Oggi in aula si è svolta la terza udienza nei confronti di Giacinto Sostero, accusato di violenze sessuali e riduzione in schiavitù, durante la quale è stata ripercorsa la storia della famiglia della vittima, la ventisettenne che per oltre vent’anni è stata costretta a sottostare alle volontà dell’uomo, compagno di sua madre.
La corte d’Assise del tribunale di Asti ha così ascoltato le parole di sei testimoni, cercando di ricostruire il passato, analizzando la vita della famiglia e l’arrivo dell’imputato all’interno di essa.
Ad avviare il procedimento è stata la sorella della vittima, ascoltata a porte chiuse: una richiesta del Pm Manuela Pedrotta, accolta anche dalla difesa condotta da Marco Borio, dettata dalla necessità di tutelare la riservatezza e la natura estremamente sensibile della testimonianza.
La testimonianza del commerciante che ha aperto la strada all’inchiesta
A seguire è intervenuto il commerciante ambulante, il cui intervento nella vicenda aveva aiutato le donne a rivolgersi alle forze dell'ordine, contribuendo a far emergere il contesto di abuso.
Rispondendo alle domande del pubblico ministero, il testimone ha delineato un quadro fatto di menzogne e costruzioni fittizie, a partire dalla presentazione dell’imputato come “ingegnere”, anche facoltoso. Un’immagine crollata dopo un paio di visite nell’abitazione di Asti, descritta come umida, segnata dalla muffa e dotata di un unico letto matrimoniale per tre persone, un dettaglio che non è passato inosservato e ha alimentato i sospetti.
Poi il trasferimento a Sanremo e una chiamata, una richiesta di aiuto inoltrata proprio al commerciante, mentre le due donne, madre e figlia, si trovavano nella nuova abitazione.
Da qui il consiglio di rivolgersi alle forze dell’ordine, inizialmente scartato dalla madre per timore di ripercussioni. La famiglia del commerciante si è quindi recata sul posto, portando via le due donne e le prove necessarie: le chiavette USB contenenti il materiale pedopornografico. Sostero non sparì, ma fece ritorno ad Asti, dove è stato poi arrestato.
Il racconto è stato poi avvalorato dalle parole del fratello e della madre del commerciante, che oggi si prende cura della ragazza.
La famiglia affidataria: prima e dopo l'arrivo dell'imputato
Nel pomeriggio, invece, a parlare sono stati due membri della famiglia affidataria, dove la vittima e i suoi fratelli avevano passato del tempo. La prima deposizione si è soffermata, in particolare, sulla figura materna, il cui rapporto con gli affidatari sarebbe risultato sereno, prima dell’ingresso di Sostero nella loro vita.
Secondo quanto riferito dalla responsabile della famiglia affidataria, la donna, rimasta sola dopo la separazione, sarebbe stata progressivamente manipolata dal nuovo compagno.
Tra i testimoni è intervenuto anche il figlio della stessa famiglia, che ha raccontato il rapporto con i ragazzi ospitati in casa, soffermandosi sulla difficile vita nella famiglia d’origine, dalla quale i figli erano gradualmente andati via.
Al centro è continuata ad esserci la figura della mamma, apparsa dai racconti come incapace di porre fine alla vita che veniva condotta in quella casa. Un elemento comune a tutte le testimonianze di oggi. Ciò che emerge è un clima di paura che, secondo quanto raccontato dalla madre della vittima ai testimoni, le avrebbe impedito di fermare quell’inferno.














