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Scuola | 21 aprile 2022, 14:44

I 'neet': tre milioni di giovani che non lavorano, non studiano e non si formano

Se ne è parlato a Genova, nel corso di un incontro durante il quale i giovani hanno incontrato la ministra per le politiche giovanili Fabiana Dadone

I 'neet': tre milioni di giovani che non lavorano, non studiano e non si formano

Sono tre milioni i 'neet' in Italia. Si tratta di quei giovani inattivi, che non studiano, non si formano, non lavorano, né cercano lavoro. Un fenomeno diffuso già prima della pandemia, che lo ha accentuato, in aumento in tutte le regioni d'Italia. Se ne è parlato questa mattina a Genova, durante un appuntamento nel quale i giovani hanno incontrato la ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone.

E' importantissimo investire sui ragazzi, - ha dichiarato la ministra - lo era già prima della pandemia, l'emergenza ha fatto notare ancora di più al mondo degli adulti l'importanza di creare delle manifestazioni come questa che sono dedicate a far conoscere le opportunità lavorative, i nuovi profili, come predisporre un curriculum e come presentarsi in un'occasione di lavoro, quindi tentare di creare quel ponte tra il mondo della scuola e quello del lavoro. Naturalmente con questo tour ci rivolgiamo in particolare ai ragazzi inattivi, quindi quelli che non studiano, che non si formano e che non hanno in mente di riuscire a farlo. Ne abbiamo tre milioni in Italia, moltissimi. Su questo bisogna riuscire a lavorare, non solo con questo tour, non solo col piano messo in atto insieme al ministro delle politiche del lavoro, ma riuscire ad andare sui territori ad agganciarli”.

Parlare di giovani vuol dire parlare di inclusione, e a proposito del caso del treno negato ai ragazzi disabili la ministra commenta: “E' una vicenda di mancanza di cultura generalizzata che va stigmatizzata. È stato assurdo il fatto che di fronte alla richiesta di alzarsi nessuno l'abbia fatto per cedere il posto, non sarebbe stato neanche necessario dover ricordare che i posti erano prenotati, penso che dovrebbe far parte della cultura e della buona educazione di tutti, spero che episodi del genere non si ripetano più”.

Tornando ai 'neet', la ricetta che il governo intende mettere in campo è quella di un piano programmatico che riguarda l'ingaggio e l'aggancio di questi ragazzi con una strategia di prossimità che abbiamo studiato insieme all'università di Milano e all'osservatorio delle politiche giovanili. Si tratta di lavorare con i Comuni per fare una mappatura di dove sono questi ragazzi e dove hanno interrotto il loro percorso, e migliorare la comunicazione delle progettualità che oggi già ci sono. Il ministero del Lavoro insieme a tutto il governo, in manovra ha stanziato una parte di soldi destinati a un canale preferenziale all'interno dei centri per l'impiego per i ragazzi inattivi, ma qui si tratta di fare sinergia, non soltanto di stanziare risorse e di fare norme, ma anche di moltiplicare occasioni come queste che sono occasioni di riunione e di svago per i ragazzi, ma anche possibilità di confrontarsi con dei partners importanti, penso alla Coldiretti, a Confartigianato, a Confitarma, a Confindustria, a Main Powers, a Maximus, ai tanti partners importanti che ci sono e che possono rappresentare quali sono le possibilità occupazionali. Queste sono attività molto concrete e semplici che possono servire nel quotidiano a un ragazzo che non sa come orientarsi e non sa come direzionare il proprio futuro”.

L'Italia non regge il confronto con gli altri stati europei, dove il numero dei neet non è in aumento nelle stesse proporzioni: “Per questo abbiamo predisposto il piano, effettivamente abbiamo un primato preoccupante in Europa, questo in termini di mancato investimento su risorse, energia e intelligenze è un mancato investimento che il Paese non si può più permettere, ed è il motivo per cui, con tutte le difficoltà del caso che stiamo incontrando abbiamo deciso di partire anche con questo tour nelle prime dodici tappe che spero potremo riproporre in una seconda tranche in autunno. Questo chiaramente come una prima fase di ingaggio, poi servirà lavorare con i comuni in particolare per creare degli sportelli all'interno delle amministrazioni comunali e creare un canale di comunicazione diretta, perché spesso le informazioni non arrivano, non si conoscono ed è poi difficile prendere decisioni e capire quale può essere la destinazione”.

Francesco Li Noce (La voce di Genova)

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