in Cattedrale per officiare una messa solenne e conferire l’accolita all’unico seminarista della Diocesi astigiana (CLICCA QUI per rileggere l'articolo).

Al netto dei molteplici e rilevantissimi aspetti religiosi e umani della sua visita, vogliamo rimarcare i due principali momenti ‘di colore’ rimasti impressi nella memoria di molti, ovvero le mani e lo sguardo rivolti verso l’alto, in evidente segno di apprezzamento e stupore, all’ingresso in cattedrale e il saluto in piemontese (“Grazie per l’accoglienza. A l'a fame propri piasi' ancuntreve! Ch'a staga bin”) a conferma della piena realizzazione dell’intento annunciato alcuni minuti prima, ovvero di essere venuto ad Asti per “ritrovare il sapore delle mie radici”.

LA LETTERA DEL SINDACO IN OCCASIONE DEL DECENNALE

Radici cui fa sostanzialmente riferimento anche il sindaco Maurizio Rasero in una lettera (leggibile anche nell'allegato a questo articolo) inviata al Santo Padre in occasione del decennale di pontificato.

In cui, comunicandogli che Asti è una delle 10 città tra cui verrà scelta la Capitale Italiana della Cultura 2025, il primo cittadino scrive "sarebbe particolarmente emozionante ricevere da Lei un messaggio augurale che consenta di riflettere e cogliere l’importanza del percorso condiviso e possa rappresentare l’occasione per mettere a frutto, per la crescita delle nostre comunità, gli insegnamenti dell’esperienza fatta a prescindere dal risultato finale".

DAI PROBLEMI DI SALUTE GIOVANILI AL SOGLIO DI PIETRO

Ripercorrendo in estrema sintesi i momenti più rilevanti della vita del Papa venuto 'quasi dalla fine del mondo' è impossibile non citare la grave forma di polmonite che lo colpì appena 21enne e che il futuro Papa superò non senza molte tribolazioni. Nel marzo dell’anno successivo, ovvero del 1958, il futuro Papa, che fino ad allora si era mantenuto lavorando come perito chimico e svolgendo altri lavori saltuari, entrò in seminario e ricevette l’ordinazione presbiteriale il 13 dicembre 1969 con l’imposizione delle mani da parte dell’arcivescovo di Còrdoba. Dal 1973 al 1976 fu stato padre superiore provinciale dell’Argentina e rettore della Facoltà di Teologia di San Miguel.

Un altro passaggio fondamentale del suo Ministero episcopale risale al 20 maggio 1992, quando papa Giovanni Paolo II lo nominò vescovo ausiliare di Buenos Aires. La consacrazione episcopale risale al 27 giugno di quello stesso anno. Cinque anni dopo è stato nominato arcivescovo coadiutore della capitale argentina e il 28 febbraio 1998 è diventato primate d’Argentina a seguito della scomparsa del cardinale Antonio Quarracino.

Diventa cardinale nel febbraio 2001, nell’ambito di un concistoro ordinario pubblico nel corso del quale Papa Giovanni Paolo II creò 42 nuovi cardinali, prendendo possesso del titolo il 14 ottobre dell’anno successivo. Inoltre, dal 2005 al 2011, è stato capo della Conferenza Episcopale d’Argentina.

Successivamente, in seguito alla brusca interruzione del pontificato di Benedetto XVI, il Conclave apertosi nel pomeriggio del 12 marzo 2013 lo ha eletto Papa il pomeriggio successivo, al quinto scrutinio.

Gabriele Massaro

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