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Cultura e tempo libero | 17 febbraio 2020, 12:29

Si va verso il tutto esaurito all’Alfieri per lo spettacolo con Leo Gullotta

L’apprezzato attore siciliano sarà protagonista, domenica sera, di “Bartleby lo scrivano”

Leo Gullotta in una foto di scena (ph. Luca Del Pia)

Leo Gullotta in una foto di scena (ph. Luca Del Pia)

La Stagione Teatrale dell’Alfieri, realizzata dal Comune di Asti in collaborazione con la Fondazione Piemonte dal Vivo, prosegue con un ennesimo tutto esaurito: domenica 23 febbraio, alle 21, Leo Gullotta sarà il protagonista di “Bartleby lo scrivano”, di Francesco Niccolini, liberamente ispirato al racconto di Herman Melville, con la regia di Emanuele Gamba, Arca Azzurra Produzioni. Sul palco con lui Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti e Lucia Socci.

Lo spettacolo

È una giornata qualunque nello studio di un avvocato, un uomo buono, gentile, così anonimo che non ne conosciamo nemmeno il nome. Ogni giorno scorre identico, noioso e paziente, secondo le regole di un moto perpetuo beatamente burocratico. L'ufficio è spoglio, le pareti alte e grigie. Anche le finestre sono alte e irraggiungibili. Tutto si ripete come in uno di quegli orologi per turisti che si trovano nelle piazze della città antiche: il tempo viene scandito da un balletto senza senso, ma soprattutto senza inizio e senza fine. In questo ufficio popolato da una curiosa umanità – due impiegati che si odiano fra di loro e cercano di rubarsi l'un l'altro preziosi centimetri della scrivania che condividono, una segretaria civettuola che si fa corteggiare a turno da entrambi ma che spasima per il datore di lavoro, e una donna delle pulizie molto attiva e fin troppo invadente – un giorno, viene assunto un nuovo scrivano. Ed è come se in quell'ufficio sempre uguale a se stesso da chissà quanto tempo, fosse entrato un vento inatteso, che manda all'aria il senso normale delle cose, e della vita.

Bartleby, uno scrivano, copia e compila diligentemente le carte che il suo padrone gli passa. Finché un po' di sabbia finisce nell'ingranaggio e tutto si blocca. Senza una ragione. Senza un perché. Un giorno Bartleby decide di rispondere a qualsiasi richiesta, dalla più semplice alla più normale in ambito lavorativo, con una frase che è rimasta nella storia: “Avrei preferenza di no”. Solo quattro parole, dette sottovoce, senza violenza e senza senso, ma tanto basta. Un gentile rifiuto che paralizza il lavoro e la logica: una sorta di inattesa turbolenza atmosferica che sconvolge tanto l'ufficio che la vita intima del datore di lavoro. Da quel momento Bartleby si spegne.

Sta inerte alla scrivania, poi in piedi per ore a guardare verso la finestra; smette di uscire durante le pause, non beve, non mangia, arriverà a dormire di nascosto nell'ufficio, preoccupando (prima, e impietosendo poi) il suo principale che non riesce a farsi una ragione di quel comportamento. Il fatto è che Bartleby, semplicemente, ha deciso di negarsi, e ci lascia spiazzati: in lui nessuna aspirazione alla grandezza, solo rinuncia. In barba ai vincenti, ai sorrisi a trentadue denti, agli eternamente promossi e ai trend di crescita. Come se lui, il povero Bartleby simbolo della divina povertà, portasse sulle sue spalle il lutto per le titaniche e deliranti ansie di vittoria ed espansione del nostro mondo.

Ultimissimi biglietti disponibili (21 euro platea, palchi, barcacce, 16 euro loggione). Per informazioni e prenotazioni 0141/399057 o 399040, biglietteria Teatro Alfieri, aperta dal martedì al venerdì dalle 10,30 alle 16,30, e il giorno dello spettacolo a partire dalle 15.

Prima dello spettacolo, come di consueto, la Nims - Gruppo Lavazza, che ha avviato una collaborazione biennale con il Teatro Alfieri, offrirà il suo caffè agli spettatori nel foyer.

 

Redazione

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