Vivo a Belveglio e ieri, preso da voglia di asparagi, non me la sono sentita di scrivere in un’autocertificazione che la meta del mio guidare verso Vinchio, pur se solo a 4 km, fosse farne caccia. Il supermercato più vicino è a Mombercelli, lì c’erano asparagi, ma da Granada, Spagna: 1.770 km. Mi son fatto passare la voglia.
È evidente che l’emergenza virus stia facendo crescere i fatturati dei supermercati e calare drasticamente quelli di contadini e artigiani dell’alimentare. Da una parte scaffali colmi di latticini tedeschi, carne francese, ortofrutta spagnola o fiori olandesi, dall’altra, bloccato tutto quel mercato alternativo che cominciava a fiorire, tipo i mercati contadini, la vendita diretta o i gruppi d’acquisto, il vuoto. O, ancor peggio, il pieno, di prodotto invenduto.
Molte le richieste d’aiuto, anche di realtà importanti per prodotti di indubbio valore, come ad esempio le recentissime grida da Roccaverano: la sua piccola filiera a produrre una delle quattro grandiose DOP casearie piemontesi, rischia la sopravvivenza, tutti chiusi i suoi principali canali commerciali, negozi specializzati, ristoranti e mercatini. Onestamente non credo ce la potrei fare senza almeno la prospettiva di una loro Robiola. Lo stesso è per il comparto vitivinicolo che sta pagando un prezzo molto caro sommando a enormi ritardi e disdette d’ordini da oltre confine, le chiusure di bar, ristoranti e alberghi. Una situazione durissima anche per lui.
Dai ricchi frutti delle colline del vino, fino ai tanti eccezionali prodotti della terra, con spesso antiche tradizioni di coltivazione, l’Astigiano è pieno di grandi eccellenze. Tutta questa qualità caratterizza come unico il nostro bellissimo territorio e, pur potendolo valorizzare di più, ora dovrebbe trovare tanto più spazio nel canale distributivo al momento unico e dominante.
Aggiungiamoci qualche primo segnale di speculazione di mercato, con prezzi d’acquisto in discesa e quelli di vendita in crescita, e la grande carenza di manodopera in molti ambiti dell’agroalimentare nostrano ed ecco che da problema si fa presto a passare a problemone.
A livello pubblico, sarebbe veramente il momento di un accordo promosso e sponsorizzato da Regione, Associazioni di categoria e consorzi di tutela con la grande distribuzione che si impegni ad acquistare più prodotti locali, assieme a più prodotti italiani, da proporre ai consumatori a prezzi più interessanti, meno ricaricati.
A livello privato, quello cioè che possiamo fare tutti noi, è iniziare a consumare i grandi prodotti dell’Astigiano, comprandoli direttamente o tramite portali di vendita diretta per piccoli produttori. Mangeremmo e berremmo meglio e contribuiremmo alla sopravvivenza contadina, presidio di bellissimi territori rurali, fondamentale luogo di resistenza culturale, assolutamente da preservare quale bene comune.