La realtà è assurda in sé, o siamo noi a darle senso per non pensare alla morte? Forse, entrambe le cose o forse nessuna delle due.
In “Rosencrantz e Guildenstern sono morti”, Tom Stoppard scrive una storia di incredulità e metateatro raccontata attraverso gli occhi di due personaggi minori dell’Amleto di Shakespeare, che porteranno, questa sera, un'aria surreale al Cinema Teatro Sociale di Nizza Monferrato, che apre così la propria stagione teatrale.
Per la regia di Alberto Rizzi, il pubblico vedrà sulla scena Francesco Pannofino e Francesco Acquaroli, nei panni del duo protagonista, insieme a Paolo Sassanelli nel ruolo di Capocomico, affiancati da Andrea Pannofino e Chiara Mascalzoni.
Come raccontato da Paolo Sassanelli, la rappresentazione sarà capace di offrire al pubblico momenti particolari, unendo la genialità del testo di Stoppard con la fisicità tipica del teatro italiano.

(Paolo Sassanelli )
Intervista a Paolo Sassanelli: “Un demone giullare che gioca con Rosencrantz e Guildenstern”
L’opera di Tom Stoppard è sempre differente, in ogni luogo in cui è stata rappresentata. Com’è affrontare questo testo in un adattamento pensato per il pubblico italiano?
Credo che l’adattamento italiano esista da molto tempo. Per me è stato facilissimo farlo perché è un testo molto bello e anche molto divertente. La regia di Alberto Rizzi ci ha consentito di rendere le cose sempre più facili e, naturalmente, abbiamo giocato sulle corde della commedia, perché sono scritte. Ma non ci sono solo le corde della commedia: ci sono anche delle cose sorprendentemente interessanti, molto curiose, molto particolari, e quindi siamo felici di questo.
Proprio dal punto della commedia, mi soffermerei sul suo personaggio, il Capocomico, che sembra una sorta di bilancia rispetto a Rosencrantz e Guildenstern, quasi l’unico a mantenere un senso di realtà, dove la realtà, forse, non esiste. È d’accordo?
La cosa è questa: il mio personaggio è difficile da definire semplicemente in due parole. Non sappiamo se quello che dice è vero o se sia il frutto di qualcosa pensato per giocare sulle paure, le angosce e i dubbi che tormentano continuamente Rosencrantz e Guildenstern, sulle domande che si pongono. E quindi è, sì, qualcosa di particolare; però, in questo spettacolo, tutti i personaggi - tranne la corte di Amleto - sono stati utilizzati da Shakespeare come espediente per gli attori, per portare avanti il progetto di Amleto, per smascherare Claudio e il suo crimine; mentre Rosencrantz e Guildenstern sono veramente due povere vittime, trascinate in una situazione di cui non sono neanche molto consapevoli, e che li vede protagonisti di un percorso che li porterà a farsi solo domande, domande, domande… e con pochissime risposte.
In qualche modo, il mio personaggio sembra avere delle risposte, ma forse non ne ha nemmeno lui. È una sorta di demone giullare che gioca con Rosencrantz e Guildenstern, come se fosse un Deus ex machina: sa esattamente come stanno le cose… forse. Questo non viene mai chiarito né spiegato da Tom Stoppard, rendendo il personaggio inquietante, divertente e molto particolare.
Sotto questo aspetto, il suo personaggio sembra l’unico, rispetto agli altri due, a mantenere una sorta di maschera. Forse è un termine improprio in questo contesto, ma è come se recitasse a sua volta una parte: una figura metateatrale, in un certo senso. È così?
Sì, questo assolutamente. Ma credo che Stoppard si sia molto divertito quando era giovane - ha scritto questo testo che aveva 25 anni o forse anche meno - e quindi stiamo parlando di un genio della scrittura teatrale che si è rivelato, giovanissimo, essere un grandissimo talento.
Per concludere, mi piacerebbe sapere come ha reagito il pubblico nelle precedenti rappresentazioni di fronte a questa comicità che, a tratti, diventa anche un po’ malinconica.
Il pubblico si diverte tantissimo. La nostra versione predilige soprattutto l'aspetto divertente, ludico, di commedia, e quindi il pubblico poi non ha neanche il tempo di annoiarsi. È così rapida tutta la nostra sequenza che lo spettatore si diverte tantissimo e alla fine è grato, perché ha passato un'ora e mezza completamente travolto da tutta la narrazione di questa storia incredibile.

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