Tra il XII e il XIV secolo, l’Italia settentrionale visse un’epoca di trasformazioni profonde. La crisi del potere imperiale – un lento declino dell’autorità del Sacro Romano Impero – lasciò spazio alla crescita di nuovi protagonisti: città libere, signorie locali, dinastie ambiziose. Nel Nord-Ovest, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, pur con caratteri distinti e interessi divergenti, si intrecciarono in un mosaico di alleanze, rivalità e commerci che avrebbe plasmato la geografia politica e culturale della regione. Un quadro che, sorprendentemente, si allargava fino a centri apparentemente lontani come Mantova.
Le lotte di potere: Comuni vs Impero
Il progressivo indebolimento dell’Impero – soprattutto dopo la morte di Federico II (1250) e la fine della dinastia sveva – diede fiato ai Comuni, che poterono affermare la propria autonomia politica ed economica. In Piemonte, città come Asti e Vercelli prosperarono grazie al controllo delle vie di transito e al commercio del grano, della lana e del vino. Asti, in particolare, divenne un vero piccolo Stato, con una rete di castelli e un esercito in grado di resistere a potenze ben più grandi.
In Liguria, la repubblica marinara di Genova, pur rimanendo formalmente legata all’Impero, si comportava come una potenza sovrana. Le sue galee dominavano il Tirreno e il Mediterraneo occidentale, contendendo a Pisa e Venezia il monopolio dei traffici di spezie, tessuti e metalli preziosi. Il suo potere economico era così grande che, già nel XIII secolo, famiglie di mercanti genovesi gestivano banchi di prestito in tutta Europa, da Siviglia a Londra.
Vie e commerci: la spina dorsale del territorio
La Valle d’Aosta, attraversata dalla Via Francigena, era la porta settentrionale verso la Pianura Padana. Il Colle del Gran San Bernardo, con il suo ospizio fondato nell’XI secolo, era non solo un rifugio per pellegrini e mercanti, ma anche una fonte di reddito e potere per chi ne controllava i passaggi. Ogni carico pagava dazio; ogni pellegrino lasciava un’offerta.
Il Piemonte era una terra di transito privilegiata: mercanti e pellegrini lo attraversavano per raggiungere fiere e mercati. Asti e Chieri divennero centri mercantili fiorenti, famosi per i prestiti a interesse, tanto da guadagnarsi la fama di “banche” del medioevo piemontese.
La Liguria viveva di mare. Genova era il terminale occidentale di un’immensa rete commerciale che si estendeva fino al Mar Nero e alle coste della Siria. Dal porto ligure partivano navi cariche di tessuti e argento, per tornare con pepe, zafferano, zucchero di canna, seta grezza. Terra e mare, nell’economia del Nord-Ovest medievale, erano due vene che portavano sangue alla stessa regione.
Il consolidamento del potere: Marchesi, Duchi e Signori
Tra le grandi famiglie, i Marchesi del Monferrato rappresentavano una potenza ambiziosa. Legati alla nobiltà europea – uno dei marchesi, Guglielmo V, sposò una principessa bizantina – cercavano di espandere i loro domini a spese dei Comuni e dei Savoia. La loro forza derivava sia dalla posizione strategica del Monferrato, tra Piemonte e Liguria, sia dall’abilità diplomatica.
I Savoia, partiti dal piccolo nucleo alpino tra la Savoia attuale e la Valle d’Aosta, iniziarono a proiettarsi verso la pianura. Il controllo dei valichi alpini – Piccolo e Gran San Bernardo – era per loro una priorità strategica: chi dominava quei passaggi aveva in mano le chiavi del traffico tra il Nord e il Sud dell’Europa. La loro espansione, spesso pacifica grazie ad accordi e matrimoni, li portò progressivamente a diventare arbitri delle sorti piemontesi.
Il quadro politico era un continuo gioco di alleanze mutevoli: Comuni che si appoggiavano ai Savoia contro i Monferrato, marchesi che cercavano l’aiuto di Genova, e Genova stessa che alternava sostegno e ostilità verso gli uni e gli altri.
La connessione inaspettata: il ruolo di Mantova
A prima vista, Mantova poteva sembrare estranea alle vicende del Nord-Ovest. In realtà, la città lombarda, governata dai Gonzaga dal 1328, era un nodo importante negli equilibri politici italiani. Stretta tra l’espansione dei Visconti di Milano e l’influenza di Venezia, Mantova sapeva muoversi con abilità, usando matrimoni e alleanze mercenarie per sopravvivere.
Non mancarono legami diretti con il Piemonte e la Liguria: un esempio significativo fu il matrimonio nel 1317 tra Teodoro I Paleologo di Monferrato e Argentina Spinola, nipote di Opizzino Spinola, potente uomo politico genovese. Gli Spinola avevano interessi commerciali che si estendevano fino alla pianura lombarda e rapporti d’affari con i mercanti mantovani. In questo intrico di parentele e affari, Mantova non fu mai del tutto estranea ai giochi di potere del Nord-Ovest.
Oltre i confini: un Nord-Ovest in movimento
Dall’inizio del XII secolo alla fine del XIV, il Nord-Ovest d’Italia vide un progressivo ridisegno del potere: i Comuni si emanciparono dall’Impero, i traffici terrestri e marittimi arricchirono le città, le grandi dinastie – Savoia e Monferrato in primis – consolidarono le proprie basi. Persino attori apparentemente distanti, come Mantova, influenzarono questo complesso equilibrio.
La storia di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, in quest’epoca, non può essere compresa guardando solo ai confini geografici. Era un mondo di scambi continui, dove la politica si intrecciava ai commerci, e dove le Alpi non dividevano, ma univano. Un mosaico frammentato, ma vitale, destinato a gettare le basi per le future geografie politiche dell’Italia settentrionale.
Il nostro gruppo editoriale è oggi presente ad Asti, Vercelli, Genova, nella Valle d’Aosta e a Mantova, continuando a raccontare dal vivo la storia e le connessioni che hanno plasmato il Nord-Ovest d’Italia.














