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Cultura e tempo libero | 30 aprile 2025, 16:47

Un memoriale vivo sulle colline di Bruno

Da Dubai al Monferrato: un progetto di Daniel During per educare le nuove generazioni al valore della libertà e alla resistenza contro ogni oscurità

Un memoriale vivo sulle colline di Bruno

In cima alla collina, una fila di sette torri si erge verso il cielo, ognuna sormontata da una luce che sfida l'oscurità. Sette colonne di ferro, un tempo morto e destinato alla ruggine, a simboleggiare la vittoria sulle tenebre. Un tributo silenzioso che parla a tempo con il vento. Questo è il cuore de "Il Prezzo della Libertà", un progetto ideato per riflettere sul valore della libertà.

L'inizio di un viaggio: il richiamo della storia

Tutto ciò si trova a Bruno, al culmine di una strada sterrata ricca di storia, ripresa e conservata da Daniel During che, quasi per caso, ha trovato un casale tra le colline astigiane e la pianura alessandrina, dove, ottant'anni fa, l’avanzata nazi-fascista venne fermata da una resistenza eroica.

Secondo Daniel, originario di una famiglia ebraica dispersa e martoriata dalle persecuzioni naziste, e che dall’Argentina è passato per Israele e Dubai, dove ha lavorato per oltre vent’anni, l’arrivo a Bruno non poteva essere del tutto un caso. Proprio un luogo che ha condiviso una storia comune con la sua famiglia, un luogo che ha lottato per la vita e per la libertà.

“Nel 2020 ero a Dubai e cercavo un posto, consapevole che arriva un momento nella vita in cui si deve andare in pensione. Ho cercato un posto per 20 anni e, quando un mio amico che abita a Monastero mi ha detto ‘dai un'occhiata alle Langhe’, mi sono piaciute molto. Poi ho guardato un po' qui e ho visto questa casa e mi sono innamorato del posto. Era il maggio del 2020, non si poteva viaggiare, era tutto chiuso per il Covid. Allora ho mandato il mio amico di Monastero a vedere la casa e l’ho comprata senza averla vista personalmente”.

Proprio in quell’anno, quando finalmente può raggiungere Bruno e la nuova casa, i vicini vanno a visitare il posto. Tra loro c’è una donna di 95 anni che propone a Daniel di incontrare un ragazzo, un alpino, che deve raccontargli la storia della casa.

“Quindi mi dice, a destra è tutta la pianura alessandrina, e di là, a nord, i nazifascisti sono arrivati nel ‘40, dal ‘43 in poi, fino al ‘45 hanno cercato di invadere quella che era Italia Libera. Venendo io stesso da una famiglia ebraica, mi dico, ‘c'è qualcosa che qualcuno là in alto ha messo insieme’. Mettermi qui in mezzo al nulla, veramente, quando ci pensi, come ho trovato io questa casa, che ha una storia partigiana così grande, così profonda, così interessante. Allora mi sono messo a pensare: ‘Non è per caso che le cose succedono’. La prima cosa che ho voluto fare è onorare questi partigiani che hanno dato la loro vita, affinché noi fossimo qui oggi”.

Da qui, il desiderio di trasformare questa storia in un percorso educativo: ha issato una grande bandiera visibile da lontano come simbolo della linea di resistenza, ha avviato lavori di ristrutturazione con materiali di recupero per costruire un teatro all'aperto gratuito, dove si possono svolgere eventi culturali e artistici. Ma soprattutto per coinvolgere i giovani in un percorso interattivo per apprendere la storia, lottare contro le discriminazioni e mantenere viva la memoria delle vittime attraverso la vita, un monito per un presente che assomiglia sempre più al passato.

Educare alla libertà: un progetto per le nuove generazioni

Ecco da dove è partita l’opera commemorativa: un’installazione in acciaio composta da sette torri alte otto metri, realizzate interamente con materiali di recupero (ferro da gru e antenne dismesse), "per dare nuova vita a ciò che era considerato morto" e una forte volontà: ritrovare i giovani.

“Tutto è iniziato quando ho scoperto che la battaglia di Bruno era stata combattuta proprio qui. Mi hanno insegnato che siamo su una collina, davanti una valletta: l'unico passaggio naturale per l’avanzata delle truppe. Da lì, ho cominciato a studiare e a cercare di fare un impasto che amalgamasse tutto e che avesse senso in questa storia. Ho capito che oggi i ragazzi non conoscono più la storia: se a 17 anni capisci cosa sono il nazismo e le leggi razziali, è troppo tardi".

Per questi motivi, spiega Daniel, bisogna parlare ai giovani, ma con il loro linguaggio: non predicando, bensì coinvolgendo, facendo vedere che la loro libertà, ottant'anni fa, finiva a Bergamasco.

