Ne ho scritto spesso, qui e altrove: la valorizzazione del patrimonio culturale stabile della nostra città, unico e irripetibile, è elemento indispensabile per diventare motore di sviluppo anche economico grazie ai flussi turistici, oggi praticamente assenti, e incentivo a migliorare la qualità di vita di tutti.
In questa logica musei e luoghi d’arte dovrebbero essere luoghi dei cittadini ove evitare prioritarie gestioni in sola logica aziendale che spesso puntano al ribasso, con il bruttissimo rischio della disaffezione culturale. Luoghi di cultura locale con cui attrarre in prima istanza visitatori per poi indirizzarli verso il tanto resto.
Che il turismo culturale sia la tipologia d’esperienza più gradita e ricercata lo conferma un recente report patrocinato da ENIT, Fondazione Qualivita, ISMEA e Touring Club Italiano. Report che, in estrema sintesi, racconta di un 2021 turistico, con il 27% delle presenze, relative a proposte a tema culturale. Un bel po' sotto, l'enogastronomia con il 13%.
Venendo allora ad Asti, mi sfugge sempre più il perché lasciarsi trascinare in un posizionamento e promesse della destinazione non nostre: aromi, sapori e benessere. Capisco che aver scelto di far promuovere la nostra città dall’ATL albese ne sia conseguenza, visto che per Langhe e Roero il posizionamento della destinazione sia incentrato da tempo su vino, tartufi, stelle e simili, ma non condivido di certo, ancor più appurato quanto sopra.
Con questo non voglio dire che ad Asti si debba presupporre digiuni e astemìe, ma suggerisco solo di rivedere il racconto, urbano e territoriale, invertendo nettamente i pesi tra cultura ed enogastronomia, per ridare forza alla sua offerta distintiva. E’ logico e sicuramente fruttuoso. Basterebbe puntare sui veri vantaggi competitivi e valorizzare le specificità, ora annacquate, di storia, arte e monumenti di ogni epoca e d’alta qualità, trasformandoli in attrattive uniche. Uniche quanto sono. Semplice, no?
Purtroppo in mezzo a tutto questo ci siamo trovati due ostacoli, superabili, ma sempre ostacoli. Da una parte il disinteresse o l’incapacità di imporre agli attuali responsabili della promozione turistica i nostri desiderata, dall’altra l’aver privatizzato la gestione del patrimonio museale civico, assieme a molte scelte di indirizzo e di supporto culturale. Ambito dove in questi giorni le parole non mancano di certo, ottimo viatico per aspettarsi un prossimo cambiamento.