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Attualità | 06 febbraio 2021, 07:30

Cannabis, la storia di una coppia astigiana in ‘lotta’ contro la mancata distribuzione del farmaco

Come cambia la vita di una famiglia di fronte ad un dolore che potrebbe essere lenito. La pianta è stata recentemente riconosciuta come sostanza utile a scopi terapeutici e ne è consentito l’uso se in possesso di una prescrizione medica, ma in Italia, molti pazienti faticano a riceverla

Cannabis, la storia di una coppia astigiana in ‘lotta’ contro la mancata distribuzione del farmaco

Una storia che merita di essere letta, quella di una ‘normale’ coppia astigiana in lotta con la mancata distribuzione della cannabis. Bersaglio di discussione per decine di anni, la pianta erbacea originaria dell’Asia e del Medio Oriente, è stata recentemente riconosciuta come sostanza utile a scopi terapeutici e ne è consentito l’uso se in possesso di una prescrizione medica, ma in Italia, molti pazienti faticano a riceverla perché la sua domanda è superiore alla produzione.

Una malattia neurologica mette in discussione la vita stessa della famiglia

Mia moglie  - racconta L. è affetta da una malattia neurologica invalidante e dopo anni di cure insufficienti, le è stata prescritta la cannabis terapeutica, che si può ritirare presso la farmacia ospedaliera della propria provinciaLa terapia vale per un mese, poi bisogna seguire una parte burocratica per rinnovare il tutto, ma purtroppo, anche se la burocrazia cammina veloce, le scorte di cannabis terapeutica mancano e mia moglie rimane senza il farmaco”.

Perché? Secondo il report Estimated World Requirements of Narcotic Drugs 2020 dell’International Narcotics Control Board, il nostro Paese ha un fabbisogno di 1950 kg di cannabis medica all’anno, ma produzione e distribuzione non riescono a stare al passo con la sua richiesta.

È accettabile continuare a provare dolore, senza tentare di 'oliare' un sistema complicato?

Mi chiedo - continua L. se sia possibile dover sopportare il dolore cronico che annienta paziente e familiari. Aspettare e illuderci che qualcosa cambi è una sofferenza. Parlo per tutti coloro che ne sono vittima. Non è semplice convivere con i pazienti non curati: soffrono, si lamentano continuamente e una soluzione non c'è. Come familiare, anche io mi reputo colpito dall'indifferenza del meccanismo che dovrebbe rifornire le farmacie ospedaliere di ogni provincia", conclude la testimone di un calvario senza fine.

Uno sguardo al panorama internazionale

Dopo mezzo secolo, lo scorso 2 dicembre 2020, l’Onu ha riconosciuto la marijuana come sostanza terapeutica e ne ha concordato la sua declassificazione dalla “tabella IV” dei narcotici più pericolosi come la cocaina e l’eroina. Una decisione positiva confermata dalla comunità scientifica per i molteplici benefici sul sistema nervoso e sulla cura di malattie quali il Parkinson, la sclerosi multipla, l’epilessia, il dolore cronico e i tumori.

Dei 53 Stati, quasi tutti quelli appartenenti all'Unione Europea (fatta eccezione per l'Ungheria) e alle Americhe hanno votato a favore della legalizzazione della Marijuana, compresa l'Italia, raggiungendo la maggioranza di un solo voto, a quota 27, mentre gran parte dei paesi asiatici e africani si sono opposti.

"Un passaggio politico internazionale rilevantissimo che dovrà portare a sdoganare completamente sul piano internazionale la cannabis terapeutica e a slegare la regolamentazione della cannabis per uso ricreativo da quella di altre sostanze”, scrive il segretario di Più Europa, Benedetto della Vedova su Facebook. “L'Italia colga l'indicazione dell'Onu e tolga definitivamente le restrizioni proibizioniste e vessatorie che ancora impediscono a migliaia di malati di utilizzare e coltivare ad uso terapeutico la cannabis”.

Secondo gli esperti il voto non avrà un impatto immediato sull’allentamento dei controlli internazionali, ma è un buon punto di partenza per l’espansione della ricerca sulla cannabis e sugli effetti benefici.

Beatrice Foresti

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