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Cultura e tempo libero | 26 novembre 2018, 19:25

Mariachiara Squassino: sono partita da "Un posto bellissimo" e ho incontrato "L'amica geniale"

Alla vigilia della messa in onda, in prima serata su Rai Uno, dell'attesissima fiction diretta da Saverio Costanzo, abbiamo intervistato l'astigiana Mariachiara Squassino che ha lavorato sul blindatissimo set

Un selfie di Mariachiara sul set casertano de "L'amica geniale" per il quale è stato ricostruito un intero quartiere della Napoli post bellica

Un selfie di Mariachiara sul set casertano de "L'amica geniale" per il quale è stato ricostruito un intero quartiere della Napoli post bellica

Sul set de “L’amica geniale” – attesissima coproduzione internazionale diretta da Saverio Costanzo, in onda da domani sera su Rai Uno – si è registrato anche l’importante apporto di un talento (fieramente) tutto astigiano.

Ci riferiamo a Mariachiara Squassino, che già in passato si è trovata lavorare “dietro le quinte” di importanti produzioni (citiamo, tra le tante “Faccia d’angelo”, “Il commissario Montalbano”, “Non uccidere”), alle prese per la prima volta con una mega produzione internazionale che porta “firme” illustri quali Rai Fiction e HBO (gigante statunitense dell’intrattenimento domestico che ha prodotto alcune delle serie TV più innovative degli ultimi decenni), oltre a quelle di TIMvision, Fandango e Wildside e che vede il premio Oscar Paolo Sorrentino tra i produttori esecutivi.

Un cast tecnico davvero impressionante, “al servizio” dell’omonimo romanzo bestseller pubblicato nel 2007 della misteriosa Elena Ferrante, primo volume di una serie di immenso successo internazionale proseguita con altri tre capitoli. Alla vigilia della messa in onda delle prime puntate dell’attesissima fiction, abbiamo chiesto a Mariachiara, che tecnicamente ha svolto l'incarico di "key second assistant director" ed ora è impegnata sul set Sky-Wildside di “1994”, di rispondere ad alcune nostre domande.

 

Come è nata la passione per lo spettacolo e, in particolare, per il lavoro (spesso oscuro per il grande pubblico) di chi sta “dietro le quinte”?

Credo di averla sempre avuta, in maniera più o meno consapevole. Sicuramente il periodo dell'università è stato quello che mi ha "suggerito" la mia attuale strada e durante il mio percorso accademico (mi sono laureata in Relazioni Pubbliche) ho scelto di sostenere diversi esami di storia e critica del cinema, di comunicazione e linguaggio cinematografico. Il dietro le quinte è ciò che mi ha da subito interessato di più. Sono curiosa di natura e capire come funzionano le cose è sempre stata una mia piccola ossessione.

 

Nel corso della tua carriera hai lavorato sia su set cinematografici che “televisivi”, mondi molto differenti tra loro. Cosa apprezzi più e cosa meno dell’uno e dell’altro?

Non così differenti, in realtà. La differenza maggiore la gioca il tempo. Inteso innanzitutto come durata della lavorazione: le riprese delle serie televisive durano generalmente di più essendo le serie televisive composte da diverse puntate. In proporzione, però, ci si mette di più a girare un film per il cinema della durata di 100 minuti piuttosto che 100 minuti di una serie televisiva. Nelle lavorazioni per il cinema c'è dunque, generalmente, più tempo che si traduce in più cura, in più possibilità sul set per lavorare con gli attori, per provare soluzioni diverse. Parlo in modo molto generale perché, naturalmente, ogni film, ogni serie è una storia a sé. E forse avremo occasione di fare qualche esempio più avanti. Per quanto mi riguarda il lavoro cambia poco che sia per il cinema o per la televisione. Non è per me una grossa discriminante.

 

Con riferimento ai set cinematografici, hai svolto il ruolo di seconda assistente anche a “In un posto bellissimo”, girato ad Asti. Un film che forse non ha ottenuto il gradimento che avrebbe meritato...

Forse no, è vero, ma lo ricordo con un affetto particolare. A parte per il fatto che, caso più unico che raro, spesso andavo al lavoro a piedi... Ma a parte gli scherzi è stata una sorpresa meravigliosa vedere colleghi di set arrivati da Roma apprezzare la nostra città, affezionarsi ai nostri luoghi che spesso noi astigiani siamo troppo abituati a considerare banali e poco propensi a credere siano davvero belli e degni di apprezzamento. É stato un po' come riscoprire la mia città. E ricordo con piacere la partecipazione degli astigiani che ci hanno supportato, aiutato, sono stati empatici, partecipi. Insomma, indipendentemente dalla riuscita o meno del film (che io ho comunque apprezzato), è stata un'esperienza molto positiva, penso, per tutti coloro che ne sono stati coinvolti a diversi livelli.

