Ieri mattina, davanti al GIP del Tribunale di Milano, Luca Milani, con il pubblico ministero Leonardo Lesti, si è tenuta un’importante udienza preliminare che ha segnato un passo simbolico e concreto nella lotta contro l’antisemitismo. L’avvocato astigiano Luigi Florio ha depositato, in rappresentanza dell’Associazione Internazionale Giuristi Ebrei di Tel Aviv e del suo presidente, la richiesta di costituzione di parte civile nel procedimento penale contro Cecilia Parodi, attivista sarda accusata di gravi e reiterate diffamazioni via social contro la senatrice a vita Liliana Segre e contro "tutti gli ebrei e gli israeliani", con espressioni definite "agghiaccianti".
Il giudice ha accolto la costituzione, che si affianca a quella presentata dalla stessa senatrice Segre, rappresentata dall’avvocato Vincenzo Saponara (foro di Milano), e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, con l’avvocato Tommaso Levi (foro di Torino). L’imputata, difesa dall’avvocato Giuseppe Alvaro del foro di Locri, ha chiesto il giudizio abbreviato, che verrà discusso il 13 ottobre: un procedimento più rapido, senza dibattimento pubblico, che in caso di condanna consente lo sconto di un terzo della pena.
Una deriva pericolosa: l’antisemitismo che non si vergogna più
Ma oltre il dato giudiziario, è il contesto sociale e culturale che preoccupa Florio, da anni impegnato sul fronte giuridico della tutela delle comunità ebraiche. Il legale astigiano non nasconde il proprio timore: "Il fenomeno dell’antisemitismo è in crescita evidente. Dopo il 7 ottobre, data dell’attacco di Hamas a Israele, si è scatenata un’ondata che ha fatto emergere un odio latente, che adesso si manifesta senza più vergogna, anche al di fuori del dibattito sulla politica mediorientale."
Florio sottolinea come siano in corso "almeno 4 o 5 procedimenti penali in Italia, tra cui uno a Torino relativo a frasi gravissime dette durante l’occupazione universitaria, un altro che si è concluso con una condanna pecuniaria, e altri ancora in fase di indagine."
A conferma di questo clima avvelenato, l’avvocato cita anche la recente comparsa di manifesti antisionisti nella metropolitana milanese, ritenuti da molti osservatori intollerabili per i toni e i contenuti. "Io personalmente non li ho visti – racconta – Bisognerebbe capire se quei manifesti sono stati affissi regolarmente o meno, e chi ne è il mandante."
Critica sì, odio no: i confini del discorso lecito
L’avvocato distingue con forza tra la critica legittima alla politica israeliana e l’odio antiebraico: "È ovvio che si può e si deve criticare un governo, qualsiasi governo. Ma qui si passa il segno. Non si tratta di dire 'non condivido la linea di Netanyahu', ma di affermare di odiare tutti gli ebrei. È come se, criticando l’America, si arrivasse a dire che tutti gli americani vanno eliminati. Un’assurdità."
E rincara: "È inquietante come oggi vengano santificati persino i nemici dichiarati di Israele, come il regime iraniano, dimenticando che lo stesso governo degli ayatollah imprigiona le donne per un capello fuori posto. Ma appena attacca Israele, diventa un martire. Siamo al paradosso morale."
Secondo Florio, questo clima avvelenato non è solo un problema ebraico, ma un campanello d’allarme per l’intera democrazia. "Oggi tocca agli ebrei, domani a chi altro? Dobbiamo reagire adesso. E la giustizia può e deve fare la sua parte."
Per questo, conclude, "se episodi simili accadessero ad Asti o altrove, come associazione non resteremo a guardare. La memoria, quella che difendiamo quando parliamo di Liliana Segre, serve proprio a riconoscere i segnali del passato che tornano."