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Attualità | 10 aprile 2024, 09:39

"Non è proprio il C.A.S.O": i contrari al collegamento tornano in Consiglio comunale e motivano i loro NO. La presidente Coldiretti: "Le aziende sono un polmone verde di famiglie" [FOTOGALLERY]

Ieri sera il consiglio comunale aperto è stato dedicato all'argomento con tredici interventi. Il sindaco Rasero: "La nostra idea è chiara ma ascoltiamo tutti. Il percorso è ancora lungo"

Galleria fotografica di MerfePhoto

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Dopo l'endorsement di Unione Industriale e Costruttori edili al collegamento Sud Ovest, il C.A.S.O torna in Consiglio comunale, anzi un Consiglio aperto appositamente dedicato alla discussione dell'opera, con tredici interventi iscritti per parlare ed esprimere contrarietà o favore. Interventi in alcuni casi appassionati e motivati anche se il sindaco, Maurizio Rasero spiega, in apertura, che "il Consiglio non deciderà nulla, non c'è un ordine del giorno, ma vogliamo sentire punti di vista anche se la nostra idea era già chiara. Un bene collettivo può recare danno a un singolo e noi vogliamo ascoltare tutti. Per l'opera ci sono già 40 milioni più altri 104 e  ci sono svariati enti che possono apportare modifiche;  il percorso è lungo e di confronto anche per le compensazioni".

Cinque minuti per motivare le proprie valutazioni

Dalla tutela del rospo (pelobate fosco) al lavoro degli agricoltori, allo scempio ambientale, dalle strade coinvolte, al traffico, si sono sviscerate motivazioni e interventi, anche duri, ma senza perdere il rispetto e la pacatezza.

Ognuno degli intervenuti aveva a disposizione 5 minuti per esprimere il favore o il dissenso.

Andrea Amalberto presidente Unione Industriale ha ricordato anche ieri sera che sul territorio i soci "portano 5 miliardi l'anno e abbiamo ottomila dipendenti". E come già ribadito il giorno prima, il traffico di Asti e l'importanza della valorizzazione delle attività commerciali ("chi vuole venire ad Asti a comprare viene dissuaso dal traffico e dalla mancanza di parcheggi"), ha occupato i cinque minuti abbondanti del suo intervento.

Lo stesso per Carlo Fornaca Capogruppo Edili dell’Unione Industriale della Provincia di Asti: "Il nostro settore chiede sempre personale e il lavoro aumenta. Anche noi abbiamo analizzato i programmi elettorali e i punti economici e della viabilità. Le attività industriali sono tutte fuori dal concentrico  e i mezzi pesanti creano problemi in città. Per rendere più vivibile Asti abbiamo bisogno di spazi. I mezzi che passano danneggiano strade e ambiente".

Asti, provincia agricola, il progetto Life "Non è più tempo di grandi opere"

 L'agricoltore di Variglie, Cesare Quaglia ha parlato anche a nome di Asti Lab: "L'intenzione è quella di cadere sul progetto giallo che consta di 2 km e mezzo di viadotto e taglierà tutta la zona tra San Marzanotto e il Borbore. La nostra è una delle zone rurali più importanti della zona. Ci opponiamo al confronto tra attività produttive e territorio. anche le aziende agricole ne fanno parte. Il territorio occupato dal progetto è suolo fertile. Il progetto è impattante, non serve non c'è interconnessione. La tangenziale passerà in campagna e chi uscirà a Variglie arriverà in corso Alba per finire nel traffico. 500mila metri cubi di terra che sarà spostata da camion (35mila) che dovranno sfogare o su Vallarone o su corso Alba. Cari abitanti di Variglie attenzione. Io personalmente non potrò più fare il biologico. Serve un'opera per il traffico ma più leggera e innovativa".

Per Marco DeMaria del WWF  "la zona interessata dall'opera impatterà sull'oasi ma soprattutto su Belangero" e ricorda il progetto Life a tutela del rospo che è in grado "con la sua presenza di garantire la biodiversità dei siti. 

Non è più il tempo delle grandi opere e serve un cambio di mentalità".

Angelo Rossi naturalista rappresentante LIPU, spiega che non è nemmeno più tempo di dire che "gli ambientalisti sono dei 'no tutto'. Questo ruolo non ci piace. Le nostre idee sono permeate dalla cultura del fare e alla conservazione dei beni naturali che non hanno prezzo. Questa idea non è una priorità anzi è banale. Ci sono anche due vincoli ambientali: l'Oasi Tanaro mix di aree naturali e il Sic. Abbiamo la responsabilità di conservare il rospo bene di tutta l'Europa".  

