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Attualità | 27 agosto 2025, 11:06

Via Guerra, conto alla rovescia per la chiusura della baraccopoli

La giunta approva la delibera per gestire le ultime emergenze abitative.

Via Guerra, conto alla rovescia per la chiusura della baraccopoli

Manca meno di un mese alla data fissata, il 23 settembre, quando il campo rom di via Guerra ad Asti verrà ufficialmente chiuso. Un percorso lungo e complesso che ora entra nella sua fase finale. Con la delibera approvata ieri dalla giunta comunale, presieduta dal sindaco Maurizio Rasero, l’amministrazione ha dato mandato agli uffici dei Servizi Sociali di trovare una collocazione adeguata per le famiglie ancora presenti nell’area, attraverso progetti individualizzati che potranno includere anche l’assegnazione provvisoria di alloggi popolari.

Rasero aveva più volte ribadito che le ruspe da sole non sarebbero servite a nulla senza un piano organico a monte e che la chiusura del campo non doveva essere un atto di forza, ma il frutto di un percorso condiviso e programmato.

Un modello partito da lontano

Il progetto, nato durante la prima giunta Rasero, ha preso forma nel 2023 con il piano “Oltre il campo – Asti”, ispirato a esperienze europee di inclusione come il programma Romact. Sei le fasi previste: dal coinvolgimento della comunità locale, alla definizione del Piano d’Azione, fino al monitoraggio e alla sostenibilità. Nel tempo, molte famiglie sono state accompagnate fuori dal campo e inserite in contesti abitativi più dignitosi, rispettando il principio di autodeterminazione.

Il sindaco aveva già ammesso che chiudere un campo rom non fosse una cosa semplice o immediata e che in altre città italiane i tentativi frettolosi avessero prodotto nuove occupazioni abusive. Ad Asti invece, spiegava, si era scelto un percorso graduale, sostenuto anche dallo Stato: i 285 mila euro stanziati erano stati abbondantemente recuperati, visto che ogni anno il Comune spendeva circa 100 mila euro di utenze non pagate dagli occupanti.

Dalla baraccopoli al futuro

Il campo, nato nei primi anni ’90 e arrivato a ospitare fino a 250 persone, negli ultimi anni aveva visto una riduzione drastica dei residenti, scesi oggi a meno di cinquanta. L’area, una volta sgomberata, sarà venduta all’azienda confinante Ecoimpianti, che potrà ampliare la propria attività creando nuova occupazione.

Anche il capitolo incendi resta impresso nella memoria della città: tra il 2017 e i primi mesi del 2020 i roghi dolosi avevano richiesto 89 interventi dei Vigili del Fuoco, con un enorme dispendio di uomini e mezzi. Rasero aveva ricordato che l’ultimo episodio doloso risaliva alla fine dell’estate 2022, segno che il percorso di accompagnamento verso la chiusura aveva ridotto anche questa emergenza.

L’ultima fase, i bambini al centro

La delibera approvata ora punta a garantire che nessuna famiglia resti indietro. Parallelamente, i Servizi Sociali hanno ottenuto un finanziamento ministeriale da oltre 1,7 milioni di euro per progetti di inclusione sociale e scolastica rivolti ai ragazzi rom e sinti, con l’attivazione di uno sportello e l’assunzione di ventuno operatori dedicati.

Il sindaco aveva osservato come il piano di superamento funzionasse proprio perché toccava tutti gli ambiti fondamentali – dalla sanità all’educazione, dalla casa all’integrazione – difficili da considerare separatamente, poiché ciascuno avanzava di pari passo con l’altro.

Una chiusura che guarda all’Italia

Non è un caso se il modello astigiano è già stato presentato come esempio a livello nazionale: nel novembre 2024 Rasero era stato invitato dai vescovi della Campania a illustrare l’esperienza di via Guerra, definita un percorso innovativo e replicabile. Adesso, con la delibera appena approvata e la scadenza del 23 settembre, Asti è davvero a un passo dal chiudere una pagina lunga trent’anni.

Alessandro Franco

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