Una giovane donna astigiana, sarebbe stata discriminata a causa della sua prossima maternità. È la denuncia di Patrizia Bortolin, segretaria Slc Cgil Asti.
Qui la nota integrale.
Poste Italiane S.P.A. è un’azienda leader in Italia nel campo dell’innovazione e digitalizzazione del nel nostro Paese.
Ha una storia lunga 160 anni, una rete di circa 12.800 uffici postali, 121.000 dipendenti, 586 miliardi di euro di attività finanziarie totali e 35 milioni di clienti.
É promotrice di iniziative volte alla tutela della genitorialità: il programma MAAM del 2019, che trasforma la genitorialità in master; i congedi park rosa; i progetti a sostegno delle donne, le iniziativa del 2020 per la genitorialità attiva, con l’obiettivo di promuovere modelli di riferimento liberi da stereotipi di genere; il progetto del 2013 “Mamme al lavoro”, che aiuta le donne dopo la maternità, per contrastare il fenomeno del mancato ritorno al lavoro.
A questi si aggiungono le iniziative annunciate in questi giorni e finalizzate al sostegno della parità di genere e della genitorialità.
Ad Asti però ci sono problemi per una donna al rientro dalla maternità.
La giovane lavoratrice astigiana, a luglio del 2022 ha ricevuto una comunicazione via e-mail dalla Macro Area di Poste, a cui fa capo la Filiale di Asti, nella quale le veniva annunciato di aver superato le selezioni e che, finito l’iter burocratico, sarebbe stata assunta in un ufficio postale monoperatore della provincia di Asti, con contratto a tempo indeterminato full time a partire dal mese di settembre 2022.
La lavoratrice, dopo aver contatto i nostri uffici, ci ha informato di essere in attesa di un bambino e che sarebbe entrata nel settimo mese della gravidanza a partire dal mese di settembre. Per questa ragione ci ha chiesto se fosse stato possibile, a nostro avviso, posticipare l’assunzione. Le abbiamo spiegato che è prassi in Poste garantire il posticipo dell’assunzione e che avremmo verificato per maggiore sicurezza.
Gli uffici ci hanno confermato la prassi e per questo abbiamo comunicato alla lavoratrice che non ci sarebbero stati problemi, che avrebbe potuto rispondere con tranquillità alla e-mail, confermando la ricezione, spiegando che sarebbe entrata in maternità obbligatoria e chiedendo di posticipare l’assunzione.
Questa comunicazione è stata inviata dalla lavoratrice a Poste il 26 luglio 2022. Alla e-mail ha fatto seguito una telefonata dagli uffici della Macro Area in cui le veniva confermato di stare tranquilla, di trascorrere tutta la maternità a casa e che sarebbe poi stata nuovamente contatta al termine della stessa.
Non ha mai ricevuto nessuna risposta scritta alla e-mail inviata. Nei giorni scorsi è stata nuovamente contattata dalla Macro Area, ma le è stata proposta l’assunzione non più su Asti, bensì su Valenza, vale a dire a circa 50 km di distanza.
Per una neo-mamma non proprio un agevolazione in linea con i principi tanto decantati dall’azienda.
Come CGIL riteniamo che un
trattamento di questo genere nei confronti di una donna e di una mamma che si è comportata correttamente con Poste Italiane S.P.A. sia inaccettabile.
La lavoratrice avrebbe potuto “furbescamente” accettare l’incarico e poi comunicare all’azienda il suo stato.
È evidente che in alcune parti d’Italia le direttive nazionali e la tutela della maternità da parte di Poste spa sono solo parole.
È evidente che, come CGIL, tuteleremo la lavoratrice in tutte le sedi competenti.
In ogni caso è stata scritta nuovamente scritta nella nostra Provincia un’altra brutta pagina in merito alla tutela della genitorialità.
Segretaria SLC CGIL Asti Patrizia Bortolin