"Chi ha fatto l'analisi non è mai stato ad Asti"

 Angelo Porta dirigente Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta: "Ho esaminato l'analisi di Anas e salta all'occhio che l'alternativa blu non viene considerata. Interessante valutare l'analisi del traffico ma non esiste quello dell'autostrada e manca anche via don Alfredo Bianco. Non compare ma viene fatta analisi su un Braimate che non esiste, ma non c'è Bramairate. Chi ha fatto l'analisi non è mai stato ad Asti. Il traffico può diminuire solo con scelte politiche".

Il rapporto tra mobilità e salute viene toccato da Daniele Allara Movimento stop al consumo del territorio e Asti Cambia: "Quali sono le vere criticità? Su quali dati? Conosciamo i dati attuali? Rendeteli pubblici per le valutazioni. Asti è afflitta da grave rischio sanitario per inquinamento. Serve ridurle non spostare strade . Le cinque ipotesi sono tutte impattanti. Sentiamo dire che Asti ha bisogno di “spostare” parte del traffico veicolare privato verso le periferie.
Perché?
Vogliamo dire che il traffico urbano è oggi così congestionato da paragonarci alle insidie di una metropoli?
E su quali dati basiamo questa affermazione? Conosciamo i dati sul traffico odierno, ovvero quante auto/ora transitino in ingresso e quante di queste non si dirigano dalla periferia alla città ma da un lato al suo opposto?
Se questi dati sono noti, che vengano allora resi pubblici per tutte le opportune valutazioni di tecnici e semplici cittadini…

Noi oggi sappiamo con certezza solo che Asti è uno dei capoluoghi di provincia dell’Italia intera afflitto dal più alto tasso di rischio sanitario collegato al grave fenomeno dell’inquinamento dell’aria, di cui le emissioni veicolari rappresentano uno dei fattori più rilevanti.
Poichè “prevenire è meglio che curare”, un obiettivo primario dovrebbe essere quello di ridurre le emissioni e non di spostarle di pochi metri o chilometri grazie ad una nuova via tangenziale che non toglierebbe neppure un’auto (e le sue emissioni) dalle strade ma, semplicemente, le porterebbe “un po’ più in là”, senza incidere sul vero problema.

Capovolgendo quindi la riflessione progettuale, e potendo riflettere su precisi dati rilevati, a nostro avviso la questione andrebbe analizzata attraverso un differente approccio: quali azioni/strategie possiamo e dobbiamo mettere in campo per ridurre drasticamente l’ingresso di mezzi privati in città (che rappresenta, secondo noi, il vero problema) e per stimolare una mobilità non urbana su trasporto pubblico?
Qui i 104 milioni del CIPES, che si aggiungono ai 40 milioni di euro già stanziati nel 2022, ci farebbero molto comodo per ipotizzare risposte ben diverse dal collegamento sud/ovest: metropolitana leggera sfruttando le linee ferroviarie già riattivate, riprogrammazione di una rete capillare del Trasporto Pubblico Locale, nuova definizione delle linee urbane, piste ciclabili a rete, servizi di mobilità collettiva e soprattutto un piano strategico di sensibilizzazione, comunicazione ed educazione rivolto alla cittadinanza, capace di stimolare un vero cambiamento nelle nostre abitudini in tema di mobilità. ".

L'agricoltore Domenico Viarengo torna a difendere il proprio lavoro: 

"Un'opera del genere porta solo distruzione sfondando 4 vallate. Le mie figlie hanno fatto dell'azienda la loro vita. I proprietari dei terreni non vogliono l'opera. Togliendomi il 70 per cento dell'azienda mi ritrovo a dire alle mie figlie di andare a cercare un lavoro. E io? Vedo nei giovani tanta sfiducia. L'allevamento è nel DNA, noi conosciamo i nostri animali perfettamente perché ci viviamo insieme. Loro ci ascoltano, non sono persone".

"Bellavista era un'oasi felice, ora rischia di essere preda dei Pm10"

Appassionato l'intervento di Giulia Piantadosi, insegnante e residente a Bellavista: "Ho deciso di investire a Bellavista come zona tranquilla, pensavo a un investimento sicuro, un quartiere tranquillo e fatto di bambini che stanno fuori tutto l'anno e respireranno il PM10 . Mi chiedo come un'amministrazione che investe nel futuro possa fare una tangenziale con tutti i problemi respiratori che comporterà. I PM10 si producono  soprattutto su tangenziali e  autostrade. Ironico che Asti vada in controtendenza con il governo Meloni. Asti sarebbe la prima città piccola ad avere un anello intorno. Bucheremo le colline dell'Unesco? Che futuro dobbiamo lasciare ai bambini?". Un intervento che va di pari passo con quello di Paola Barberis abitante di Borgomale che si interroga sull'utilità dell'opera. "Da noi in tanti vengono a correre e respirare aria pura in uno dei pochi paesaggi non ancora cementificati".

