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Attualità | 01 maggio 2024, 17:05

"Il concorso letterario "Essere sé stessi" non parla davvero alla comunità LGBT: è una bieca operazione di facciata"

Come lo scorso anno, l'iniziativa dell'Assessorato alla Cultura non è esente da critiche: " L'Amministrazione convochi le associazioni per affrontare i veri problemi"

Patrizio Onori (Merphefoto)

Patrizio Onori (Merphefoto)

Come lo scorso anno, il concorso letterario indetto dall’assessorato alla Cultura del Comune di Asti, "Essere sé stessi" legato alle tematiche LGBTQI+ torna a far parlare di sè, con alcune critiche che arrivano propria dalla comunità al centro del concorso. A spiegare i motivi del dissenso l'attivista Patrizio Onori, già presidente di Asti Pride, che spiega come nulla sia cambiato rispetto al 2023.

"Il mio giudizio è lo stesso dello scorso anno - spiega - ovvero tutto il male possibile. E' una bieca operazione di facciata, di  "rainbow washing" da parte di una Amministrazione completamente cieca verso le  reali necessità e richieste della comunità LGBTQI+"

Anche la locandina del concorso  non è esente da critiche: "È l’emblema di quanto poco conosca la comunità LGBTQI+  l’assessore: una persona di genere maschile che dovrebbe “raccontare il mondo omosessuale”. E'  una locandina escludente che nulla ha a che vedere con la  variegata ricchezza della comunità".

Come lo scorso anno, l'invito è sempre lo stesso: "Se l’amministrazione comunale vuole veramente capire e conoscere il mondo LGBTQI+ , convochi le associazioni presenti in città ad un tavolo permanente per trovare  e realizzare vere e concrete soluzioni per le questioni che stanno a cuore alla

comunità locale. Altrimenti è solo “fuffa”

Il premio letterario è sostenuto da importanti istituzioni e associazioni come Israt, oppure la Commissione pari opportunità della provincia di Asti: "La cosa mi ha lasciato un po’ interdetto. Questa Amministrazione comunale ci ha abituati ad operazioni di pura facciata. Il tessuto sociale si sta probabilmente lasciando andare ad una sorta di assuefazione verso tali “pratiche”. Occorrerebbe invece vagliare meglio i progetti a cui si presta sostegno o collaborazione. In questo caso il progetto è solo un esercizio autoreferenziale da “salotto buono” . Peccato."

Redazione

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