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Eventi | 06 marzo 2019, 12:00

Italian food style education ad Orlando per l’Italian Week con lo chef astigiano Enrico Pivieri

Quest'anno al Four Season il focus era sul Piemonte e lo chef del Cavallo Scosso ha proposto un menù rivisitato con i sapori delle nostre terre

Italian food style education ad Orlando per l’Italian Week con lo chef astigiano Enrico Pivieri

Uno chef astigiano partecipa alla prestigiosa "Italian week" di Orlando.

Dopo due edizioni di successo, la Scuola di Alta Cucina e Pasticceria Italian fodd style education, è volata nuovamente in Florida per la terza edizione dell’Italian Week, quest’anno “A Taste of Piedmont - Italian week”. 

La nuova edizione di questa manifestazione dedicata al Piemonte e all’Italia, si è svolta dal 30 gennaio al 3 febbraio, con un calendario fatto di eventi e momenti formativi. Anche quest’anno la location è stata d’eccezione: il Four Season Resort all’interno del Walt Disney World Resort di Orlando, in Florida, partner e organizzatore insieme ad Ifse dell’evento. Presenti all’evento il direttore generale Raffaele Trovato, lo chef e wine expert Ugo Mura e il media specialist Saverio Pisano, oltre che Enrico Pivieri, chef piemontese in grande ascesa, patron del ristorante Al Cavallo Scosso di Asti, ospite della terza edizione. In loco lo chef Fabrizio Schenardi, executive chef del Four Season che fin dalla prima edizione ha creduto in Ifse e nell’evento. 

La Regione Piemonte è stata main sponsor dell’iniziativa che non a caso ha visto protagonista il Piemonte con le sue bellezze, la sua cultura e soprattutto il suo patrimonio enogastronomico. Partner dell’evento anche l’azienda Babbi protagonista dei momenti dedicati al gelato, davvero amatissimi dal pubblico della manifestazione.

Le attività hanno preso il via il 30 gennaio con il set menu piemontese proposto al ristorante Ravello . Si è proseguito il 2 febbraio con l’attesissima cena a tema tartufo a cura del guest chef Enrico Pivieri, una serata molto apprezzata dagli ospiti del resort che ha registrato il tutto esaurito, terminata in bellezza con la degustazione del gelato Babbi, altro partner della manifestazione.

Abbiamo intervistato lo chef Pivieri a pochi giorni dal rientro da Orlando.

Come è nata la collaborazione con Italian Week?                                      “Grazie ai miei contatti con l’Ifse, dove mi sono diplomato e dove sono docente, sono stato invitato a partecipare all’evento del Four Season di Orlando. Oltre alla visita al Rosent College, una scuola di formazione per addetti a hotel, turismo ed accoglienza. Poi,la performance culinaria Al Four Season: esperienza unica, in un ristorante che conta alsuo seguito 98 cuochi e serve 40mila coperti ogni 20 giorni!”

 Qual è la preparazione del personale americano nella ristorazione e in materia di abbinamenti enogastronomici?                                 “Professionalmente sono impeccabili, visto anche il contesto di altissimo livello in cui lavorano. Per quanto riguarda la conoscenza del vino, diciamo che il cliente statunitense deve ancora istruirsi su questo e gli Enti devono impegnarsi  a diffondere la cultura dei nostri prodotti proprio con evento come quello dell’Italian Week. Hanno un approccio diverso alla professione, ogni realtà ristorativa è un’azienda con compiti e mansioni precisi per ognuno e una gerarchia ben definita".

  Come avete composto il menù?                                                                      "Ci siamo concentrati sulla stagionalità e sui sapori forti, che loro amano molto, abbinate al tartufo bianco, un prodotto Luxory,come lo definirebbero loro. Oltre alla degustazione di salumi e formaggi locali, come Il primo piatto abbiamo scelto una tartare di baccalà con una leggera salsa di bagna cauda e spuma di cavolfiore; poi un uovo fritto con fonduta di Castelmagno, pomodori confit e tartufo, un risotto con barbabietole, lumache e yogurt, coscia glassata d’oca con purè di carote e chips di finocchi. Per dessert una meringa con cioccolato, vermouth e biscotti piemontesi , il tutto spolverato di scaglie di tartufo. Come vini abbiamo accostato uno Chardonnay, una Barbera, Un nebbiolo ,un Barolo e un Moscato d’Asti per concludere. Abbiamo fatto alcuni azzardi culinari ma i commensali hanno molto apprezzato. Anche per l’impiattamento abbiamo giocato con i colori e le porzioni, leggermente più abbondanti.“.

Che differenza hai notato tra il cliente italiano e quello statunitense?          "In Italia stiamo diventando ipercritici e questo non gioca a favore di nessuno. Complice l’attenzione mediatica alla cucina, portata all’esasperazione, ha portato, soprattutto i giovani a vedere il mondo della cucina in modo falsato, sfavillante con chef stellati paragonati a star del cinema. Per imparare questa professione, la strada è tutta in salita e non deve mancare la passione e non è assolutamente facile emergere. Strumenti come Tripadvisor hanno dato al cliente una forza maggiore, cioè quella di informarsi ma anche lì c’è un risvolto di esagerazione, come se il nostro lavoro debba essere solo giudicato da ciò che si legge on line. Dalla nostra abbiamo la cultura innata per il bello, per il gusto. Nella nostra storia di famiglia ci sono preziose testimonianze che ci hanno tramandato gli antenati, sapori che ancora oggi teniamo vivi e vengono apprezzati. Negli Usa hanno d’altro canto un grande melting pot di culture, prodotti, accostamenti, ricette grazie alla comunità multietnica e sono molto più propensi a sperimentare, ad assaggiare, a scoprire”.

 

Manuela Caracciolo

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