La prevenzione come azione non più rinviabile della “cura”. La necessità di fare gioco di squadra. Uno strumento per “accogliere” nel modo più giusto e sostenibile
Ci sono tanti modi per agire concretamente nell’opera di salvaguardia del territorio ma finora ne sono stati attuati ben pochi e i danni all’intero sistema nazionale del suolo e delle acque sono sempre più consistenti e sempre più difficili da “risarcire”.
E’ con tale consapevolezza che la Cia nazionale ha elaborato, dopo la Carta di Matera del 2011 e il documento sul “Territorio come destino” di due anni fa, un Progetto di manutenzione infrastrutturale del territorio nazionale all’interno del quale il ruolo dell’agricoltura e degli agricoltori è ancora una volta fortemente strategico per arginare i fenomeni di erosione, frane, alluvioni e, più in generale del sempre più evidente dissesto idrogeologico che caratterizza vaste aree del paese.
Il documento, che si è auspicato possa essere discusso ed approvato come Ordine del giorno dai consigli dei Comuni astigiani, è stato presentato mercoledì a Castelnuovo Calcea, ai sindaci della provincia durante un affollato incontro a cui sono stati presenti, tra gli altri, l’architetto Andrea Capellino, il prof. Marco Devecchi, il dr. Alberto Mossino ed il presidente regionale della Cia, Gabriele Carenini.
Animato e propositivo il dibattito in cui sono state avanzate numerose proposte “sostenibili” con particolare riferimento alla necessità di prevenire piuttosto che riparare a “guasto avvenuto”, una tesi sostenuta da Marco De Vecchi e Ernesto Doglio Cotto, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Ordine degli Agronomi astigiani: “l’opera di prevenzione costa un centesimo di quanto pesi sui bilanci pubblici quella di riparazione, perché allora non sostenere con queste risorse un lavoro che potrebbero fare con grande perizia ed esperienza gli agricoltori?”. “Il nostro paesaggio è molto bello – ha affermato Andrea Capellino e va conservato nel suo aspetto naturale perché è proprio in questo modo che riesce ad attrarre correnti turistiche consistenti e portatrici di reddito”. Su un versante meno indagato ma sempre sulla linea del lavoro di squadra e della necessità di un’azione comune tra istituzioni e agricoltura, chiesto con grande convinzione dal presidente provinciale Cia, Alessandro Durando, la testimonianza di Alberto Mossino del Piam che ha spiegato come i lavori di manutenzione del territorio siano uno dei modi più efficaci per attuare un’accoglienza corretta e fruttuosa degli immigrati.
Sulle non indifferenti difficoltà che incontrano i Comuni nel tentativo di fare manutenzione sui territori di competenza, ma anche delle iniziative che comunque sono state messe in atto in questi anni, in particolar modo dalle Cantine sociali, sono intervenuti Andrea Ghignone, sindaco di Moasca e presidente Cantina Sei Castelli, Renzo Giordano, presidente Cantina di Vinchio e Vaglio Serra e Mario Coppa, assessore del Comune di Castagnole Lanze.
A concludere l’incontro è stato il presidente regionale Cia, Gabriele Carenini, che ha lanciato un appello perché sul tema manutenzione, ma anche su quello della gestione della fauna selvatica diventata un altro e non secondario aspetto di mancata cura del territorio,si trovi la totale comunità di intenti di tutti gli attori coinvolti, candidando fin da subito la Cia e comunque tutti gli agricoltori a svolgere un ruolo determinante per contrastare il sempre più preoccupante fenomeno del, nel senso più ampio del termine, dissesto idrogeologico del paese.
Per giusta informazione, questi sono i punti principali su cui si articola il Progetto di manutenzione infrastrutturale del territorio nazionale:
- Politiche e interventi orientati al governo del territorio.
- Azioni che possano favorire e sviluppare politiche di filiera a forte vocazione territoriale.
- Nuove e più incisive politiche di gestione della fauna selvatica.
- Un rinnovato protagonismo degli Enti locali sul fronte della politica agricola comune.
- Specifiche politiche d’integrazione al fine di favorire processi di ricambio generazionale e salvaguardare l’assetto socio-economico dei territori rurali.