La posizione di Coldiretti e il "Comitato del buon senso"

 Monica Monticone è la presidente di Coldiretti e soprattutto coltivatrice:  "Abbiamo espresso fortemente la nostra preoccupazione. Le nostre aziende, tante aziende, sono un polmone verde fatto di famiglie, crediamo tantissimo nel nostro lavoro, ci sono giovani agricoltori che credono nella zootecnia. Noi crediamo nell'agricoltura e nel turismo rurale che è fondamentale per le nostre aziende per  far scoprire il valore dei nostri prodotti. 

Non possiamo accettare un tracciato come quello giallo, l'agricoltura è la nostra forza, dobbiamo sostenere le aziende. Siamo aperti a possibili soluzioni .

Già nel novembre del 2023, Coldiretti Asti aveva depositato, all’attenzione del sindaco e della giunta comunale, un documento che rappresentava tutta la preoccupazione della Federazione e dei soci, rispetto all’impatto che l’infrastruttura determinerebbe in termini di paesaggio, economia agricola e ambiente. “Parliamo dell’unico cuore agricolo della città, caratterizzato da aziende biologiche o giovani, che molto vi hanno investito sia per filosofia aziendale sia per rispondere ai dettami dell’Unione Europea, per quanto attiene la sostenibilità ambientale” ha ricordato la Presidente.

La gran parte delle aziende agricole in questione, infatti, è condotta o è in co-conduzione da giovani e, pertanto, rappresenta il futuro dell’agricoltura astigiana incentrata, appunto, su innovazione e sostenibilità. L’eventuale perfezionamento del progetto “Caso” comporterebbe, per alcune di loro, una perdita fino al 70% delle superfici coltivate, che non potrà certo venir compensata dal pagamento del valore del terreno espropriato.

 “Pur comprendendo l’importanza di una viabilità fluida e logisticamente ben definita per il territorio astigiano, riteniamo che, alla luce di quanto sopra esposto e in un’ottica di cementificazione zero, così come da direttive europee, nonché di salvaguardia del patrimonio culturale, agricolo e paesaggistico dell’astigiano, che verrebbe grandemente deturpato, sia doveroso considerare soluzioni alternative di minor impatto” è tornata a sollecitare la Presidente. Contradditorio, poi, affermare di credere nei giovani e nell’agricoltura per poi sottrarre suolo all’agricoltura stessa e allo sviluppo dell’imprenditoria agricola.

“Non dimentichiamo, infine, l’aspetto turistico” ha rimarcato la Monticone nella conclusione. “I turisti che scelgono la nostra provincia, non si limitano a visitare il centro storico con le sue bellezze artistiche e architettoniche, ma ricercano, sempre più, l’esperienza enogastronomica, paesaggistica e contadina che solo le nostre aziende agricole sanno offrire. Vogliamo davvero privarcene, cedendo il passo all’incolto, al disordine e ad infrastrutture che, certamente, ridurranno l’appeal della nostra città? Basta zone depresse. I flussi turistici di questi ultimi anni danno ragione alle politiche green e di bellezza storico-naturalistica nonché enogastronomica che, insieme e a fatica, abbiamo costruito nel tempo. Grazie ai nostri agricoltori, che sono i veri architetti del paesaggio, siamo diventati destinazione turistica d’eccellenza. I dati prodotti, ad oggi, non giustificano la sostenibilità di tale investimento nel suo tracciato “giallo”. Si riparta, dunque, da una visione più ampia, lungimirante e di prospettiva, sostenuta da dati concreti e previsionali in termini di flussi, di demografia e di viabilità, per ritrovare soluzioni che risultino realmente al vantaggio della nostra città e del territorio. La condivisione e l’ascolto aiutano a ritrovare soluzioni migliori. Come Coldiretti siamo aperti ad un confronto per disegnare, insieme, la città e la provincia che vorremmo”.

A chiudere l'intervento di Giorgio Caracciolo rappresentante Comitato C.A.S.O.: "La proposta della tangenziale è già nata vecchia 40 anni fa quando non c'era ancora il casello Asti est.  Riteniamo che le ragioni del No siano superiori a quelle del Sì, Vorremmo essere il Comitato del buon senso che rappresenta l'amore per la città, non solo per le nostre case. Asti è ambiente e attività produttive.  Vorremmo che il Comune si concentrasse su altre cose, che non mancano". 

Betty Martinelli


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