Villanova d’Asti si prepara a festeggiare il 40° anniversario dell’Infiorata, l’evento che trasforma il viale d’accesso al Santuario della Beata Vergine delle Grazie in una galleria d’arte floreale. Dal 21 al 27 luglio 2025, il programma sarà ricco di appuntamenti religiosi e culturali, con il Rosario recitato ogni sera alle 20.30 e la Santa Messa alle 21. Ma come è nata questa tradizione?
Le origini umili di un’idea straordinaria
Tutto ebbe inizio nel 1985, quando un gruppo di circa dieci donne, guidate da una semplice intuizione, decisero di abbellire la festa del santuario con ciò che la natura offriva. Tra loro c’erano Maria Giovenale, Pina Giovenale, Teresa Navone Bollito, Lenilde Ferrero, Teresa Soliman e altre appassionate del paese. Maria Giovenale, oggi 82 anni, racconta: "Uscendo dalla funzione delle sei, ci siamo dette: cosa possiamo fare? Non abbiamo soldi, non abbiamo nulla. Lenilde Ferrero, una signora carinissima, propose: ‘Possiamo fare qualcosa con i fiori’. Ma quali fiori? Quelli dei fossi!".
Così, armate di pazienza, raccolsero fiori gialli, viola e qualsiasi altra cosa trovarono nei giardini e nei terreni paludosi. Lavorarono tutta la notte, illuminate solo dai fari di due automobili (quelle dei mariti di alcune di loro), mentre sperimentavano forme e disegni. All’alba, il parroco don Bechis, sorpreso nel vedere gente al lavoro, scoprì con emozione il loro progetto. "Così è iniziata l’Infiorata", ricorda Maria.
L’evoluzione di una tradizione
Nei primi anni, le donne continuarono da sole, usando fiori freschi che però appassivano rapidamente. Col tempo, passarono ai fiori essiccati, ottenendo risultati più duraturi. "In 40 anni non abbiamo mai speso un soldo per acquistare i fiori", sottolinea Maria con orgoglio. Oggi, l’evento attira partecipanti da tutta la regione, ma lo spirito rimane lo stesso: quando ci si mette lì, si deve fare qualcosa lì, sul pavimento del viale.
Tra le figure storiche che hanno contribuito a creare e a tenere viva questa tradizione ci sono anche Pierino, marito di Lenilde Ferrero, e il marito di Teresa Navone Bollito, che, purtroppo, oggi non è più tra noi.
La memoria che unisce le generazioni
Per preservare questa storia, venerdì 18 luglio si è tenuto un incontro alla Confraternita dei Batù, dove infioratrici storiche e nuove generazioni si sono riunite per condividere ricordi. Silvana Baiotto, coinvolta nell’organizzazione, spiega: "Era un recupero della memoria. Tantissime persone, io compresa, non conoscevano la storia".
Tra i presenti, anche le tre ragazze che stanno lavorando a un’opera per il 26 luglio, ispirata al simbolo del Giubileo. "Loro imparano per imitazione", dice Silvana. L’assessore alla cultura Daniela Giudici ha proposto di scrivere un libro per documentare questa tradizione, seguendo le orme di Franco Tessiore, che già ne aveva parlato in un suo lavoro letterario.
Un futuro radicato nel passato
L’Infiorata oggi è un evento che unisce fede, arte e comunità, ma la sua forza sta nelle radici umili e nell’entusiasmo di chi l’ha creata. Come conclude Silvana: "È una cosa da film, ma è vera".