In un periodo storico che definire tormentato è poco, tra guerre militari ed economiche che divorano risorse e speranze, il parlamentare europeo Gaetano Pedullà, del Movimento 5 Stelle, ha fatto tappa ad Asti per lanciare un messaggio chiaro: “Investire in armamenti oggi significa condannare il futuro dei nostri figli”.
L’appuntamento si è tenuto oggi, sabato 5 luglio, in via Aliberti 5, davanti a cittadini, attivisti e curiosi che non hanno voluto perdere l’occasione di ascoltare dalla viva voce di Pedullà la sua battaglia a Bruxelles.
“Più cannoni significa meno ospedali”
Pedullà è partito da un dato lampante: “Stiamo parlando di decine e decine di miliardi destinati alle armi, mentre in Italia ospedali chiudono, scuole cadono a pezzi e milioni di lavoratori guadagnano meno di 9 euro l’ora. Dove pensiamo di andare così?”
Il parlamentare europeo ha sottolineato con forza come il riarmo non renda più sicuri, ma solo più poveri: “Siamo dentro un meccanismo perverso che sottrae risorse alla sanità, al sociale, allo sviluppo delle imprese. E poi ci lamentiamo se i nostri giovani non riescono più nemmeno a pensare di comprare casa, come invece hanno potuto fare i nostri nonni e genitori.”
L’Europa e il rischio di tornare indietro
Pedullà ha puntato il dito contro le dinamiche dell’Unione Europea, sempre più trascinata – secondo lui – dalla strategia atlantica a guida USA e NATO: “Mentre ci raccontano che serve armarci per essere sicuri, la Germania si prepara a diventare il paese più armato del continente. Vi sembra che questa sia la strada per evitare altri conflitti? Sembra un déjà vu del secolo scorso"
Ha poi avvertito sui riflessi geopolitici: “Una Germania ultra-armata, se un domani dovesse cambiare vento politico, potrebbe farci rivivere scenari che la storia ci ha già consegnato e che non possiamo permetterci di ripetere.”
“Fondi di coesione dirottati sulle armi”
L’intervento di Pedullà si è fatto ancora più acceso quando ha spiegato come, nel bilancio europeo, vengano spostati soldi fondamentali: “Parliamo dei fondi di coesione, quelli con cui i nostri comuni pagano servizi essenziali, finanziano la formazione professionale, riducono il divario tra regioni. Oggi questi fondi stanno finendo a sostenere l’industria militare. Una follia totale.”
Il parlamentare ha ricordato un episodio che lo ha colpito profondamente: “Durante la guerra in Ucraina mi è capitato di trovarmi a Forte dei Marmi, un posto frequentato da oligarchi russi e ucraini. Li vedevo festeggiare insieme, stappare champagne da migliaia di euro mentre a morire erano i loro concittadini, i giovani mandati al fronte. Questa è la guerra: i ricchi festeggiano, la povera gente paga con la vita.”
Una battaglia da fare tutti insieme
Pedullà ha concluso invitando i cittadini a farsi sentire: “Non possiamo lasciare che la politica giochi solo sulle nostre teste. Anche i Comuni devono opporsi a questa deriva, perché saranno i primi a pagare il conto, tra meno servizi e più tasse.”
Un incontro che è stato più di un comizio: un invito a svegliarsi, a riflettere, a non dare per scontato che spendere miliardi in armi sia la soluzione ai mali del mondo. Come ha detto lui stesso, “Occorre spezzare questa catena, investire su formazione, salari dignitosi, certezze lavorative. Solo così avremo un’Italia e un’Europa più giuste, davvero sicure.”