Il Festival dei Popoli dedica un appuntamento alle sfide delle seconde generazioni, portando in primo piano ciò che accade fuori dai convegni: ostacoli scolastici e lavorativi, stereotipi e discriminazioni, fragilità che possono esporre i più giovani a percorsi irregolari e a esclusioni di fatto. L'incontro di sabato 27 settembre dalle 10, nella sede della Fondazione Goria intende passare dal dibattito teorico all'analisi dei casi e degli strumenti, coinvolgendo voci con competenze giuridiche, sociali e pastorali.
Il filo conduttore è l'idea di integrazione come processo lungo, che richiede diritti esigibili, servizi accessibili e un cambiamento culturale. Il festival, che nasce per valorizzare la ricchezza delle culture presenti in città, non elude i problemi: dopo il confronto con il sociologo Andrea Pogliano sull'uso stesso dell'etichetta "seconde generazioni", ha dato spazio alle testimonianze dei giovani italiani con background migratorio, che rivendicano un'identità plurale e la necessità di superare lo stigma.
Nel panel interverranno Michele Miravalle, esperto di politiche sociali e sistemi di tutela, Monica Gallo, impegnata sui diritti e sulla protezione delle fasce vulnerabili, e don Carlo Burgio, da anni attivo nel lavoro educativo con adolescenti in contesti complessi. A moderare sarà Irene Pagnotta, che guiderà il confronto su prevenzione delle discriminazioni, accesso alle opportunità e responsabilità delle istituzioni.
L'appuntamento propone di "mettere a terra" soluzioni: come favorire continuità scolastica e orientamento, contrastare il razzismo quotidiano, rafforzare i ponti tra famiglie, servizi e associazioni. La giurista e divulgatrice Nogaye, in un precedente incontro del cartellone, ha definito l'integrazione piena "quasi un'utopia": da qui l'esigenza di strategie concrete, misurabili e condivise.
Il Festival dei Popoli, pensato come spazio di dialogo e partecipazione, conferma così la sua doppia vocazione: celebrare la bellezza dell'incontro tra culture e, insieme, mettere a fuoco le zone d'ombra che ancora frenano il protagonismo dei ragazzi nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri. L'obiettivo è trasformare il racconto della diversità in politiche e pratiche capaci di incidere sulla vita quotidiana.