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Economia e lavoro | 24 luglio 2025, 15:25

Ad Asti funziona il modello Seconda Chance: due detenuti - e presto un terzo - al lavoro da McDonald's

L'associazione no-profit ottiene risultati concreti anche nella Casa di reclusione di massima sicurezza. Il garante Massano: "Si abbatte il tasso di recidiva"

Immagine realizzata con ausilio di AI

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Nel carcere di massima sicurezza di Asti (ma soprattutto fuori) si sta scrivendo una storia di riscatto e reinserimento sociale che ha tutti i connotati del successo. 

L'associazione Seconda Chance, fondata nel 2022 dalla giornalista del TgLa7 Flavia Filippi, ha raggiunto un traguardo significativo proprio nell'istituto penitenziario astigiano: due detenuti hanno trovato un'opportunità di lavoro presso McDonald's, mentre un terzo è in attesa di una risposta per un'offerta simile,  un progetto realizzato in sinergia con l'area educativa, la direzione del carcere di Asti e la titolare dei due McDonald di Asti.

I due hanno iniziato a lavorare da due giorni con contratto di 3 mesi, part time (stesse condizioni degli altri colleghi), con turni fissi e approvati dall'amministrazione penitenziaria. Si tratta di detenuti in art.21 (accesso al lavoro esterno, con previsione di rientro in carcere a fine turno) e, al momento, sono addetti a tutte le attività interne al fast food e potranno essere spostati in base alle esigenze interne del locale e alle loro capacità e quindi potranno svolgere funzioni diverse.

Come spiega Martina Piazza, referente per il Piemonte e la Val d'Aosta insieme al collega Matteo Zordan, l'iniziativa astigiana è nata "su suggerimento del Garante detenuti Asti, Domenico Massano", evidenziando come la collaborazione tra istituzioni e terzo settore sia fondamentale per ottenere risultati concreti. Martina sottolinea che "Seconda Chance si pone come intermediario tra imprese e carceri per aiutare il reinserimento sociale dei detenuti a fine pena e che possono accedere a misure alternative, art.21 o ex detenuti gestiti dall'UEPE di competenza".

Il ruolo strategico del lavoro nel trattamento penitenziario

Il successo dell'iniziativa ad Asti trova una cornice teorica e pratica nelle parole del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Asti, Domenico Massano, che evidenzia l'importanza costituzionale del progetto: "Il tempo 'sottratto' come sottolineato dall'ex Garante nazionale, Mauro Palma, 'deve avere sempre significato' coerentemente con il dettato costituzionale. Nel caso della detenzione in carcere, tra i principali fattori che possono concorrere al raggiungimento di questo traguardo vi sono le opportunità lavorative, come specificato e declinato concretamente, nelle norme sull'Ordinamento Penitenziario (l. 354/1975), che individuano nel lavoro uno degli elementi più importanti del trattamento".

Il Garante Massano prosegue sottolineando come "le opportunità lavorative hanno anche un ruolo centrale nell'abbattere il tasso di recidiva. Per queste ragioni come Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Asti, credo che opportunità come quelle create attraverso la collaborazione della casa di Reclusione di Asti con l'associazione 'Seconda chance', sono particolarmente importanti e dimostrano l'importanza del coinvolgimento e della partecipazione di tutta la comunità (istituzioni, società civile, volontariato, cooperazione sociale, imprese), per garantire che il periodo di detenzione possa essere un percorso di recupero, rieducazione e reinserimento sociale, come previsto dall'art. 27 della Costituzione".

Un modello nazionale con numeri significativi

L'intervento ad Asti si inserisce in un quadro più ampio di successi dell'associazione. Come riferisce Martina Piazza, "dal 2022 ad oggi, ha portato oltre 600 offerte di lavoro in carcere, su tutto il territorio nazionale". L'associazione è presente in tutte le regioni italiane e ha firmato protocolli d'intesa strategici con il DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), Fipe Confcommercio, ANCE Toscana, la Biennale di Venezia e altri importanti partner del mondo imprenditoriale. Sono in fase di definizione accordi con Autostrade per l'Italia, ANCE Veneto e ANCE Friuli-Venezia Giulia.

Il successo del modello si basa su diversi fattori chiave che rendono attrattiva l'assunzione di detenuti per le imprese. In primo luogo, la legge Smuraglia prevede significative agevolazioni fiscali: un credito d'imposta per l'assunzione di ogni lavoratore dipendente detenuto, anche ammesso al lavoro all'esterno o alla semilibertà, assunto per un periodo non inferiore a un mese.

Pena residua e buona condotta

Il processo di selezione che ha portato ai successi di Asti segue criteri rigorosi e trasparenti. Come spiega Martina Piazza, "il processo di selezione avviene direttamente in carcere: è l'impresa – come in qualunque processo di assunzione di un dipendente – a scegliere il detenuto tra quelli proposti dall'area educativa". I candidati vengono selezionati dall'area educativa sulla base di tre parametri fondamentali: "la pena residua, la buona condotta tenuta durante la detenzione e l'avvenuta revisione critica del reato commesso".

L'impegno di Seconda Chance non si limita al collocamento lavorativo. L'associazione promuove anche "corsi di formazione e sport" all'interno degli istituti penitenziari. Significativi sono gli esempi della Federtennis, che ha donato un campo a Rebibbia Nuovo Complesso, e della Federbasket, che ne ha realizzato uno a Secondigliano.

L'associazione offre anche la possibilità di "fare impresa in carcere", accompagnando gli imprenditori a visionare "capannoni/locali inutilizzati che le direzioni concedono in comodato d'uso gratuito". Tra le attività commerciali che si possono avviare all'interno degli istituti, Martina elenca "lavanderie industriali, sartorie, officine, falegnamerie, call center, biscottifici", sfruttando "una manodopera a costi scontati e regalando tante seconde chance ai detenuti non ammessi a lavorare fuori".

Un ritorno d'immagine per le aziende

L'impegno sociale delle aziende che aderiscono al progetto genera anche benefici in termini di comunicazione. Come evidenzia Martina Piazza, l'iniziativa "garantisce un forte ritorno mediatico": "in tre anni oltre 220 uscite tra carta, on line, radio e tv". Il progetto è sostenuto anche da Confindustria, con articoli pubblicati sulla rivista dei Giovani Imprenditori e su quella di Confindustria Imprese.

Il successo di Asti testimonia la necessità di questo tipo di interventi. Come sottolinea Martina Piazza, "sia la popolazione carceraria che i direttori delle carceri, gli educatori, gli agenti di Polizia Penitenziaria sommersi dalle emergenze, chiedono continuamente aiuto all'associazione".

L'iniziativa rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra istituzioni, terzo settore e imprese private, dimostrando che il reinserimento sociale dei detenuti è possibile quando esiste una rete solida di supporto e opportunità concrete.

Per saperne di più e conoscere il lavoro dell'associazione, è possibile consultare il sito ufficiale, il profilo LinkedIn e la pagina Facebook, dove vengono costantemente aggiornate le storie di successo e le nuove opportunità in tutto il territorio nazionale.

Betty Martinelli

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