“Ri-vo-lu-zio-ne”. È questa la parola d’ordine che ha scandito la mattinata di oggi in piazza Piemonte a Torino, dove circa 7mila agricoltori provenienti da tutta la regione – 450 solo dall’Astigiano – si sono riuniti davanti al Palazzo di Vetro della Regione per chiedere un cambio di passo deciso nelle politiche agricole. Un presidio compatto, determinato, che ha fatto da cornice alla presentazione ufficiale del Manifesto Coldiretti Piemonte, una carta di lavoro in dodici punti per indirizzare l’operato della giunta regionale.
A lanciare il messaggio è stato il direttore Coldiretti Asti, Giovanni Rosso, che ha richiamato le istituzioni a un’assunzione di responsabilità immediata:
"Il mondo agricolo si è presentato unito per sollecitare una vera e propria rivoluzione, pacifica ma incisiva, nel modo di gestire le problematiche del comparto. Basta tergiversare: l’agricoltura è allo stremo".
Rosso ha ribadito come Coldiretti conosca a fondo le criticità del settore perché vissute ogni giorno dagli agricoltori: "Servono piani programmatici di sostanza e di prospettiva, condivisi con le istituzioni. Alla Regione chiediamo strumenti normativi, contributivi e fiscali adeguati. Basta parole, basta promesse, basta attese. Le istituzioni agiscano qui e ora."
Vino e reddito al centro dell’allarme
Tra i comparti più colpiti dalla crisi, quello vitivinicolo occupa un posto centrale. A sottolinearlo è stata Monica Monticone, presidente Coldiretti Asti con delega regionale alla viticoltura: "Il vino sta pagando duramente le contrazioni del mercato. Senza azioni forti dell’assessorato regionale, la situazione non potrà che peggiorare", ha avvertito, ricordando le oltre 125mila ettolitri di giacenze 2025.
Sul valore strategico del patrimonio vitivinicolo piemontese è intervenuto anche il vicepresidente Coldiretti Asti Gianfranco Torelli: "I 45mila ettari di vigneto in Piemonte rientrano in gran parte nel Patrimonio Unesco. Ma tutto questo può esistere solo se alle imprese viene garantito il reddito". Torelli ha poi puntato il dito contro le bevande aromatizzate spacciate per vini e spumanti: "Si vieti con fermezza di rendere italiano ciò che non lo è. I vigneti piemontesi devono trasformarsi in vino Made in Piemonte. Chiediamo norme chiare e una politica che difenda davvero i nostri prodotti".
La risposta della Regione e la prudenza degli agricoltori
Dopo oltre quattro ore di presidio al freddo, l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo Paolo Bongioanni è sceso in piazza per un intervento ufficioso, annunciando 42,6 milioni di euro di nuove risorse da inserire nel bilancio 2026 e l’impegno ad affrontare uno per uno i dodici punti del Manifesto Coldiretti. Tra le promesse anche il finanziamento della ricerca genetica per colture più resistenti ai cambiamenti climatici e alle fitopatie, la riforma dell’acqua – prevista in Consiglio regionale la prossima primavera – e l’introduzione del “semaforo” per le emissioni entro febbraio.
Parole che hanno suscitato applausi tiepidi tra gli agricoltori, segnati da anni di annunci e poche risposte concrete. A tenere viva la fiducia resta la forza organizzativa di Coldiretti, che ha ribadito la volontà di non abbassare la guardia e di continuare la mobilitazione a difesa del comparto agricolo.
Il percorso di protesta proseguirà già giovedì 18 dicembre, con un nuovo presidio davanti al Parlamento europeo di Bruxelles, per portare le istanze degli agricoltori piemontesi anche sul tavolo europeo.














