Asti si conferma la città piemontese dove la tassa sui rifiuti pesa di più sulle famiglie, ma arriva un primo segnale di inversione di tendenza. Secondo il Rapporto 2025 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, una famiglia astigiana spenderà quest'anno in media 425 euro per la Tari. Una cifra che stacca nettamente tutti gli altri capoluoghi: Torino si ferma a 377 euro, Alessandria a 370, mentre la virtuosa Cuneo chiede ai suoi cittadini appena 249 euro.

Un calo "solitario" in una regione che rincara
Il dato, seppur pesante in termini assoluti, nasconde però una notizia positiva: Asti è l'unico capoluogo piemontese a vedere la tariffa diminuire rispetto all'anno precedente. Mentre nel resto della regione i costi aumentano mediamente del 3,3% – con picchi del +10,6% a Verbania e del +6,6% a Novara – la bolletta astigiana scende del 2,4% (era 435 euro nel 2024).
Un risparmio di 10 euro che non basta a togliere ad Asti la "maglia nera" dei costi, ma che va letto nel contesto di un'Italia dove i rincari sono stati quasi ovunque la regola.
Il nodo della differenziata
Resta aperta la questione dell'efficienza ambientale. Asti registra una raccolta differenziata al 66,5% (dati 2023), un valore in lieve calo e inferiore alla media regionale del 67,9%.
Il confronto con le altre realtà piemontesi è impietoso:
Biella e Verbania viaggiano verso il 77% di differenziata.
Novara unisce l'utile al dilettevole: è una delle città meno care (254 euro) e più virtuose nel riciclo (77,2%).
Alessandria resta fanalino di coda sia per costi elevati (370 euro) sia per una differenziata ferma sotto il 48%.
La fotografia scattata dal rapporto è chiara: Asti paga ancora lo scotto di una tariffa molto alta rispetto alla media del Nord Italia (290 euro), ma è l'unica a muoversi in direzione ostinata e contraria sui prezzi. La sfida per il futuro sarà mantenere questo trend discendente, agganciandolo però a un deciso miglioramento nelle percentuali di recupero dei materiali.














