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Sanità | 16 luglio 2025, 14:28

Canelli. “La Casa della Comunità non è una semplice evoluzione della Casa della salute”: spiega il direttore dell’Asl AT Gorgoni [Intervista]

Riqualificazione dell’ex ospedale, nuovi servizi sanitari, assistenza di prossimità e integrazione con la rete territoriale: un ruolo strategico per il Sud Astigiano entro il 2026

In foto: il cantiere della futura Casa di Comunità di Canelli

In foto: il cantiere della futura Casa di Comunità di Canelli

Sono della scorsa settimana gli ultimi aggiornamenti sullo stato dei lavori nella struttura dell’ormai ex ospedale di Canelli che, secondo il programma, sarà completato entro il 2026, diventando una Casa di Comunità.

Un’opera che potrà ampliare i servizi sanitari presenti a Canelli e nel sud della nostra provincia, come ha spiegato il direttore generale dell'Asl AT Giovanni Gorgoni, rispondendo nel dettaglio sul futuro di un fabbricato che sembrava essere stato dimenticato nel tempo e sul supporto che potrà offrire alla sanità astigiana.

 

(In foto: il direttore generale dell'Asl AT Giovanni Gorgoni)

L’intervista al direttore generale dell'Asl AT Giovanni Gorgoni

In tema di sanità territoriale, che cosa porta ai cittadini il completamento dei lavori alla nuova Casa della Comunità e quali miglioramenti sono previsti rispetto all’attuale Casa della Salute?

 La Casa della Comunità, prevista e delineata dalla normativa nazionale e regionale, non è una semplice evoluzione della Casa della salute. Se volessimo provare ad esemplificare, quest’ultima è finalizzata ad ottimizzare l'erogazione dei servizi territoriali, integrando sotto lo stesso “tetto” professionalità differenti (medici, infermieri, servizi amministrativi, ecc).

La Casa della Comunità è invece, auspicabilmente, un luogo aperto ad una visione ampia della salute, individuale e collettiva. Ha l'obiettivo di offrire assistenza sanitaria di prossimità ai residenti, assicurando il servizio principalmente alla popolazione più anziana, riducendo così il numero delle ospedalizzazioni anche non urgenti.

 Nello specifico, come spiega Gorgoni, la struttura offrirà:

- Punto Unico di Accesso (PUA) sanitario;

- Servizi di Cure primarie erogati tramite equipe multiprofessionali (medici di famiglia, pediatri di libera scelta, Continuità Assistenziale, specialisti ambulatoriali, infermieri di Comunità e di Famiglia e altre figure sanitarie e socio sanitarie);

- Servizi di specialistica ambulatoriale per le patologie a elevata prevalenza (ambito cardiologia, pneumologia, diabetologia, nefrologia, neurologia);

Servizi di diagnostica di base (ecografo, elettrocardiografo, spirometro, ecc) anche attraverso strumenti di telemedicina;

- Ambulatori infermieristici per la gestione integrata  della cronicità e per la risposta ai bisogni occasionali;

- Continuità Assistenziale (ex guardia medica);

- Punto prelievi;

- Sistema integrato di prenotazione collegato al CUP;

- Servizi di assistenza domiciliare;

- Integrazione con i servizi sociali

Il luogo è rimasto fermo per oltre vent’anni; attraverso la riqualificazione dell’opera, tramite i fondi PNRR, quale messaggio si vuole trasmettere della sanità astigiana e come pensa possa essere un supporto alle attuali strutture?

 Le Case di Comunità avranno un ruolo guida rispetto alle strutture disseminate sul territorio, garantendo la messa in rete efficace dei servizi. Avendo funzioni più complesse e più aperte alle esigenze delle persone diventeranno un punto di riferimento organizzativo per la pianificazione di servizi.

Il Cardinal Massaia resta l’unico ospedale della provincia. Pensa che il completamento della Casa della Comunità, unito al futuro Presidio sanitario della Valle Belbo, possa migliorare la situazione sanitaria provinciale e, soprattutto, implementare personale medico e infermieristico sul territorio?

 L’attivazione del Presidio della Valle Belbo (l’ultimazione dei lavori è prevista nell’agosto 2026) potrà riequilibrare l'erogazione dei servizi ospedalieri a livello provinciale; questo potenziamento sarà tanto più efficace quanto più riusciremo a renderlo armonico con le attività socio sanitarie svolte sul territorio.

Sottolineo che il Sud Astigiano, oltre al Presidio Valle Belbo e alla Casa della Comunità di Canelli, avrà a disposizione una rete territoriale robusta, con la Casa della Salute di Nizza e le diverse Unità Territoriali (Bubbio, Castelnuovo Belbo, Montegrosso, Mombercelli, Costigliole d'Asti, Castagnole delle Lanze). L’organizzazione della rete punta a garantire servizi di base capillari e a distribuire in modo adeguato servizi specialistici rinforzati.

Rispetto al tema degli organici posso assicurare che il potenziamento del personale infermieristico è già ampiamente avviato, anche se non ancora completato. Il reclutamento del personale medico specialistico si scontra con le difficoltà ben note a livello nazionale; da gennaio abbiamo bandito concorsi per quasi tutte le specialità e confidiamo di poter rinforzare la nostra struttura, il più possibile, entro la fine dell’anno. Un po' più complesso, ma fondamentale, è lo sforzo per il mantenimento dell'assistenza sanitaria medica di base; il ruolo dei medici di medicina generale è centrale e indispensabile per il buon funzionamento dei servizi territoriali. Anche qui stiamo mettendo in campo tutti gli sforzi per mantenere un’adeguata presenza dei medici anche nei contesti territoriali più disagiati e per potenziare la presenza laddove possibile.

Francesco Rosso

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