“Una delle prime azioni è stata mettere una bandiera alta 16 metri: il nazismo è arrivato fin qui, ma non oltre. L'idea era che un bambino potesse vedere la bandiera e chiedere: ‘Papà, cos'è quella?’ - creando così l’occasione di raccontare la storia”.

Proprio la generazione di una storia, di un percorso vero e proprio che potesse coinvolgere tutti è stato il lavoro svolto al Casale During Klein di Bruno, dove si sono prodigate diverse realtà e personalità, un grande lavoro di aiuto reciproco che ha visto la costruzione di un programma di cinque giornate, dal 25 al 28 aprile.

Il percorso inizia con una breve camminata e una simulazione immersiva, pensata per far intuire, in modo controllato, cosa poteva significare trovarsi chiusi in una camera a gas.

“È probabilmente il momento più forte dell’intero programma - spiega Daniel - La semioscurità, il Tannhäuser di Wagner, la sensazione di chiusura… possono risultare molto intense. Quel che ho chiesto ai ragazzi di fare è di chiudere gli occhi per qualche minuto e cercare di immaginare un po’ cosa ha potuto essere tutto questo”.

Si prosegue con:

·        Surfing the Diary of Eva Frank, una reinterpretazione contemporanea del diario di Anna Frank, ambientato nell’era dei social e delle stories di Instagram;

·        Una conversazione con il professor Carlo Perfumo su “Il Sistema Periodico” di Primo Levi, come chiave per comprendere le ideologie fasciste;

·        Una mostra fotografica e audiovisiva in un ambiente che richiama un rifugio antiaereo, curata dalla Pro Loco di Castello D’Annone e presentata dai volontari del CPIA;

·        Una visita a una ex torre di avvistamento partigiana e osservazione della linea di avanzamento nazista, con spiegazioni dirette da ufficiali alpini in congedo;

·        Una mostra d’arte con opere a tema resistenza e resilienza del pittore Paolo Spinoglio.

“Quel che ho voluto far capire è che oggi siamo liberi, ma basta un minuto di tempo e non hai più la libertà. La libertà non dobbiamo darla per scontata. Queste colline hanno protetto la libertà”.

Un memoriale vivo: celebrare la vita contro la morte

Il Monumento ai Caduti Innocenti è certamente legato alla strage della Seconda guerra mondiale, ma con uno sguardo attento alle minoranze e al mondo di oggi.

Le sette torri sono il simbolo dei sette giorni della Creazione, metafora, dunque, di vita, da celebrare ricordando le perdite e ravvivare ciò che è morto. Attraverso i materiali di recupero, vuole rappresentare la volontà di onorare e perpetuare la memoria di chi la vita se l’è vista togliere.

“Manteniamo in vita i valori dei nostri anziani, non solo nei nostri cuori, ma in ogni aspetto della nostra quotidianità. Siamo la loro estensione. Vivono attraverso di noi – afferma Daniel - Le torri sono alte otto metri, distanziate precisamente di 2,166 metri l’una dall’altra. Insieme, formano una struttura di 8 per 13 metri — dimensioni tratte dalla sequenza di Fibonacci, numeri che riecheggiano in ogni aspetto della vita e della natura. In cima a ogni torre, una luce è rivolta verso il cielo. Di notte, queste sette luci brilleranno chiaramente sopra le ombre. Diventeranno fari di speranza, ricordandoci il Trionfo della Luce sulle Tenebre. C’è chi dice che l’oscurità non esiste di per sé — che sia semplicemente l’assenza di luce. Ed è vero, basta solo il tremolio di una candela per rompere il buio. Similmente, un sorriso, un pensiero d’amore, il ricordo di un abbraccio o di un bacio materno, fanno scintillare il cuore, e respingono ogni pensiero oscuro”.

Il memoriale si propone come un luogo dove "imparare dal passato e comprendere come le ideologie che portarono alla morte di 80 milioni di persone continuino ancora oggi ad agire sulla nostra realtà".

Il suono del ricordo: i campanelli della memoria

Oggi, quel casale sulle colline di Bruno non è soltanto un luogo della memoria: è un ponte tra passato e futuro, un richiamo silenzioso che si leva contro l’indifferenza. Attraverso le sue sette torri illuminate, Daniel During ci ricorda che la libertà, la dignità e la vita stessa sono conquiste fragili da difendere ogni giorno.

Durante l’inaugurazione del Monumento ai Caduti Innocenti, Daniel ha invitato i presenti a compiere un semplice gesto: scrivere su una targhetta metallica il nome di un nonno, di un parente o di una persona cara scomparsa - “qualcuno le cui scelte hanno reso possibile la nostra esistenza” - e attaccarla a una delle torri insieme a un piccolo campanello.

“Questo non è un luogo di guerra o di morte. È un luogo per onorare i morti scegliendo la vita. Per portare avanti i loro valori, diventare persone migliori, e costruire insieme un futuro più pacifico”, conclude Daniel.

Francesco Rosso

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