Dopo la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna, e le discussioni all'interno del cosiddetto campo largo (leggi QUI) riceviamo e pubblichiamo un appello a firma delle liste civiche e dell'associazionismo astigiano in vista dell'appuntamento elettorale con le regionali.
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Le liste civiche astigiane unitamente all’associazionismo e al volontariato progressista lanciano un appello ai partiti del centro sinistra in Piemonte affinché siano superate rapidamente le divisioni che stanno caratterizzando il dibattito politico sulle prossime elezioni regionali. Occorre convergere su un programma di governo comune e una candidata o un candidato capaci di trovare una sintesi forte e unitaria. Battere le destre non solo è possibile, ma è un dovere, che diventa più urgente di fronte all’incapacità amministrativa e al carattere spiccatamente retrogrado che la Giunta Cirio esprime ogni giorno di più.
La condizione per superare le divisioni è lavorare su ciò che unisce un largo fronte che tenga insieme le forze progressiste di centro e, passando per il PD e il Movimento 5 Stelle, arrivi non solo ai partiti della sinistra più radicale, ma anche a circoli, associazioni, comitati e collettivi che, tramite volontariato e militanza, sono una costola essenziale della vita politica e sociale di questa regione. Solo una proposta unitaria può andare a recuperare la vasta area del non voto e di chi esprime sfiducia a causa delle continue divisioni nel campo largo progressista.
Il Piemonte ha avuto, negli ultimi 5 anni, uno dei peggiori governi della sua storia. Un modo di governare fondato sull’apparenza e sugli annunci, incapace di basare la propria azione amministrativa sulla programmazione e sulla progettazione degli interventi. La mancanza di strategia di governo emerge in ogni ambito dell’azione regionale. Tanti gli annunci, pochissime le realizzazioni e così la Regione Piemonte continua a dibattersi nei problemi irrisolti: strade, rilancio del trasporto pubblico, una seria politica ambientalista volta alla transizione green, ferrovie con il potenziamento delle tratte utili ai lavoratori e agli studenti, politiche del lavoro con l’incapacità di proporre una politica industriale piemontese che affronti la crisi locale del settore dell’automotive con il rischio di perdere gli ultimi segmenti produttivi e dell’indotto in regione.
A tutto questo si aggiunge il dramma e l’affondamento della sanità pubblica. Il governo di destra ha visto il progressivo sgretolamento di una sanità pubblica un tempo tra le migliori in Italia. In questo ambito Cirio, piagnucolando, ha cercato di attribuire, come di rito, le responsabilità ai suoi predecessori, ma l’andamento della sanità regionale è sotto gli occhi di tutti e, soprattutto, è subita dai settori più fragili e impoveriti della società che non possono pagare le prestazioni del privato. Le liste d’attesa per visite, accertamenti diagnostici ed interventi chirurgici sono insostenibili. Gli accordi per l’assunzione del personale non sono stati rispettati, al di là, ancora una volta, di mirabolanti impegni per il ripristino degli organici. A tutto questo si aggiunge il fallimento di gran parte dei manager scelti dalla destra per governare ASL e ASO. Scelte operate sulla base dell’appartenenza e della fedeltà politica anziché sulla competenza e sulle capacità manageriali.
Infatti i risultati si sono visti anche sul piano prettamente amministrativo: tutte le Aziende sanitarie sono in deficit. Appare poi vergognoso come, sul versante della legalità, molte Aziende sanitarie del Piemonte siano state investite da scandali e iniziative giudiziarie con continui cambi del management e pessimo andamento amministrativo e quindi sanitario delle Aziende stesse.
La pessima sanità, oltre al Presidente Cirio ha un responsabile ben preciso, l’Assessore regionale della Lega le cui dubbie capacità sono emerse fin dalla gestione del COVID e sono continuate con un modo di amministrare volto più ad una gestione clientelare, come dimostrato dai tanti Piani di Organizzazione contestati in tutte le Aziende, che non ad una seria programmazione degli interventi sui territori. E’ mancata una pianificazione dell’edilizia territoriale, della sanità domiciliare se ne parla solo nei convegni, gli organici sono allo stremo, non sono noti i progetti del PNRR che partiranno e i territori sono stati amministrati in una logica di campanile anziché nella effettiva risposta ai bisogni dei cittadini. Vogliamo che questo modo di gestire la sanità continui per altri 5 anni?
Le ragioni summenzionate ci sembrano più che sufficienti per spingere all’unità e alla sintesi programmatica un campo massimamente allargato del centro sinistra insieme al Movimento 5 Stelle. Sui partiti tradizionali grava una pesante responsabilità: auspichiamo che l’appello del mondo civico che rappresentiamo sia colto.
Gruppo consiliare UNITI SI PUO’
Gruppo consiliare AMBIENTE ASTI
Gruppo consiliare PRENDIAMOCI CURA DI ASTI
ASTI OLTRE