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Cultura e tempo libero | 06 agosto 2025, 16:01

Il Museo del Colle Don Bosco entra nella rete MIPAM: tra i grandi custodi della memoria globale

Il Museo Etnologico Missionario di Castelnuovo Don Bosco tra i fondatori del network nazionale che valorizza il patrimonio extraeuropeo

Firenze, Venezia, Roma, Milano, Torino... e Castelnuovo Don Bosco. È questo l’elenco che, da oggi, accomuna grandi metropoli culturali italiane a un piccolo comune dell’astigiano, grazie all’ingresso ufficiale del Museo Etnologico Missionario del Colle Don Bosco nella rete MIPAM – Musei Italiani con Patrimonio dal Mondo, di cui è membro fondatore.

Un risultato importante, formalizzato il 10 giugno 2025 al Museo Stibbert di Firenze, dove si è concluso il percorso iniziato nel 2023 al MUDEC – Museo delle Culture di Milano, proseguito poi a Parma e Torino, e culminato nel lancio ufficiale del 14 luglio scorso. La rete MIPAM riunisce 26 musei italiani impegnati nella conservazione e valorizzazione di collezioni non europee. Obiettivo comune: promuovere il dialogo interculturale, la trasparenza nella gestione e la condivisione di buone pratiche museali.

Un piccolo museo tra i giganti

"Quello che più mi emoziona è che il Museo del Colle Don Bosco, su una collina dell’Alto Monferrato astigiano, in un comune di circa 3.000 abitanti, sia oggi membro fondatore di questa rete insieme a musei di città come Firenze, Milano, Roma e Venezia" ha dichiarato Letizia Pecetto, curatrice del Museo. "È una conquista che dà nuova visibilità alla nostra realtà, già da tempo riconosciuta a livello internazionale nel mondo salesiano, ma ora ancora più valorizzata attraverso una collaborazione nazionale strutturata."

La rete MIPAM rappresenta un'opportunità di crescita anche istituzionale, rendendo più agevole l’accesso a bandi e risorse. Inoltre, grazie al circuito, il museo parteciperà con i propri reperti alla mostra che il MUDEC di Milano dedicherà alla Terra del Fuoco in occasione delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.

Una storia lunga un secolo

La storia del Museo Etnologico Missionario del Colle Don Bosco, oggi noto anche con l’acronimo MEM, ha radici profonde. Risale al 1925, anno in cui Papa Pio XI indisse una grande mostra missionaria in Vaticano per il giubileo, chiedendo ai missionari di tutte le congregazioni di inviare oggetti e materiali dalle terre di missione. Il contributo salesiano fu tra i più importanti, tanto da meritare un articolo di elogio sull’Osservatore Romano del 31 agosto 1925. L'anno successivo, nel 1926, in occasione dei cinquant’anni delle missioni salesiane, la collezione venne trasferita a Torino-Valdocco, nella casa madre fondata da Don Bosco, dove fu allestita una grande esposizione missionaria.

Dopo la chiusura della mostra, i materiali furono conservati in un deposito a Valdocco, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. A quel punto, per proteggerli dai bombardamenti, vennero trasferiti ai Becchi, luogo natale di San Giovanni Bosco, oggi noto come Colle Don Bosco. 

L’allora Rettor Maggiore, Don Pietro Ricaldone, volle che lì nascesse un’esposizione permanente, e così fu. Gli oggetti furono inizialmente allestiti in una struttura provvisoria, finché il 1° febbraio 1988 venne inaugurata la sede attuale del museo. L’allestimento attuale, realizzato nel 2000, è stato arricchito con elementi multimediali e aggiornamenti nel 2016.

Una collezione che racconta la vita

Il museo oggi custodisce circa 10.000 reperti, provenienti da America Latina, Asia, Africa e Oceania. Di questi, circa un decimo è esposto, mentre il resto è conservato in deposito per esigenze di conservazione o per essere prestato a mostre temporanee.

Gli oggetti sono suddivisi per area geografica e rappresentano testimonianze di vita quotidiana: utensili da lavoro, stoviglie, abiti, ornamenti, maschere, strumenti musicali, oggetti rituali. Tra i più rari e preziosi ci sono le casse in foglie di banano dall’Amazzonia, che un tempo custodivano gli ornamenti cerimoniali dei clan, e la collezione dell’etnia Bororo del Mato Grosso, seconda al mondo per numero di pezzi dopo quella ospitata in Brasile. Di grande rilievo anche la raccolta proveniente dalla Terra del Fuoco, tra le più importanti al mondo insieme a quella del Museo delle Civiltà di Roma.

"Sappiamo che la maggior parte degli oggetti in esposizione arrivano da donazioni ricevute dai missionari per il loro operato, oppure da scambi con beni portati dall’Europa", spiega Pecetto. "I più antichi sono quelli della Terra del Fuoco: cesti, ornamenti, culle, utensili che hanno attraversato il tempo e che oggi rappresentano un prezioso frammento della memoria di quei popoli."

Un museo vivo e accessibile

Il MEM è ad ingresso gratuito ed è visitabile sia liberamente che con visita guidata. Rappresenta un punto di riferimento per scolaresche, ricercatori e pellegrini, ma anche per antropologi e studiosi da tutto il mondo. I suoi reperti vengono frequentemente richiesti in prestito per mostre nazionali e internazionali.

"Il museo non è una cosa morta – afferma Pecetto – e non deve essere visto così. Gli oggetti esposti raccontano storie, parlano. Sta a noi voler ascoltare. Ai ragazzi, ma anche agli adulti, dico sempre di non passare con indifferenza davanti alle teche: ogni oggetto è una lezione, ogni visita un arricchimento."

La curatrice lavora al museo dal 2001, e da oltre tre anni se ne occupa in autonomia, seguendo sia l’attività museale che la conservazione della collezione. Ad ottobre parteciperà al convegno di Roma per i 150 anni delle missioni salesiane, per raccontare il significato e il valore del museo, oggi e nel futuro.

Orari e contatti

Il Museo è aperto dal martedì al sabato dalle 10 alle 12 e dalle 14:30 alle 18 (ultimo ingresso alle 11:45 e 17:45); domenica e festivi dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 14 alle 18 (ultimo ingresso alle 12:15 e 17:45). Durante l’orario invernale la chiusura è anticipata alle 17 nei giorni feriali e alle 17:30 nei festivi. Chiuso il lunedì.

Non è richiesta la prenotazione, ma è possibile contattare il museo per maggiori informazioni o per organizzare visite guidate, scrivendo a museo@colledonbosco.it o chiamando lo 011.9877229.

Francesca Mezzogori

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