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Agricoltura | 10 maggio 2023, 10:30

Salviamo il grano italiano. Partita la petizione nazionale di Cia cui aderisce anche Asti

Speculazioni, calo dei prezzi e import fuori controllo, su change.org l’appello alla mobilitazione e le richieste al Governo. Nell'Astigiano si coltivano 18 mila ettari di cereali

Salviamo il grano italiano. Partita la petizione nazionale di Cia cui aderisce anche Asti

La petizione di Cia-Agricoltori Italiani per salvare il grano nazionale è stata avviata. Si tratta di una raccolta firme su change.org (https://chng.it/zVC8sWyT75) volta a tutelare e valorizzare il cereale e la pasta Made in Italy, e a contrastare le speculazioni commerciali che danneggiano produttori e consumatori. L'obiettivo è anche quello di opporsi alle importazioni incontrollate dall'estero e al falso grano straniero venduto come italiano. Questa azione è necessaria per contrastare le principali cause della crisi che sta colpendo le aziende del settore, come il crollo del valore del grano duro italiano e i costi di produzione insostenibili.

Cia lancia un appello alla mobilitazione nazionale per porre fine a questa situazione.

"Il grano duro - spiegano - è la principale coltura italiana e l'Italia è in cima alla classifica europea e vicina al podio a livello mondiale per la sua produzione. Tuttavia, nonostante questa vocazione, l'Italia è anche il secondo Paese importatore al mondo, dove i grani stranieri, a differenza di quelli italiani, seguono standard qualitativi, di salubrità e costi di produzione molto più bassi. Questo ha un impatto negativo sul prezzo del grano, che è il simbolo del Made in Italy".

"Oggi per coltivare grano duro ci vogliono circa 1.400 euro per ettaro - segnala Marco Capra, presidente di Cia Asti - con i prezzi attuali, i produttori non riescono nemmeno a coprire le spese perché sono costretti a vendere a 1.100 euro per ettaro (-300 euro). Quanto al prezzo, è sceso del 40% nelle ultime settimane, mentre quello della pasta sullo scaffale è aumentato in media del 30%. Senza interventi immediati, gli agricoltori italiani saranno costretti ad abbandonare la produzione per scarsa redditività".

Ecco perché, attraverso la petizione, Cia chiede al governo: il riconoscimento dei costi medi di produzione ai cerealicoltori e maggiori controlli sull’etichettatura, l’istituzione della CUN (Commissione Unica Nazionale) del grano duro per una maggiore trasparenza dei prezzi, il potenziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e industria, oltre all’avvio immediato del Registro Telematico dei Cereali.

Nell’Astigiano sono poco più di 18mila gli ettari coltivati a cereali, di questi circa 8000 sono di grano tenero e 7400 di mais.

"Per Cia, la situazione è sempre più inaccettabile e uno schiaffo sonoro all’agricoltura italiana. Serve da parte delle istituzioni ogni azione possibile per il monitoraggio, la trasparenza e la tutela della qualità e delle quantità di grano nazionale, utilizzato per la pasta e il pane che gli italiani consumano ogni giorno. Ma occorre anche dare forza, come agricoltori e cittadini, all’azione del governo per difendere il cibo italiano e salvaguardare la sovranità alimentare, affinché una pasta 100% Made in Italy sia veramente tale, senza possibilità di inganno per i consumatori". 

Comunicato stampa

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