 

Hai avuto la grande fortuna di essere presente anche sul set di “Le rose del deserto”, con un gigante del cinema italiano quale è stato Mario Monicelli. Che ricordo hai del Maestro?

Il Maestro Mario Monicelli era un uomo eccezionale, unico, di una lucidità straordinaria. Ho avuto la fortuna di vederlo lavorare al suo ultimo film, in Tunisia. In condizioni climatiche estreme, nel deserto, sembrava un ragazzino. Conosceva e amava profondamente il suo lavoro e questo si traduceva in un rigore assoluto del set, in un rispetto sincero per i suoi collaboratori e in un lavoro con gli attori, anche a livello psicologico, esemplare. L'ho osservato molto e ho cercato di assorbire il più possibile in quelle settimane. Era un giovane 91enne alle prese con il lavoro più bello del mondo.

 

Veniamo a “L’amica geniale”, attesissima miniserie co-prodotta da HBO e venduta in tutto il mondo, diretta da uno dei migliori talenti contemporanei qual è Saverio Costanzo. Sul set si percepiva la tensione data dal lavorare alla trasposizione di un bestseller internazionale?

Si percepiva che si stava creando qualcosa di altissima qualità. Tensione direi di no, ho vissuto in un ambiente di lavoro molto positivo, anche se pesante e duro come sono molto spesso i set. Saverio è un regista molto attento al lavoro sul testo, è una persona pacata e molto preparata. Il set era quindi un luogo in cui si creava arte ogni giorno, in cui la qualità di ciò che facevamo era ben chiara a tutti. Per tornare al discorso sul "tempo" fatto precedentemente, nel caso dell'Amica Geniale la lavorazione é stata come quella di un film per il cinema ma applicata ad una serie destinata al piccolo schermo. C'era dunque la percezione di essere parte di un progetto enorme, con aspettative molto alte. É stato il set più grande d'Europa, un intero rione di Napoli degli anni '50 completamente ricostruito a Caserta. Un gigantesco sforzo produttivo che ha già avuto i meritati riscontri dopo la proiezione dei primi due episodi a Venezia, in alcune sale cinematografiche a inizio ottobre come evento speciale e negli Stati Uniti su HBO dove è stato molto apprezzato.

 

Il premio Oscar Paolo Sorrentino, produttore esecutivo della fiction, quanto ha influenzato (se lo ha fatto) la lavorazione?

Sul set Paolo Sorrentino non è mai venuto, ma immagino abbia avuto un ruolo importante in fase di trattative per la coproduzione con gli americani. È una delle migliori carte che attualmente noi italiani possiamo giocarci in ambito cinematografico nel mondo, un grande regista.

 

Proiettiamoci nel futuro: con quale regista, italiano o straniero, ti piacerebbe lavorare? E perché?

Sono molto felice del percorso fin qui compiuto e per me ogni nuovo progetto a cui lavoro è una sfida, un'avventura nuova e in un certo senso è sempre ciò che desidero fare. Quindi in Italia dico che mi piacerebbe lavorare nuovamente con Saverio Costanzo, dal momento che a breve ricomincerò il lavoro per la seconda stagione dell'Amica Geniale. Per quanto riguarda l'estero, invece, ho un debole per l'estetica dei film di Wes Anderson e mi piacerebbe molto anche solo assistere al suo processo creativo.

 

Infine, stai carezzando l’idea di dirigere in prima persona? Magari una fiction?

Fare il regista non è uno scherzo, non si improvvisa, ci vuole preparazione, dedizione e talento, elementi che spesso vengono sottovalutati. Ma soprattutto ritengo ci debba essere un'urgenza, un bisogno, una necessità di raccontare qualcosa.Io ce l'ho a tratti e vedrò se riuscirò a canalizzarla e a fare qualcosa di mio. Ma per il momento non è affatto una mia priorità. Probabilmente, quindi, non è ancora il momento. É pieno il mondo di persone che si dichiarano artisti, in questo caso registi, solo perché hanno girato un cortometraggio o un film (magari pure di scarsa qualità) ma senza avere in realtà nulla da raccontare veramente o neanche un'idea su come raccontarlo. Ho troppo rispetto per lo sforzo e per il lavoro che ci sono dietro a un film riuscito, per improvvisarmi in un ruolo per cui ancora non sento di essere pronta. Ho ancora molto da imparare. In futuro non escludo nulla, naturalmente, se esisteranno i presupposti.

Gabriele Massaro

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