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Sanità | 03 settembre 2025, 16:01

Crisi infermieri: ad Asti 20 posti scoperti su 75 disponibili

Stipendi inadeguati e turni gravosi allontanano i giovani dalla professione. Montana (NurSind Asti): "Servono interventi strutturali immediati"

Gabriele Montana Nursind

Gabriele Montana Nursind

La crisi della professione infermieristica in Piemonte si aggrava anno dopo anno, e Asti non fa eccezione. I dati parlano chiaro: nella facoltà di Infermieristica astigiana sono arrivate solo 55 domande di ammissione a fronte di 75 posti disponibili per il nuovo anno accademico, lasciando scoperti ben 20 posti che avrebbero dovuto formare i futuri professionisti sanitari.

Il trend negativo che caratterizza l'intero Piemonte trova conferma anche nella provincia astigiana, dove nonostante gli sforzi dell'Uni-Astiss per promuovere il corso - compreso l'allestimento di uno sportello informativo dedicato e incontri nelle scuole superiori - non si riesce ad attrarre un numero sufficiente di giovani verso questa professione.

Il quadro regionale sempre più preoccupante

A livello regionale, la situazione è ancora più drammatica. Se nel 2024 le iscrizioni erano già 123 in meno rispetto ai posti disponibili, nel 2025 si registra un ulteriore peggioramento con 190 iscrizioni in meno sui 1.176 posti messi a disposizione dalle università piemontesi.

"Una crisi profonda ormai acclarata che necessita di essere affrontata alla radice con azioni e investimenti importanti", dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale del NurSind. "L'effetto determinerà gravi criticità sul nostro sistema sanitario in considerazione del fatto che le entrate compenseranno solo in minima parte le molte uscite".

Le cause di una professione sempre meno attrattiva

Secondo Gabriele Montana, segretario NurSind Asti, le ragioni di questa disaffezione sono chiare: "Il motivo principale è la mancanza di attrattività della professione infermieristica a causa di due aspetti fondamentali: quello economico - lo stipendio attuale non è adeguato alle competenze, l'impegno e le responsabilità richiesti - e troppi sono i rischi durante ogni turno lavorativo".

Gli infermieri, infatti, spesso diventano "il bersaglio per lo sfogo di utenti sempre più insoddisfatti", in un contesto lavorativo già di per sé complesso. A questo si aggiunge un percorso di studi molto duro e impegnativo che, una volta concluso, porta a un impiego caratterizzato da turni notturni, lavoro nei weekend e giorni festivi.

Una professione indispensabile ma sottovalutata

La paradossale situazione vede da un lato una facile occupabilità - chi si laurea in infermieristica trova quasi subito lavoro - dall'altro una scarsa valorizzazione sociale ed economica della professione. Come sottolinea Montana: "Tutti noi, utenti e sanitari, sappiamo che non può esistere e funzionare una Sanità senza infermieri".

I servizi sanitari, pur con importanti criticità, possono continuare a funzionare anche in assenza di altre figure professionali, "ma senza gli infermieri rischiano di chiudere o non nascere proprio, nel caso della riforma territoriale", avverte Coppolella.

L'allarme per il futuro della sanità

Mentre per alcune specializzazioni mediche si intravede un miglioramento futuro, "per gli infermieri nulla ancora si muove nel concreto". Il segretario regionale NurSind chiede alla Regione Piemonte "un focus dedicato che metta in campo azioni e risorse, non solo per attrarre i giovani ma anche per evitare fughe o dimissioni che peggiorano ulteriormente la situazione".

Le motivazioni alla base della crisi sono molteplici: condizioni di lavoro difficili, responsabilità elevate, mancanza di riconoscimento sociale, stipendi inadeguati e una difficile conciliazione tra lavoro e vita privata.

"Servono interventi strutturali e immediati", conclude Montana, "perché mentre il dibattito continua su temi certamente importanti, si sta lasciando da parte quella che riteniamo essere una delle priorità più importanti del nostro sistema sanitario".

La sfida è complessa ma urgente: senza un'inversione di tendenza, il sistema sanitario piemontese - e quello astigiano in particolare - rischia di trovarsi privo delle figure professionali più essenziali per il suo funzionamento.

Redazione

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