Nocciole: preoccupante situazione produttiva ed economica a causa del clima e della necessità di un maggior affinamento della tecnica colturale. A denunciarlo è Coldiretti Piemonte a fronte del fenomeno della cascola che si sta verificando in questi giorni sul territorio.
Il comparto in dieci anni ha avuto una crescita notevole in termini economici e di produzione, passando da 15 mila a quasi 28 mila ettari di superfici coltivate.
“Oggi più che mai è urgente una ricerca scientifica che svolga un ruolo strategico nell’andare ad approfondire tutte le variabili che stanno mettendo in ginocchio l’intero comparto – spiega Mauro Bianco, membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore corilicolo -. E’ fondamentale che la Fondazione Agrion concentri le proprie energie sulla ricerca scientifica, in particolare sulla cascola del nocciolo, mettendo fin da subito in campo delle prove che possano tenere in considerazione le molteplici variabili, chiedendo la disponibilità anche ad aziende agricole presenti sul territorio. Da ormai diversi anni il comparto si ritrova ad affrontare eventi climatici avversi, con l’alternarsi di fenomeni siccitosi prima, seguiti da piogge persistenti nel periodo primaverile”.
“Vista la situazione alquanto difficile per le imprese corilicole, giunte allo stremo, abbiamo chiesto alla Regione di attivare lo stato di emergenza per mettere in atto tutte le misure necessarie, comprese le risorse per un ristoro dei danni da mancata produzione. E’ urgente un sostegno alla corilicoltura e alle imprese che credono nelle produzioni di qualità, impegnandosi col loro lavoro a preservare i territori”, concludono Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale.
“Rispetto alla scorsa stagione, la produzione è superiore, ma si sta registrando una maggiore incidenza cascola" osserva il Responsabile Tecnico Coldiretti Asti Antonio Bagnulo. “Nel complessivo panorama corilicolo astigiano, tuttavia, continuiamo a registrare fenomeni differenziati, con noccioleti diversamente interessati dalla cascola. Per questo, si renderà oltremodo fondamentale mettere a terra il progetto di monitoraggio scientifico definito dalla Fondazione Agrion col finanziamento regionale, affinché si disponga di una letteratura scientifica puntuale riproducente evidenze altrettanto scientifiche, che ci aiutino a comprendere cos’è dirimente il successo piuttosto che all’insuccesso gestionale”.
Anche in questo caso, la prevenzione a livello agronomico si conferma di fondamentale importanza.
“Per ogni stagione, finita la raccolta, occorre prevedere interventi di concimazione organica equilibrata e, ad avvenuta caduta fogliare, provvedere ad operazioni di mondatura e di pulizia delle piante” ricorda Bagnulo anticipando i tempi. “Laddove si sono presentate situazioni di Mal dello stacco (Cytospora corylicola) si rende necessario eliminare le pertiche ammalate o rinnovare le piante totalmente compromesse. Necessario, inoltre, intervenire anche sulle piante affastellate con troppo lussureggiamento della vegetazione, aprendole e svasandole per fare entrare più luce e favorirne l’allegagione”.
Infine, particolare attenzione va riservata alla concimazione primaverile. “Sono da evitarsi concimazioni azotate troppo spinte, che arrecano disordine fisiologico, tanto più, in presenza di eventi piovosi, con gli apici che richiamano gli elementi nutritivi a discapito del frutto. Con la stessa attenzione, occorrerà intervenire con i microelementi come Boro e Zinco, che favoriscono la fruttificazione”.