Non solo il caldo ma le difficoltà che alcune categorie, più di altre, affrontano ogni giorno, sono al centro dell'analisi di Marco Castaldo della segreteria astigiana del Pd.
La sua analisi tocca diversi punti critici della città e sottolinea il "welfare dimenticato".
Pubblichiamo integralmente la sua riflessione.
Il 15 gennaio 1987, ad Asti, ci fu una nevicata storica. Era l’anno della maturità e il nostro insegnante di lettere ci ripeteva: “Ragazzi, ricordatevi che dopo la neve, arriverà la primavera e poi il vostro esame di maturità…”.
Dopo il caldo rovente di Cerbero, i 15 milioni di italiani in vacanza, i bagni in piscina e gli infradito, i guai di questa città saranno sempre lì. Anzi, per i “fragili”, l’estate può sembrare ancora peggiore. Anziani, poveri, emarginati, disabili, immigrati…
Queste categorie, se tali si possono definire, pagano maggiormente i problemi mai risolti della crisi economica, della pandemia, della guerra Ucraina, dell’aumento dell’energia, dell’inflazione. Nonostante l’analisi precisa che riserviamo a queste disuguaglianze, per le agende politiche queste non sono una priorità.
È sufficiente passeggiare per i quartieri per rendersi conto che il nulla la fa da padrone: grandi e piccoli edifici pubblici e privati vuoti e fatiscenti. Intere vie svuotate dei negozi e delle attività, luoghi senz’anima assediati dalle erbacce e dal degrado, abitati da persone che mostrano tutta la loro sofferenza economica e psicofisica portando borse della spesa con pochi prodotti, solo quelli in offerta, acquistati nei supermercati di bassa qualità.
Parole e comportamenti violenti, sintomo di disagio, intolleranza, nervosismo. Che fare, allora? Prima di tutto prenderne atto come comunità, politica e sociale; poi considerare il problema come priorità assoluta da affrontare. Il valore etico e democratico di una società evoluta lo si misura in funzione del benessere delle persone che la compongono; non solo quello economico, ma soprattutto quello sociale.
Le nazioni nordeuropee sono esempi di società che hanno sempre considerato i servizi sociali, il welfare, un investimento e non un costo. La loro priorità è la ricerca costante della pubblica felicità e le statistiche ci dicono che là vivono le popolazioni più serene. E ad Asti, come sono considerati i servizi alla persona dall’attuale amministrazione locale? A cominciare dalle politiche per le persone con disabilità, tema che dovrebbe essere trainante considerata la sensibilità dell’assessora, siamo ancora e sempre solo alla convocazione dei “tavoli di lavoro”.
Nonostante la mozione approvata all’unanimità dal consiglio comunale in tema di promozione dei progetti di vita indipendente e il conseguente nuovo regolamento per accedere ai contributi che, finalmente dopo più di cinque anni, ridà dignità ed operatività ad uno strumento essenziale per i soggetti con disabilità e le loro famiglie, a più di sette mesi di distanza, constatiamo un’impasse che impedisce la programmazione dignitosa della vita di tanti giovani, e non solo.
L’auspicato “Team per la Vita Indipendente” finanziato con i fondi del PNRR che dovrebbe consentire un approccio a 360° per le esigenze dei soggetti con disabilità, anche nell’età evolutiva, rimane tutto solo sulla carta. Lo stesso dicasi della più volte sollecitata applicazione dei PEBA (Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), norma risalente al 1992.
Nonostante la dimostrazione di interesse del governo cittadino alla proposta di collaborare con una Startup sociale, insieme all’Ordine degli Architetti e a sponsor privati che permetterà una completa mappatura delle criticità cittadine, fornendo uno strumento indispensabile agli uffici comunali preposti alla programmazione degli interventi, ci troviamo ancora solo e sempre nella fase delle dichiarazioni. Passando poi al grave problema dell’abitare, gli sgomberi di alcuni edifici privati, nei mesi scorsi, hanno evidenziato come buona parte delle fragilità rappresentate da famiglie con minori, stranieri, disabili, si siano ritrovati senza un tetto sopra la testa da un giorno all’altro.
Nonostante le rassicurazioni delle varie istituzioni cittadine circa la presa in carico delle situazioni più gravi, senza il consueto supporto del volontariato civile e religioso non si sarebbero neppure potute tamponare temporaneamente le maggiori criticità.
“Si è solo spostata la polvere…” Così come accade alcuni mesi fa con i pachistani che hanno dovuto bivaccare nei parchi pubblici in attesa di poter accedere agli uffici della Questura. Emergenze che non si risolvono mai, ma perdono di attenzione e molti di questi soggetti scelgono semplicemente di andarsene dal nostro territorio per cercare fortuna altrove.
L’alto numero di abitazioni private sfitte insieme alla pratica illegale degli affitti in nero di alloggi per lo più decrepiti alle fasce più marginalizzate agevolano il formarsi di veri e propri quartieri ghetto dove si concentrano le attività criminose e i conseguenti problemi di sicurezza.
È impellente recuperare abitazioni da adibire ad edilizia popolare perché sempre più fasce di popolazione vivono il rischio quotidiano di non essere più in grado di pagare un affitto a causa della precarietà del lavoro, dell’aumento degli interessi sui mutui e del costo della vita in generale.
Prima di procedere ad ulteriori sgomberi, è imprescindibile trovare soluzioni reali e constatabili per i soggetti più fragili coinvolti dal problema, evitando dichiarazioni di prassi, lasciando l’onere dell’emergenza sulle spalle del volontariato.
La comunità astigiana non necessita di ulteriori “Cattedrali” nei parchi naturalistici e si augura che il database realizzato per censire edifici e luoghi a rischio di “Rave party” diano la prospettiva di quanto il nostro territorio necessiti di interventi di recupero rapidi ed efficaci, ma soprattutto, parafrasando un pericoloso rivoluzionario come Pietro Nenni: “… Che la politica si adoperi per portare avanti quelli che sono rimasti indietro”.
Marco Castaldo, componente segreteria cittadina PD