A seguito delle recenti aggressioni verificatesi presso il carcere di Asti (CLICCA QUI e QUI per rileggere l’articolo), le sigle sindacali della Polizia Penitenziaria Sappe, Sinappe, Osapp, Uil Pa Pp, Uspp, Cgil e Cnpp hanno inviato una lettera al D.A.P. (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria), alla provveditrice regionale per l’Amministrazione Penitenziaria Rita Monica Russo e alla direttrice della Casa di reclusione di Asti Giuseppina Piscioneri. Ne riportiamo integralmente il contenuto.
Alla luce dei gravissimi episodi accaduti, dove in ventiquattro ore si sono verificate ben tre aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria, addirittura con ricovero del poliziotto, dopo quella accaduta circa una settimana fa, è inaudito che il Dipartimento nonostante abbia, lui stesso, emanato circolari che prevedono il trasferimento immediato dei detenuti che si rendono responsabili di aggressioni al personale operante negli Istituti Penitenziari, non si sia ancora pronunciato in merito al trasferimento dei facinorosi.
Più volte la Direzione ha richiesto il trasferimento di uno dei responsabili, presagendo nella richiesta quanto poi accaduto. Anche a seguito dell’Ispezione Ministeriale nell’Istituto, che avrebbe lasciato prescrizioni in merito, non si è provveduto ancora alla chiusura dei detenuti che si trovano sempre e comunque a girovagare nel caos più assoluto con il silenzio assenso di tutti, ad ogni livello e purtroppo anche con tensioni in atto.
Siamo spettatori dei consueti tira e molla della Direzione e l’Ufficio Preposto ai trasferimenti dei detenuti A.S. che alla fine portano al sacrificio del personale. A nostro avviso non è vero che spostando il detenuto si sposta soltanto il problema, poiché certi accadimenti avvengono dopo un’escalation di situazioni che si ripetono in un tempo più o meno breve e il trasferimento resetterebbe le problematiche instauratesi.
Per quanto sopra queste sigle già dal 20/11 attueranno una forma di protesta che inizierà con l’astensione della mensa, annunciando fin da ora la volontà di organizzare dei sit-in permanenti davanti l’Istituto con la convocazione giornaliera della stampa sino a che non arrivino risposte concrete e sensate.